Inaccettabile atto razzista mussoliniano 227 migranti fermati in mare e deportati in Libia Maroni esulta: "Una svolta storica nella lotta all'immigrazione clandestina". Fassino gli dà man forte: "Azione legittima praticata anche dal governo di centro-sinistra" Persino l'Onu condanna il governo italiano Rispediti in Libia direttamente dal mare, senza toccare terra. Il governo del nuovo Mussolini ha applaudito la "storica" deportazione di 227 immigrati fermati lo scorso 6 maggio da tre motovedette italiane su tre barconi alla deriva nel canale di Sicilia e rispediti direttamente in Libia prima che potessero sbarcare. "Li hanno mandati al massacro. Gli italiani non devono permettere tutto questo. In Libia ci hanno torturate, picchiate, stuprate, trattate come schiave per mesi. Meglio finire in fondo al mare. Morire nel deserto. Ma in Libia no". Hanno le lacrime agli occhi le donne nigeriane, etiopi, somale che sono arrivate a Lampedusa nelle settimane scorse e quelle reduci dal mercantile turco Pinar. Hanno saputo che oltre 200 immigrati come loro sono stati raccolti in mare dalle motovedette italiane e rispediti "nell'inferno libico". Nessun dettaglio ulteriore è stato diffuso sulla nazionalità degli immigrati respinti, contro i quali sono state avviate le operazioni dopo l'sos lanciato con un cellulare da qualcuno a bordo dell'imbarcazione. Dopo un nuovo scontro diplomatico con Malta sulle competenze relative agli interventi in mare, il ministro Maroni si è vantato d'aver firmato la trattativa col governo libico che dà attuazione al provvedimento fascista, da lui stesso definito come "una svolta nel contrasto all'immigrazione clandestina". Gli extracomunitari sono stati trasferiti in un centro di detenzione libico. Plauso anche dal governo di Malta. Si tratta dell'ennesimo vergognoso atto di politica fascista, razzista e xenofoba sull'immigrazione. Generalmente i rifugiati che raggiungono l'Italia sono trasportati a terra per l'ispezione, che include la loro identificazione (nei già disumani CPT o CIE, in uno dei quali si è recentemente impiccata per la disperazione una donna tunisina) la presentazione degli esami medici e la possibilità di chiedere asilo, ma in questo modo rischiano di finire nuovamente tra le mani di Gheddafi o di essere sottoposti alle angherie di qualche altro tiranno locale. In una nota del 10 maggio, il Viminale ha fatto sapere che sono stati deportati a Tripoli "altri 240 clandestini. In totale sono circa 500 negli ultimi cinque giorni". Le operazioni di respingimento hanno suscitato preoccupazione e proteste su vari fronti. Il coordinamento nazionale immigrazione della Cgil condanna l'atto come "una grave violazione delle norme internazionali su diritti umani e diritti dei rifugiati". Per Medici senza frontiere si tratta di "un fatto terribile. Allontanare persone dall'Italia senza averle identificate e senza permettere l'accesso alle procedure sul diritto d'asilo è un comportamento illegale al di fuori di ogni legislazione nazionale ed internazionale". Per l'Alto commissariato sui rifugiati quanto accaduto nel Canale di Sicilia è contrario al principio "assoluto e inderogabile" della convenzione di Ginevra del '51 che si regge sul concetto del "non respingimento" e del "pieno accesso alle procedure di asilo". Maroni, infastidito dalle critiche piovute da ogni parte, tira dritto: "noi andiamo avanti per questa strada" mentre l'altro servitore della borghesia, Calderoli, rileva entusiasta che il neoduce si sarebbe "pontidizzato", bisognerebbe infatti "dargli la tessera della Lega". A dar loro mano forte ci ha pensato il PD Fassino che non ha avuto esitazione a dichiarare: "Il respingimento alle frontiere è un'azione legittima di contrasto all'immigrazione clandestina prevista da tutti i documenti Ue e dagli accordi internazionali e praticata anche durante il governo di centro-sinistra". 27 maggio 2009 |