Riflessioni sul 50° Anniversario della Repubblica popolare cinese
IL GRANDE CAPOLAVORO DI MAO: LA RIVOLUZIONE CINESE E L'EDIFICAZIONE DEL SOCIALISMO IN CINA
Dopo la sua morte i rinnegati revisionisti e imbroglioni Deng, Jiang e Zhu hanno restaurato il capitalismo in Cina ma il grande capolavoro di Mao rimarrà in eterno a ispirare la lotta del proletariato per la conquista del potere politico e dell'emancipazione

Cinquanta anni fa, il 1° Ottobre 1949, in piazza Tien An Men a Pechino si tenne la cerimonia per la fondazione della Repubblica popolare cinese (Rpc). "Il popolo cinese si è alzato in piedi... nessuno ci insulterà più" affermava Mao che alla direzione del Partito comunista cinese (Pcc) aveva guidato il popolo cinese a liberarsi dalle catene del feudalesimo, dell'imperialismo e del capitalismo burocratico attraverso la rivoluzione armata più lunga e complessa della storia. Ma lo stesso Mao pochi mesi prima aveva chiarito che la vittoria in tutto il paese era solo il primo passo di una lunga marcia, il breve prologo di una lunga opera; la fondazione della Rpc, un avvenimento straordinario per il popolo cinese e per tutto il mondo che resterà incancellabile nella storia, segnava la vittoria della rivoluzione di nuova democrazia e nello stesso tempo l'inizio della lotta ancora più complessa e ardua per l'edificazione del socialismo in Cina.
La rivoluzione cinese e l'edificazione del socialismo in Cina rappresentano per i marxisti-leninisti il grande capolavoro di Mao che resterà in eterno a ispirare la lotta del proletariato per la conquista del potere politico e per la costruzione della società socialista. Quantunque dopo la sua morte i rinnegati revisionisti e imbroglioni Deng, Jiang e Zhu abbiano distrutto il socialismo e restaurato il capitalismo in Cina. Un capolavoro scaturito dall'esperienza e dall'elaborazione teorica e politica dei 28 anni della rivoluzione di nuova democrazia (1921-1949), contrassegnati dalla prima guerra civile rivoluzionaria (1924-1927), dalla seconda guerra civile rivoluzionaria (1927-1937), dalla guerra di resistenza contro il Giappone (1937-1945) e dalla terza guerra civile rivoluzionaria (1945-1949) e dei successivi 27 anni di rivoluzione socialista e di edificazione del socialismo, di cui gli ultimi dieci marcati dalla Grande rivoluzione culturale proletaria.

LA FONDAZIONE DEL PCC NEL 1921

Le cannonate della Rivoluzione d'Ottobre portarono il marxismo-leninismo in Cina, fino ad allora sconosciuto all'avanguardia del proletariato cinese che se ne impossessò e mise in pratica il primo insegnamento organizzativo: per fare la rivoluzione ci vuole un partito rivoluzionario. L'1° luglio 1921 al congresso di fondazione del Pcc, cui Mao partecipò, erano presenti 12 delegati in rappresentanza di poco più di una cinquantina di membri. La direzione del partito è inizialmente nelle mani degli opportunisti di destra, che privilegiavano la collaborazione col Guomindang e sostenevano la lotta legalitaria e delle graduali riforme, e successivamente di "sinistra" che rifiutavano la politica dell'alleanza con i contadini, del fronte unito e sostenevano l'immediata insurrezione nelle città della classe operaia per il socialismo. Costoro causarono pesanti sconfitte al proletariato cinese. Mao lavorava per sviluppare la lotta di classe, all'organizzazione delle lotte operaie, contadine e studentesche nello Hunan; per far assumere al proletariato il ruolo dirigente nella rivoluzione e per costruire la fondamentale alleanza tra operai e contadini. Seguiva il principio di lavorare nelle campagne per accerchiare le città e lavorava alla costruzione del primo embrione dell'esercito rosso che assumerà la denominazione di "1ª divisione della 1ª armata degli operai e dei contadini", i cui successi permetteranno l'instaurazione del potere dei primi soviet nelle zone controllate e di dare avvio alla fase della seconda guerra civile rivoluzionaria.
Mao aveva fatto propri i principi universali del marxismo-leninismo sui quali non transigere, ed era riuscito a integrarli perfettamente nella pratica concreta della rivoluzione nel suo paese. Quando questo fondamentale insegnamento si affermerà nel Pcc la rivoluzione cinese imboccherà decisamente la strada della vittoria.
Nell'ottobre del 1934 Mao compie uno dei suoi capolavori politici e militari più importanti e decisivi per le sorti della rivoluzione cinese, l'epica impresa mai vista nella storia della Lunga Marcia per sfuggire alle campagne di annientamento del Guomindang; una marcia lunga 12.500 chilometri dallo Jiangxi allo Shaanxi che si concluderà il 20 ottobre 1935. E proprio durante la Lunga Marcia, nella riunione del gennaio 1935 a Zunyi, Mao si guadagna la massima carica nel Partito; un avvenimento che costituisce il trionfo della linea marxista-leninista di Mao su quelle revisioniste di destra e di "sinistra". Questa vittoria non mise fine alla lotta tra le due linee all'interno del Partito; altre e più dure seguiranno in tutte le fasi della rivoluzione cinese e della costruzione del socialismo quale riflesso inevitabile della lotta di classe esistente nella società, fino all'ultima, poco prima della morte di Mao, contro la banda revisionista e fascista di Deng Xiaoping.

