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35° Anniversario della fondazione del Partito marxista-leninista italiano
Uniamoci contro il capitalismo, per il socialismo |
di Giovanni Scuderi*
È da 35 anni, da quando cioè il 9 Aprile 1977 abbiamo fondato il PMLI, non considerando i 10 anni precedenti della sua gestazione, che noi battiamo e ribattiamo instancabilmente sullo stesso chiodo: quello della lotta contro il capitalismo, per il socialismo. Non certo perché siamo fissati, ma perché la storia e i fatti, anche quelli odierni, dimostrano ampiamente e inconfutabilmente che essa è l'unica via per liberarsi dallo sfruttamento dell'uomo sull'uomo, dalla miseria, dalla disoccupazione, dalle ingiustizie sociali, dalle disuguaglianze sociali, territoriali e di sesso, dalle classi, dalle guerre imperialiste, e per realizzare un nuovo sistema sociale in cui al potere sia il proletariato, la sola classe che può assicurare democrazia, libertà e benessere a tutto il popolo.
L'attuale crisi economica e finanziaria del capitalismo, ancor più devastante di quella del 1929, che da quattro anni scarica tutti i suoi problemi sulle spalle delle masse popolari e giovanili, comprova la giustezza della strategia del socialismo e la necessità di metterla in pratica.
Essa non è dovuta a una "mancata manutenzione del sistema", come ha detto Monti alla scuola centrale del partito revisionista cinese, bensì alle contraddizioni insite nel capitalismo e nel mercato nazionale e mondiale che periodicamente esplodono, in forme più o meno pesanti e gravi, mandando in rovina i settori economici più deboli e meno efficienti, cambiando i rapporti di forza al suo interno, gettando sul lastrico i lavoratori, torchiando con le tasse e le tariffe le masse e spostando più a destra l'asse del governo. In tal modo il capitalismo si riprende, si riassesta e si rilancia per continuare lo sfruttamento e l'oppressione delle masse e consentire ai capitalisti e ai finanzieri vincitori di arricchirsi ulteriormente e di espandersi nel proprio paese e all'estero.
Attualmente è il capitale finanziario che domina la scena, che fa il bello e il brutto tempo, che impone, anche apertamente e senza ritegno, i governi dei paesi capitalisti. Come è il caso del governo del tecnocrate liberista borghese Monti che è frutto diretto della grande finanza e della Ue, con la complicità del nuovo Vittorio Emanuele III, Giorgio Napolitano.
Un golpe bianco senza precedenti che ha messo sotto i piedi la Costituzione del '48 e il parlamentarismo borghesi. Anche il pareggio di bilancio nella Costituzione e le controriforme delle pensioni e del lavoro, appoggiati da PDL, PD e Terzo polo, sono atti golpisti, totalmente al di fuori della massima legge dello Stato e della democrazia borghese, così come i progetti della "riforma" costituzionale e della legge elettorale. Essi sono gli ultimi tasselli per completare la seconda repubblica neofascista preconizzata dalla P2 e perseguita dal neoduce Berlusconi.
Rispetto alla prima Repubblica, tutto è cambiato sui piani istituzionale, economico, sindacale e della democrazia. Imperano infatti il presidenzialismo, interpretato perfettamente da Napolitano, e le relazioni industriali mussoliniane, introdotte da Marchionne alla Fiat, e successivamente fatte proprie da Monti, degno successore di Berlusconi, e da Elsa Fornero, la Marchionne del governo.
Tutto ciò ha fatto aprire gli occhi alle lavoratrici e ai lavoratori, che hanno già incominciato, anche spontaneamente, a scendere in piazza, in particolare per difendere l'articolo 18. Gli anticapitalisti, come dimostrano le recenti manifestazioni nazionali indette rispettivamente dalla Fiom e da Occupy Piazza Affari, sono in continuo aumento e cresce costantemente la loro combattività, purtroppo però non hanno ancora preso coscienza che per liberarsi dal capitalismo l'unica soluzione è quella di abbatterlo e instaurare il socialismo. Fuorviati dai riformisti di sinistra, incluse alcune correnti trotzkiste, che escogitano sempre "nuove" formule, organizzazioni e movimenti (beni comuni, democrazia partecipativa, nuovo modello di sviluppo, audit sul debito pubblico, liste civiche, nuovo soggetto politico, ecc.) per ingabbiarli nel capitalismo, nelle istituzioni, nel parlamentarismo e nell'elettoralismo borghesi. A essi si affiancano vecchi volponi politici che si sono vestiti improvvisamente di rosso inneggiando addirittura a Stalin, alla dittatura del proletariato e alla rivoluzione socialista.
