Per concussione e prostituzione minorile
7 anni a Berlusconi
Il neoduce interdetto per sempre dai pubblici uffici
Ma Napolitano non si vergogna di chiedere la stabilità del governo Letta-Berlusconi


Sette anni di reclusione, interdizione perpetua dai pubblici uffici più sei anni di interdizione legale.
È la pena inflitta il 24 giugno dai giudici della IV sezione del tribunale di Milano al neoduce Berlusconi imputato di concussione e prostituzione minorile al processo Ruby.
Il verdetto riguarda i rapporti sessuali fra Berlusconi e l'allora minorenne Karima el Mahroug, alias Ruby, ospite dei festini di Arcore, e il contestuale intervento dell'allora premier sulla Questura di Milano perché la ragazza, fermata per un furto nel maggio 2010, fosse lasciata andare.
Nell'accogliere le tesi dell'accusa i giudici hanno considerato le telefonate di Berlusconi ai poliziotti della questura di Milano "moralmente violente" e dal tono inequivocabilmente "intimidatorio" e hanno rimodulato l'accusa in concussione per costrizione (articolo 317) invece che per induzione (articolo 319 quater, introdotto dalla nuova legge sulla corruzione).
La pena inflitta a Berlusconi, al contrario di quanto affermano i suoi lacchè che gridano allo scandalo giudiziario, in realtà è il minimo previsto dalle vigenti leggi che tra l'altro lo stesso imputato ha più volte modificato a suo vantaggio. Infatti fino all'anno scorso la pena minima per la concussione era di 4 anni e la massima di 12. La ministra Severino con l'avallo di Pdl e Pd che avevano interesse comune nel salvare Berlusconi e Penati proprio dall'accusa di concussione ha scomposto la fattispecie modificando l'art.317 c.p. e aggiungendo il nuovo art. 319 quater. Il reato di concussione per induzione è stato declassato in un reato minore, punito da 3 a 8 anni e con prescrizione abbreviata da 15 a 10 anni. Mentre per il reato di concussione per costrizione la pena minima è stata alzata da 4 a 6 anni senza prevedere che i giudici di Milano avrebbero riformulato l'accusa da induttiva a costrittiva. Risultato: al neoduce gli hanno inflitto appena 6 anni, cioè il nuovo minimo della pena e non certo il massimo che invece può arrivare fino a 12 anni.
Il settimo anno di carcere invece Berlusconi se lo è beccato per prostituzione minorile. E anche in questo caso Berlusconi è stato condannato "in continuazione" con la concussione a 1 anno di carcere, cioè a una pena molto più vicina al minimo (6 mesi) che al massimo (3 anni) previsti, per ironia della sorte, da altre due leggi ad personam rimodulate dai suoi stessi governi: la Prestigiacomo n. 38 / 2006 e la Carfagna n. 48 / 2008 che recitano: "chiunque compie atti sessuali con un minore di età compresa tra i 14 e i 18 anni, in cambio di denaro o di altra utilità economica, è punito con la reclusione da 6 mesi a 3 anni e con la multa non inferiore a euro 5. 164".
Il Tribunale, oltre ad aver disposto la confisca dei beni già sequestrati a Ruby e al suo compagno Luca Risso, ha deciso anche la trasmissione degli atti alla Procura perché valuti l'ipotesi di falsa testimonianza per le dichiarazioni rese di una trentina di testimoni della difesa tra i quali la parlamentare del Pdl Maria Rosaria Rossi e l'europarlamentare Licia Ronzulli e di suo marito Renato Cerioli, il cantante Mariano Apicella (al quale il Cavaliere ha comprato casa), il pianista Danilo Mariani e di sua moglie Simonetta Losi (inserita nelle liste Pdl), e il commissario di polizia Giorgia Iafrate che nella notte tra il 27 e il 28 maggio di tre anni fa, contrariamente alle disposizioni del Pm minorile Annamaria Fiorillo, invece di collocare la 17enne Ruby in una comunità la "consegnò" a Nicole Minetti. Nella lista dei giudici tra gli altri c'è anche l'ex consigliere per le relazioni estere di Berlusconi, Valentino Valentini, che era con Berlusconi a Parigi quando telefonò in questura la sera del 27 maggio 2010.
