Contro l'accordo separato del contratto e per l'occupazione e la democrazia sindacale 250 mila metalmeccanici in piazza Partecipate e combattive manifestazioni a Milano (100 mila), Firenze (70 mila), Roma (30 mila), Napoli (50 mila), Palermo (10 mila). Hanno partecipato allo sciopero in media più del 70% delle tute blu. Vergognoso silenzio dei mass-media di regime. Anche gli studenti in piazza con gli operai. Rinaldini: "Fermate la trattativa, i lavoratori votino sulle due piattaforme" Delegazioni del PMLI a Milano, Firenze e Napoli Si può ben dire che i metalmeccanici hanno aperto l'autunno sindacale alla grande, si può affermare senza dubbio che lo sciopero generale nazionale di otto ore indetto dalla Fiom "per l'occupazione, per il contratto e per la democrazia sindacale" ha avuto un successo strepitoso, niente affatto scontato, anzi! Qualcuno in sede sindacale, si è spinto a giudicare la giornata di lotta delle tute blu come la più grande e importante in ambito europeo sui temi della crisi. Lo dicono con chiarezza i risultati ottenuti nelle adesioni allo sciopero e nella partecipazione delle lavoratrici e dei lavoratori alle cinque grandi manifestazioni che si sono svolte dal Nord al Sud del Paese. Un successo che non può essere scalfito dai dati ridicoli e menzogneri resi noti da Federmeccanica e dalle questure. Fatti tutti i conti e fatte le considerazioni del caso, c'è da sottolineare prima di tutto il risultato straordinario delle adesioni allo sciopero che mediamente sono state del 70%, ma in molte aziende, specie se grandi e sindacalizzate, questa percentuale è stata ampiamente superata fino a giungere al 100%. Basta dare un'occhiata sulla tabella delle adesioni pubblicata nel sito della Fiom per rendersene conto; anche se non ci è possibile elencare i luoghi dove l'esito dello sciopero ha raggiunto le suddette percentuali. Però alcune considerazioni vanno fatte e sono le seguenti: lo sciopero è riuscito e bene nonostante la grave crisi in atto che vede decine e decine di migliaia di operai metalmeccanici in cassa integrazione e a rischio di licenziamento (sono infatti 1.887 le aziende metalmeccaniche interessate alla cig, per un totale di 98 mila dipendenti), nonostante che le famiglie dei lavoratori a malapena riescano ad arrivare a fine mese e perciò perdere una giornata di stipendio rappresenta un grande sacrifico; lo sciopero è riuscito e bene nonostante che esso fosse indetto dalla sola Fiom e contro il parere della Fim e della Uilm le quali, in combutta con i padroni, hanno svolto di fatto un'attività di crumiraggio e le percentuali di partecipazione - non sfugga questo aspetto - sono risultate ben al di sopra degli iscritti Fiom; è riuscito e bene nonostante il silenzio vigliacco e infame della quasi totalità dei mass-media televisivi e su carta sulla protesta dei metalmeccanici. Va detto infine che, se in molte fabbriche si sono registrate le percentuali del 70, 80, 90 e anche 100% di astensione dal lavoro significa che anche molti iscritti di Fim e Uilm, disubbidendo ai loro dirigenti, hanno incrociato le braccia. Le altissime adesioni allo sciopero non potevano non essere la necessaria premessa alla partecipazione in massa alle manifestazioni di piazza programmate. E così è stato, forse oltre alle più rosee aspettative. Manifestazione partecipate e combattive come non si vedeva da tempo. Che certo hanno in prima battuta un grande significato sindacale in relazione ai temi contrattuali e sindacali che sono sul tappeto e che rappresentano una risposta di lotta forte contro l'arroganza della Federmeccanica e un monito ai sindacati complici sciaguratamente proiettati verso un accordo contrattuale separato, secondo i canoni della controriforma del contratto padronale e corporativa del 22 gennaio 2009; ma queste hanno, sia pure indirettamente, anche un chiaro significato politico di contestazione del governo quanto meno sui temi della crisi, dell'occupazione, del salario, degli immigrati, del Mezzogiorno e altro ancora. Il governo del neoduce Berlusconi, dopo la sconfitta subita sul Lodo Alfano, bocciato dalla Corte Costituzionale, si prende la sonora contestazione di piazza dei metalmeccanici. Cinque manifestazioni Alle cinque manifestazioni programmate, di cui quattro interregionali, complessivamente hanno hanno partecipato 250 mila tra operai e impiegati di ambo i sessi. A Milano, provenienti da Piemonte, Valle D'Aosta, Lombardia, Trentino-Alto Adige, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, si sono ritrovati in ben 100 mila, nonostante la pioggia battente. Da Porta Venezia sono sfilati fino a piazza del Duomo. A Firenze, i manifestanti arrivati dalla Toscana, dall'Emilia-Romagna e dalla città di La Spezia, sono stati 70 mila. Un lunghissimo e combattivo serpentone con striscioni e bandiere è partito da piazza Indipendenza per terminare in piazza SS. Annunziata dove si sono tenuti i comizi. A Roma, i partecipanti al corteo sono stati 30 mila. Presenti lavoratori venuti da Umbria, Marche, Abruzzo, Lazio e Sardegna. A Napoli, si sono ritrovati in 50 mila, provenienti da Molise, Puglia, Campania, Basilicata e Calabria. Infine, 10 mila sono stati i partecipanti alla manifestazione regionale svoltasi a Palermo. Il corteo, partito da piazza Vittorio è sfilato fino a piazza Indipendenza. In testa uno striscione con la scritta: "Siamo tutti messinesi" dedicato al