Secondo uno studio dell'Ilo 218 milioni di minorenni schiavi nel mondo Il nuovo rapporto sul lavoro minorile dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO, nella sigla inglese) pubblicato il 4 maggio scorso informa che nel mondo ci sono 218 milioni di minorenni che lavorano; di questi circa 126 milioni sono impegnati in lavori pericolosi. Sono bambini e ragazzi nella fascia di età dai 5 ai 17 anni, supersfruttati e resi schiavi. Nel raffronto dei dati del 2004 con lo studio condotto dall'organizzazione nel 2000 risulta che i minori al lavoro sono diminuiti da 246 a 218 milioni, con una riduzione dell'11%; una riduzione in particolare del numero dei minori impegnati nei lavori pericolosi, con un calo generale del 26% nella fascia di età da 5 a 17 anni. I lavoratori minorenni nel 2004 sono 126 milioni contro i 171 milioni della rilevazione precedente. Per la fascia di età da 5 a 14 anni, la diminuzione nei lavori pericolosi raggiunge il 33%. Dati per i quali l'Ilo ha intitolato l'ultimo rapporto "Porre fine al lavoro minorile oggi è possibile" mentre Juan Somavia, Direttore generale dell'Ilo, ha sostenuto che "possiamo eliminare le sue forme peggiori entro dieci anni senza perdere di vista l'obiettivo ultimo di porre fine ad ogni forma di lavoro minorile". Un entusiasmo motivato dalla diminuzione registrata sul numero dei minori al lavoro che tuttavia andrebbe perlomeno temperato sia perché il numero dei minorenni schiavi è ancora alto e perché, come riconosce lo stesso rapporto, il fenomeno è strettamente legato soprattutto al sottosviluppo e alla povertà che schiacciano ancora gran parte delle popolazioni di molti continenti e che sono ben lungi dall'essere risolte; stante il capitalismo e l'imperialismo è impossibile. Nei paesi industrializzati l'Ilo ha censito nel 2000 solo 2,5 milioni di minori sotto i 15 anni impegnati al lavoro. Ma anche leggendo i dati dello studio si evidenzia che in parte la diminuzione dei minori al lavoro è data dalla riduzione del numero assoluto dei giovani che nella fascia di età tra i 5 e i 14 anni sono passati da 211 a 190 milioni; altro elemento da considerare è che i numeri sono forniti dai governi, sono quindi dati ufficiali e non è detto che siano al contempo reali. Per lavoro minorile l'Ilo intende tutte le forme di lavoro svolte da minori al di sotto di un'età minima stabilita per legge. Agli Stati membri che hanno ratificato la Convenzione sull'età minima (n.138 del 1973) dell'Ilo viene richiesto di fissare l'età minima di assunzione all'impiego che è generalmente di 15 anni (14 per i paesi in via di sviluppo); lavori leggeri possono essere consentiti dai 13 anni (12 per i paesi in via di sviluppo) mentre per tutti i lavori considerati pericolosi per la salute, la sicurezza o la moralità dei minori, l'età minima è di 18 anni. Per quanto riguarda la divisione in settori il rapporto afferma che il 70% dei minori lavoratori sono inseriti nel settore agricolo, il 22% lavora nel settore dei servizi e il 9% nell'industria, le miniere o l'edilizia. Divisi per aree geografiche risultano circa 122,3 milioni di minori in Asia e nel Pacifico, 49,3 milioni in Africa sub-sahariana, 5,7 milioni in America Latina e nei Caraibi e 13,4 milioni in altre regioni. Se Asia e Pacifico hanno il più alto numero in assoluto, la maggior percentuale rispetto alla popolazione infantile spetta all'Africa sub-sahariana con il 26% mentre America latina e Caraibi sono al 5%. Il rapporto evidenzia l'alto numero assoluto dei minori impegnati in Asia nelle "forme peggiori di lavoro" che comprende il traffico di minori, lo sfruttamento nel commercio sessuale, la schiavitù per debiti, il lavoro minorile domestico, il lavoro minorile pericoloso ed il reclutamento e l'utilizzo di minori per i conflitti armati ed il traffico di droga. Bambini soldati o ausiliari dell'esercito o sottoposti a sfruttamento sessuale è la condizione di diverse centinaia di migliaia di bambini dell'Africa sub-sahariana. Per l'Europa e l'Asia centrale il rapporto sottolinea che "il numero dei minori lavoratori sarebbe ridotto ma il fenomeno è in rapido aumento nelle economie in transizione dell'Europa centrale ed orientale e dell'Asia centrale. Gli aspetti più visibili del lavoro minorile sono le diverse attività dei bambini di strada e il coinvolgimento di minori nei lavori agricoli pericolosi. Tuttavia, esistono anche altre forme peggiori di lavoro minorile, come nel caso del traffico di minori dalle aree rurali verso i centri urbani o verso paesi più ricchi per lo sfruttamento lavorativo, incluso lo sfruttamento del commercio sessuale". America Latina e Caraibi che già avevano il più basso numero di minori al lavoro hanno registrato la riduzione percentuale più consistente; definita però in base ai dati ufficiali forniti dai due governi. Il rapporto cita il dato del Brasile che in dieci anni avrebbe diminuito di 2/3 i lavoratori minori fino a 9 anni e di oltre un terzo quelli fino a 17 anni. Un altro paese che ha registrato una considerevole riduzione del lavoro minorile è il Messico e poiché la metà dei minori in America Latina vive in Messico o in Brasile il dato dei due paesi ha influenzato quello accorpato a livello regionale. 24 maggio 2006 |