È quindi necessario che gli anticapitalisti facciano un salto di qualità, rompendo col riformismo e con l'elettoralismo borghese, a cominciare dalle prossime elezioni amministrative di maggio non abbandonando l'astensionismo, e aprendo un discorso col PMLI. Checché ne dicano i riformisti di sinistra, il "modello novecentesco del partito" è ancora attuale e vitale. Ogni altro modello, come dimostra la pratica, non può che essere di tipo borghese. Basta leggere qualche opera fondamentale di Marx, Engels, Lenin, Stalin e Mao per capire che l'unica via del proletariato è quella dell'Ottobre e che l'unico Partito italiano che da sempre marcia su questa via è il PMLI. Il disegno di socialismo approvato dal 3° Congresso nazionale del PMLI celebrato nel dicembre del 1985, e in questo giornale ripubblicato, ne è una chiara prova.
Non illudiamoci che dopo Monti ritorni la "normalità" democratico borghese e che cambi il vento a favore del popolo. Ormai la via imboccata dalla classe dominante borghese è irreversibile. In ogni caso chiunque andrà al governo non potrà che assoggettarsi al volere, alle esigenze e agli interessi del capitalismo italiano e dell'Ue imperialista.
Il proletariato e le forze politiche che ne difendono gli interessi e i bisogni non potranno non stare all'opposizione, al di fuori del parlamento. Di sicuro sarà questa la posizione e la collocazione del PMLI.
Purtroppo la voce del PMLI è ancora troppo debole, e perché è volutamente ignorata dai media della destra e della "sinistra" borghese, non riesce a farsi udire da tutti gli sfruttati e gli oppressi del Paese, dalle nuove generazioni e dagli intellettuali più sensibili ai problemi del proletariato e del cambiamento sociale. Ma ciò non ci deve scoraggiare, anzi dobbiamo decuplicare gli sforzi con maggior forza del passato per diffondere il nostro messaggio anticapitalista rivoluzionario. Fiduciosi che prima o poi passerà di bocca in bocca fino a risvegliare le coscienze politiche e ad attirare dentro il PMLI o al suo fianco tutte le forze sociali, sindacali, culturali e religiose anticapitaliste.
Come una rondine non fa primavera, così un solo lancio della parola d'ordine Uniamoci contro il capitalismo, per il socialismo non è in grado di smuovere la coscienza politica del proletariato, delle masse e dei giovani. Bisogna insistere, insistere, insistere sapendola ben spiegare, motivare e argomentare nei nostri luoghi di lavoro, di studio e di vita, nonché nelle organizzazioni di massa cui facciamo parte, specialmente in quelle apertamente anticapitaliste.
Mentre lottiamo per difendere gli interessi immediati delle masse (lavoro, salario, pensioni, casa, sanità e istruzione pubbliche e gratuite), per respingere la controriforma del lavoro e per cacciar via il governo Monti, continuiamo a battere e ribattere il chiodo rosso. È la nostra identità, è la nostra missione.
Alle compagne e ai compagni, militanti e simpatizzanti attivi del PMLI, un grazie di cuore da parte del Comitato centrale e del Segretario generale del Partito per il loro insostituibile apporto al trionfo della causa del socialismo in Italia.
Alle anticapitaliste e agli anticapitalisti, in primo luogo alle operaie e agli operai, alle ragazze e ai ragazzi, rivolgiamo un caloroso appello: Uniamoci contro il capitalismo, per il socialismo! Combattiamo fianco a fianco per aprire le porte al luminoso avvenire socialista!
* Segretario generale del PMLI
4 aprile 2012
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