recente disastro annunciato di Giampilieri. Le lavoratrici e i lavoratori metalmeccanici sono scesi in piazza per: "impedire - recita la piattaforma della Fiom - la realizzazione di un accordo separato che snatura il ruolo del Ccnl, produce divisione, peggiora le condizioni e i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori; ottenere il blocco dei licenziamenti a difesa dell'occupazione, qualificando e innovando il nostro sistema industriale, impedendo così che la crisi ricada solo sulla testa delle lavoratrici e dei lavoratori; estendere gli ammortizzatori sociali a tutte le forme di lavoro e realizzare un piano straordinario di formazione professionale e per la sicurezza sul lavoro; sospendere l'applicazione dell'accordo separato - si legge ancora sulla piattaforma Fiom - sulle regole contrattuali; ottenere un adeguato incremento salariale e richiedere la detassazione degli aumenti del Ccnl; conquistare il diritto democratico per rendere validi gli accordi e le piattaforme solo se approvati tramite referendum dalla maggioranza delle lavoratrici e dei lavoratori". "Forse - ha detto il segretario generale della Fiom, Gianni Rinaldini, dal palco di piazza Duomo di Milano - qualcuno si è illuso di poter utilizzare la crisi per definire un accordo separato che ha la pretesa di regolamentare, per oggi e per il futuro, quello che si può e quello che non si può fare rinnovando il Contratto nazionale e gli accordi aziendali. Il rischio è che nei prossimi giorni sia stipulato non solo un contratto separato, come già ne abbiamo visti nel passato, ma un contratto che annulla per il futuro l'autonomia rivendicativa dei metalmeccanici". "Se pensavano - ha proseguito - di vederci più deboli a causa della crisi, li avvertiamo che le cose non stanno così. Per questo, a Federmeccanica, a Fim e Uilm diciamo, fermatevi. A Federmeccanica, proponiamo di sospendere la trattativa che prescinde dalla nostra piattaforma. A Fim e Uilm, proponiamo un referendum vincolante sulle due piattaforme. Si tratta di una proposta di democrazia, perché per noi il voto dei lavoratori è l'unico vincolo". Gli studenti Un contributo molto importante al successo di questa giornata di lotta lo hanno dato gli studenti medi e universitari che fanno capo all'Unione degli studenti (Uds), alla Rete degli studenti medi (Reds) e all'Unione degli universitari,(Udu), che hanno deciso di scendere in piazza per unire la lotta contro la "riforma" Gelmini a quella degli operai per il contratto e il lavoro. In 150 mila si sono ritrovati in 50 piazze del nostro Paese. Da segnalare, a margine, la protesta sacrosanta della Fiom contro l'atteggiamento omertoso e censorio della Rai nei confronti della lotta dei metalmeccanici e non solo. Non per caso il corteo che ha sfilato a Roma è terminato in viale Mazzini davanti alla sede Rai. Una delegazione sindacale si è incontrata con il direttore delle relazioni esterne Rai, Guido Paglia al quale è stato posto il problema "della sottorappresentazione della problematica vissuta dal lavoro industriale, più in generale dal lavoro, dentro la crisi che attanaglia il nostro paese". "I lavoratori producono ricchezza - ha detto il capo-delegazione Landini - pagano le tasse e pagano il canone e non comprendono per quale motivo non possono ritrovare nelle trasmissioni radiofoniche e televisive del servizio pubblico i problemi che sono da loro vissuti". Da segnalare, in questo ambito, il comunicato della federazione nazionale dei giornalisti (FNSI) per denunciare l'oscuramento dei media della manifestazione della Fiom. "I temi del lavoro - si legge tra l'altro - si confermano poco graditi alla nostra grande informazione, in particolare a quella televisiva. Anche la manifestazione di ieri dei metalmeccanici della Fiom ha ottenuto, tranne qualche eccezione, scarsissima visibilità. Chi sceglie di oscurare così le ragioni di decine di migliaia di lavoratori li spinge... a forme di protesta sempre più clamorose". Il PMLI Il PMLI sta dalla parte di lavoratori metalmeccanici e appoggia con forza e in modo militante la dura e giusta battaglia che sta conducendo la Fiom. contro l'accordo separato sul contratto, contro la controriforma contrattuale, contro i licenziamenti e la chiusura e la delocalizzazione delle aziende, per un'intesa sul contratto che tenga conto delle due piattaforme rivendicative presentate, per l'occupazione e la democrazia sindacale. Il nostro Partito ha aderito ufficialmente all'inziativa di lotta con la parola d'ordine: "Viva lo sciopero generale dei metalmeccanici e la piattaforma della Fiom". Questa parola d'ordine i militanti e simpatizzanti del PMLI l'hanno portata nelle manifestazioni sui cartelli e nei corpetti. Unitamente all'altra parola d'ordine più generale che recita: "È l'ora di muovere la piazza per liberarsi del nuovo Mussolini" molto gradita dai manifestanti. Con anche le bandiere rosse dei Maestri e del Partito si sono fusi con gli operai e hanno animato i cortei con parole il lancio di slogan e il canto di "Bella Ciao". Copiosa la diffusione del volantino che riportava il comunicato dell'Ufficio politico del PMLI per invitare tutti gli autentici antifascisti a mobilitarsi e chiamare le masse alla lotta di piazza per liberarsi del nuovo Mussolini e abbattere la nuova dittatura fascista. Diffuse numerose copie de "Il Bolscevico" (vedi servizi pubblicati a parte). 14 ottobre 2009 |