LA RIVOLUZIONE DI NUOVA DEMOCRAZIA

Negli anni seguenti Mao dirige il Partito, il proletariato e il popolo cinesi nella guerra di resistenza contro il Giappone, allorché l'imperialismo nipponico a partire dal 1937 cerca di impadronirsi di tutta la Cina, e dal 1945 nella terza guerra civile rivoluzionaria contro Jiang Jieshi e il Guomindang, sostenuti dall'imperialismo, fino alla vittoriosa conclusione della rivoluzione di nuova democrazia e alla fondazione della Rpc.
L'esperienza dei primi 28 anni di rivoluzione sarà così sintetizzata nel 1949 da Mao: "All'interno del paese bisogna risvegliare le masse popolari. Ciò significa che bisogna unire la classe operaia, i contadini, la piccola borghesia urbana e la borghesia nazionale per formare un fronte unito sotto la direzione della classe operaia e da questo passare alla costituzione di uno Stato che sia una dittatura democratica popolare diretta dalla classe operaia e fondata sull'alleanza degli operai e dei contadini. All'esterno del paese bisogna unirsi in una lotta comune con tutte le nazioni disposte a trattare con noi su basi di uguaglianza e con i popoli di tutti i paesi. Questo vuol dire che dobbiamo unirci con l'Unione sovietica (allora diretta da Stalin, ndr), con le democrazie popolari e con il proletariato e le larghe masse popolari di ogni paese per formare un fronte unito internazionale"(Sulla dittatura democratica popolare, 30 giugno '49, vol. IV pag 423). Il proletariato ha così avuto in eredità un modello di rivoluzione valido in quei paesi del Terzo mondo coloniali e semicoloniali che devono anzitutto sbarazzarsi dell'imperialismo e del sistema feudale per poter aprire la fase della lotta per il socialismo.

L'EDIFICAZIONE DEL SOCIALISMO

Alla vigilia dell'ingresso vittorioso a Pechino, Mao, nel rapporto presentato alla Seconda sessione plenaria del VII Comitato centrale del Pcc, traccia la linea politica per la fase suuccessiva alla conquista del potere politico e indica che la contraddizione principale all'interno del paese sarebbe stata la contraddizione fra la classe operaia e la borghesia e mette in guardia contro le "pallottole ricoperte di zucchero" della borghesia che sarebbero diventate il pericolo maggiore una volta conquistato il socialismo. In altre parole indica che dalla rivoluzione di nuova democrazia occorreva passare subito alla rivoluzione socialista e getta i primi germi della teoria della continuazione della rivoluzione nelle condizioni della dittatura del proletariato che esploderà successivamente nella Grande rivoluzione culturale proletaria.
I primi anni sono segnati dalla completa sconfitta delle forze del Guomindang che ancora occupavano il sud della Cina e dalla riorganizzazione dell'economia nazionale a partire dalla confisca delle grandi industrie private trasformate in imprese statali; dalla mobilitazione delle masse nella riforma agraria per la confisca delle terre possedute al 70% dai proprietari fondiari e dai contadini ricchi, nella repressione dei controrivoluzionari, nella resistenza all'aggressione americana e per l'aiuto alla Corea. Occorre realizzare gradualmente l'industrializzazione socialista della Cina e la trasformazione socialista dell'agricoltura, dell'artigianato e del commercio capitalisti da parte dello Stato, indica Mao nel 1953, affinché si realizzi la proprietà socialista dei mezzi di produzione.
Contando sulle proprie forze e sull'aiuto dell'Urss di Stalin la Cina riuscì a costruire una sua base industriale, a mobilitare 500 milioni di contadini per la trasformazione socialista dell'agricoltura, a provvedere ai bisogni essenziali del popolo cinese.