Trasmesse ai Pubblici ministeri (Pm) anche i racconti a verbale di alcune delle "Olgettine" (la strada di Milano in cui erano alloggiate le ragazze coinvolte nello scandalo che tuttora ricevono da Berlusconi 2.500 euro al mese ciascuna) tra cui spiccano Elisa Tosi, Francesca Cipriani, Elisa Barizonte, Miriam Loddo, Roberta Bonasia, Joana Visan, Barbara Faggioli, Cinzia Molena, Marianna e Manuela Ferrera, Raissa Skorkina), di Joana Armin, della prostituta brasiliana Michelle Conceicao (cui fu affidata Ruby dalla Minetti), dell'ex diplomatico in servizio presso la presidenza del Consiglio Bruno Archi (inserito nelle liste Pdl alle scorse elezioni), delle gemelle Concetta ed Eleonora De Vivo (che hanno ricevuto almeno un bonifico da Berlusconi). La Procura di Milano dovrà valutare anche le testimonianze di Antonio Passaro, avvocato con l'hobby dello spogliarello cui Ruby aveva detto la famosa frase: "Noemi è la pupilla, io sono il culo", di Giorgio Puricelli, ex fiosioterapista del Milan, ed ex consigliere regionale Pdl, di Serena Facchineri ex fidanzata di Luca Risso, di Giuseppe Estorelli già caposcorta di Berlusconi, di Marystelle Polanco che aveva dichiarato di travestirsi da Obama durante le serate ad Arcore per divertire il presidente, di Lorenzo Brunamonti, già assistente di Berlusconi, di Giovanna Rigato, protagonista della sesta edizione del Grande fratello e poi dipendente Mediaset.
Il collegio ha disposto la trasmissione degli atti anche al consiglio dell'ordine degli avvocati di Milano per Luca Giuliante, ex legale di Ruby, accusato di aver commesso gravi irregolarità nell'effettuare indagini difensive in riferimento al famigerato interrogatorio del 6 ottobre del 2010, quando il caso non era ancora scoppiato, e Ruby fu interrogata alla presenza di Lele Mora e "un emissario di lui".
Secondo il procuratore aggiunto Ilda Boccassini e il Pm Antonio Sangermano nella villa di Arcore fu allestito "un sistema prostitutivo organizzato per il soddisfacimento sessuale di Silvio Berlusconi". Nel dibattimento è stato dimostrato "oltre ogni ragionevole dubbio" che "Ruby si prostituisse", e che avesse "fatto sesso con Berlusconi ... ricevendone dei benefici" e soprattutto che l'allora premier Berlusconi sapeva benissimo che "la ragazza era minorenne".
Furibonda la reazione del neoduce che ancora una volta si è scagliato contro i giudici definendoli "Criminali con la toga" mentre sulla sentenza ha aggiunto: "Non è soltanto una pagina di malagiustizia è un'offesa a tutti quegli italiani che hanno creduto in me e hanno avuto fiducia nel mio impegno per il Paese. Ma io, ancora una volta, intendo resistere a questa persecuzione... è stata emessa una sentenza incredibile, di una violenza mai vista né sentita prima, per cercare di eliminarmi dalla vita politica di questo Paese".
Un attacco alla magistratura senza precedenti, di fatto avallato sia dal premier Letta durante l'incontro con Berlusconi all'indomani della condanna a Palazzo Chigi, sia dal nuovo Vittorio Emanuele III Napolitano che il 26 giugno ha invitato a colloquio e ricevuto al Quirinale il pluri inquisito e pluri pregiudicato Berlusconi. Un vero e proprio vertice politico durante il quale su "invito" di Napolitano l'ex premier ha prima confermato pieno sostegno al governo Letta e ha assicurato che le sue vicende giudiziarie non influiranno sull'esecutivo ma, subito dopo, ha di fatto rinfacciato a Napolitano un salvacondotto giudiziario lagnandosi col capo dello Stato di come sia inconciliabile "il senso di responsabilità che sto dimostrando per il bene del Paese" con "il tentativo di eliminarmi per via giudiziaria che è in corso". Un tentativo che pregiudicherebbe la "pacificazione nazionale" di cui il Colle è garante.
Non a caso, subito dopo il colloquio, Letta ha assicurato a Berlusconi che sulla questione dell'ineleggibilità al Senato il PD non giocherà brutti scherzi.
In ogni caso, le "continue fibrillazioni di governo" che tanto preoccupano Napolitano e Letta non sono certo destinate a diminuire nelle prossime settimane dal momento che il neoduce deve affrontare il processo sulla compravendita dei senatori a Napoli; nel frattempo potrebbe arrivare il verdetto della Cassazione sulla condanna a 4 anni e l'interdizione dai pubblici uffici per cinque anni rimediata dal neoduce al processo d'Appello per i diritti tv Mediaset; poi tocca al processo Unipol e poi ancora il verdetto della Cassazione sul Lodo Mondadori, tanto per citare i casi più eclatanti.

3 luglio 2013