IL GRANDE BALZO IN AVANTI

Nel 1956 la Cina aveva sostanzialmente terminato la trasformazione socialista della proprietà dei mezzi di produzione. Ciò fece gridare alla cricca di Liu Shaoqi e Deng Xiaoping, che già si era opposta al passaggio dalla rivoluzione di nuova democrazia alla rivoluzione socialista, che in Cina la contraddizione fra il proletariato e la borghesia era stata fondamentalmente risolta. Tale posizione otterrà la maggioranza all'VIII Congresso nazionale del Pcc nel settembre 1956. I revisionisti cinesi rialzavano la testa forti degli esiti del nefasto XX Congresso del Pcus, svoltosi nel febbraio del 1956, che rinnegava il socialismo e dava il via alla restaurazione del capitalismo nei paesi dell'allora campo socialista.
Davanti a Mao e al proletariato cinese si poneva il problema di come continuare la rivoluzione socialista e rafforzare la dittatura del proletariato proprio nel momento in cui il primo paese socialista cadeva sotto i colpi del revisionismo al servizio della borghesia e del capitalismo. La controffensiva di Mao fu potente e determinante per la difesa del marxismo-leninismo, il proletariato, la rivoluzione e il socialismo. A partire dall'intervento al Comitato centrale del 15 novembre 1956 col discorso in difesa delle due spade, Lenin e Stalin, spezzate dal rinnegato Krusciov denunciò con forza il revisionismo moderno, gli agenti della borghesia e dell'imperialismo travestiti da comunisti che sabotavano dall'interno il movimento operaio internazionale e la rivoluzione mondiale.
La battaglia contro il revisionismo si sviluppa anche all'interno del Pcc. Nel discorso alla III sessione plenaria allargata dell'VIII Comitato centrale Mao afferma che "la contraddizione tra proletariato e borghesia, tra via socialista e via capitalista: questa è oggi senza il minimo dubbio, la contraddizione principale della nostra società. Adesso il nostro compito è diverso da quello del passato. Un tempo la cosa principale per il proletariato era guidare le grandi masse popolari contro l'imperialismo e il feudalesimo; quel compito è già finito. Qual è allora la contraddizione principale di oggi? Oggi siamo alla rivoluzione socialista, la punta di lancia è diretta contro la borghesia e, nello stesso tempo, bisogna cambiare il regime della piccola produzione ossia realizzare la cooperazione: la contraddizione principale è quella tra socialismo e capitalismo, tra collettivismo e individualismo, in breve, tra via socialista e via capitalista. Questo problema non è menzionato nella risoluzione dell'VIII Congresso del partito. In quella risoluzione c'è un passaggio in cui si dice che la contraddizione principale sarebbe quella tra regime socialista avanzato e forze produttive sociali arretrate. Questa formulazione è sbagliata. Alla II sessione plenaria del VII Comitato centrale dicemmo che, dopo la vittoria su scala nazionale, la contraddizione principale all'interno del paese sarebbe stata quella tra classe operaia e borghesia, e all'esterno quella tra la Cina e l'imperialismo"(Essere di stimolo alla rivoluzione, 9 ottobre 1957, vol V pag 675-676).
Sul piano economico Mao formulò nel 1958 la linea generale consistente nell'edificare il socialismo secondo il principio di adoperare appieno tutte le energie, di mirare in alto e di quantità, rapidità, qualità e economia. Essa stabiliva di prendere l'agricoltura come base e l'industria come fattore guida, di sviluppare contemporaneamente l'industria e l'agricoltura, l'industria leggera e quella pesante. Nelle zone rurali si crearono le comuni popolari. Tale processo di sviluppo doveva essere guidato dal Partito, i cui quadri dovevano diventare "rossi e esperti". Era la politica del Grande balzo in avanti che doveva assicurare lo sviluppo del socialismo e dell'economia socialista; la Cina doveva contare sulle proprie forze, stretta fra l'embargo decretato dall'imperialismo e la fine degli aiuti voluta dai revisionisti sovietici in rivalsa delle posizioni di Mao dopo il XX congresso del Pcus.
Il proletariato, i contadini, le masse popolari cinesi parteciparono con entusiasmo al Grande balzo in avanti e alla lotta politica contro gli elementi revisionisti che vi si opponevano. Ne sono protagoniste non secondarie le donne che spinte da Mao si liberano dai lavori di casa e partecipano alle attività produttive e sociali; si calcola che nel 1958 iniziano per la prima volta un lavoro esterno circa 40 milioni di casalinghe. Già nel 1929 Mao aveva sostenuto che "le donne sono una forza che deciderà la vittoria o la sconfitta della rivoluzione".
La politica del Grande balzo in avanti è resa ufficiale alla seconda sessione dell'VIII Congresso nazionale del Pcc, nel maggio 1958, dove Mao ribadisce il concetto che "bisogna osare pensare, osare parlare, osare agire (...) basandosi sul marxismo-leninismo". Nell'agosto successivo il Pcc promuove la costituzione delle comuni popolari in tutto il paese. Nel 1960 nella "Nota alla Carta del complesso siderurgico di Anshan" Mao critica i sistemi di gestione sovietici affermando che gli operai devono partecipare alla gestione, i quadri alla produzione; bisogna promuovere la triplice unione di operai, quadri e tecnici, sviluppare il movimento di massa e la rivoluzione tecnologica. Dopo una visita di tre giorni al complesso siderurgico e i colloqui con i lavoratori scriverà la Carta di Anshan per l'industria socialista, che si contrapponeva alla Carta per l'industria di Liu Shaoqi.
La lotta tra le due linee nel Pcc si replica alla decima sessione plenaria dell'VIII Comitato centrale nell'agosto 1962 dove Peng Dehuai, appoggiato da Liu e Deng attacca il Grande balzo e le comuni. Mao risponde lanciando la parola d'ordine "non dimenticare mai la lotta di classe" e stabilisce la linea fondamentale del socialismo: "La società socialista abbraccia un periodo storico molto lungo, nel corso del quale esistono ancora le classi, le contraddizioni di classe e la lotta di classe, esiste la lotta tra le due vie, il socialismo e il capitalismo, ed esiste il pericolo di una restaurazione del capitalismo. Dobbiamo comprendere che questa lotta sarà lunga e complessa, aumentare la vigilanza e svolgere un lavoro di educazione socialista. Dobbiamo comprendere e risolvere in modo giusto le contraddizioni di classe e la lotta di classe, distinguere le contraddizioni fra il nemico e noi e le contraddizioni in seno al popolo e dare ad esse una giusta soluzione. Altrimenti un paese socialista come il nostro si trasformerà nel suo opposto, cambierà natura e si avrà la restaurazione. D'ora in poi dobbiamo parlare di questo problema ogni anno, ogni mese e ogni giorno, in modo da averne una comprensione abbastanza chiara e seguire una linea marxista-leninista".
La linea marxista-leninista che seguirà Mao porterà alla Grande rivoluzione culturale proletaria.

LA GRANDE RIVOLUZIONE CULTURALE PROLETARIA

La Grande rivoluzione culturale proletaria iniziata con la Circolare del 16 maggio 1966 e la Decisione in 16 punti dell'8 agosto successivo, redatte sotto la direzione personale di Mao e adottate dal Comitato centrale, era la corretta risposta marxista-leninista per dare nuovo impulso alla rivoluzione; lo sbocco inevitabile e conseguente della teoria della continuazione della rivoluzione sotto la dittatura del proletariato, la teoria elaborata da Mao che ha sviluppato il marxismo-leninismo. Una rivoluzione proletaria vera e propria diretta contro la borghesia, con la caratteristica che si svolgeva in un paese socialista, un avvenimento che non ha precedenti nella storia. Fino ad allora infatti in nessun paese socialista si era mai pensato in quei termini che fosse necessario proseguire la rivoluzione per annientare i nemici di classe e salvaguardare e sviluppare il socialismo. Ci ha pensato Mao dando un contributo enorme alla teoria e alla pratica del marxismo-leninismo, perché si affida in prima persona alle larghe masse, e non solo al Partito e allo Stato, il compito di difendere il socialismo dagli assalti della borghesia spodestata e della nuova borghesia che si crea nel socialismo. Dove si trovano lo spiega la Circolare del 16 maggio: "I rappresentanti della borghesia infiltrati nel Partito, nel governo, nell'esercito e nei diversi ambienti culturali, formano un'accozzaglia di revisionisti controrivoluzionari. Se si presentasse l'occasione, prenderebbero il potere e trasformerebbero la dittatura del proletariato in dittatura della borghesia. Abbiamo scoperto alcuni di questi individui; altri non sono ancora stati scovati; altri ancora, per esempio gli individui tipo Krusciov, godono ancora della nostra fiducia, vengono formati come nostri successori e si trovano attualmente in mezzo a noi".
La Rivoluzione culturale aveva lo scopo di schiacciare il revisionismo, riprendere quella parte di potere usurpata dai rappresentanti della borghesia, consolidare e sviluppare la base economica ed esercitare la dittatura totale del proletariato nella sovrastruttura, cioè la politica, l'ideologia, la cultura, l'insegnamento, l'arte e le istituzioni statali. E l'obiettivo concreto di risolvere gradualmente le contraddizioni tra industria e agricoltura, città e campagna, lavoro intellettuale e lavoro materiale. Trasformare la coscienza delle masse secondo la concezione proletaria del mondo e formare ed educare milioni di successori della causa rivoluzionaria proletaria era l'obiettivo finale.
"Perché ci sia la garanzia che il Partito e il Paese non cambino colore - rileva Mao - dobbiamo non solo avere una linea e una politica giuste ma anche formare ed educare milioni di successori della causa della rivoluzione proletaria. In ultima analisi, formare i successori della causa rivoluzionaria del proletariato vuol dire decidere se ci sarà o no chi può portare avanti la causa della rivoluzione marxista-leninista iniziata dalla vecchia generazione di rivoluzionari proletari, se la direzione del nostro Partito e dello Stato resterà o no nelle mani dei rivoluzionari proletari, se i nostri discendenti continueranno o no ad avanzare lungo la giusta strada tracciata dal marxismo-leninismo o, in altre parole, se riusciremo o no a prevenire la nascita del revisionismo kruscioviano in Cina. In breve, si tratta di una questione di estrema importanza, una questione di vita o di morte per il nostro Partito e il nostro Paese. è una questione di fondamentale importanza per la causa rivoluzionaria proletaria nei prossimi cento, mille o diecimila anni".
La Rivoluzione culturale dà pieno sfogo alla carica rivoluzionaria delle masse e al loro entusiasmo verso il socialismo. I traditori e i rinnegati vengono smascherati, denunciati e destituiti in grandi dibattiti pubblici e con i dazibao, i grandi manifesti scritti a mano. Milioni di studenti partecipano al movimento delle Guardie rosse al fine di estromettere la borghesia dall'insegnamento e dare a questo un carattere proletario e rivoluzionario; grandi movimenti di massa sostengono la politica che "l'agricoltura impari da Dazhai e l'industria da Daqing", due esperienze modello allo scopo di sviluppare l'agricoltura e l'industria socialiste. Le masse popolari mobilitate su larga scala sotto la direzione del proletariato e del suo Partito nel corso della lotta tra le due linee, le due classi e le due vie, fanno nuove esperienze e si assumono nuove responsabilità dirigenti attraverso propri rappresentanti nei Comitati rivoluzionari, nuovi organi di governo.
Durante la rivoluzione culturale si svolgono le ultime tre lotte fra le due linee nel Pcc. La cricca di Liu e Deng è battuta al IX Congresso nazionale del Partito nell'aprile 1969, quella di Lin Biao al X Congresso nell'agosto 1973. L'ultima contro la cricca di Deng è rimasta aperta per la sopraggiunta morte di Mao; in particolare Deng si opponeva alla direttiva di Mao secondo cui "la lotta di classe è l'asse attorno a cui ruota tutto il resto". Egli era stato destituito da tutte le sue funzioni all'interno e all'esterno del Partito e posto in condizione di membro in osservazione con la risoluzione del 7 aprile 1976 dell'Ufficio politico del Pcc.
Oggi la Cina non è più un paese socialista perché il socialismo dopo la morte di Mao è stato distrutto dalla cricca revisionista e fascista di Deng; un'opera continuata dopo la sua morte nel 1997 dai successori Jiang Zemin e Zho Rongji. Le parole d'ordine sono: largo all'economia privata, l'arricchimento, la competitività, l'apertura ai capitalisti stranieri che sono tornati in forze, con in testa le multinazionali americane, a sfruttare il popolo cinese. Le comuni sono smantellate, l'industria statale segue la stessa sorte, privatizzazioni e licenziamenti di massa colpiscono i lavoratori; disoccupazione e povertà aumentano di pari passo con l'arricchimento di un pugno di sfruttatori, dilagano la corruzione e il nepotismo.
La loro nera opera però nulla toglie al grande capolavoro di Mao rappresentato dalla rivoluzione cinese e dall'edificazione del socialismo in Cina. Per esso valgono le stesse parole che Marx pronunciò sulla Comune nel marzo 1871 mentre si combatteva ancora a Parigi: "Se la Comune fosse distrutta, la lotta sarebbe semplicemente rinviata. I principi della Comune sono eterni e indistruttibili; essi si ripresenteranno continuamente fino al momento in cui la classe operaia avrà conquistato la sua emancipazione".