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Nello spirito dell'8 Marzo lottiamo per l'emancipazione femminile, per abbattere il governo del neoduce Berlusconi e la terza repubblica, per l'Italia unita, rossa e socialista |
di Monica Martenghi*
L'8 Marzo, giornata internazionale delle donne, è oggi più attuale che mai. Perché sul nostro Paese si è abbattuta una grave crisi economica, finanziaria, politica e morale come mai si era conosciuta negli ultimi 60 anni, che sta massacrando le condizioni di vita e di lavoro delle masse popolari e quelle femminili in primo luogo. Perché mai come oggi vengono messi in discussione e cancellati i più elementari diritti economici, sociali e civili delle masse femminili conquistati in decenni di lotta. Perché mai come oggi il governo del neoduce Berlusconi e della terza repubblica alimenta forte il vento del maschilismo e del familismo mussolinano e le donne sono vittime di una infame violenza sessuale.
L'origine dell'8 Marzo
La giornata internazionale delle donne fu istituita nell'agosto 1910 alla Conferenza di Copenaghen, su proposta delle marxiste-leniniste russe ispirate da Lenin, per ricordare l'eccidio di 129 operaie della Cotton di New York arse vive nella fabbrica dove il padrone le aveva rinchiuse per rappresaglia. Fu poi la Conferenza delle donne comuniste (oggi si direbbe marxiste-leniniste) che nel 1929 decise che questa giornata si tenesse ogni anno l'8 Marzo in ricordo della prima manifestazione delle operaie di Pietroburgo contro lo zarismo che, in quel giorno del 1917, diede fuoco alle polveri della rivoluzione di febbraio, preludio della Grande Rivoluzione d'Ottobre.
L'8 Marzo ha dunque una chiara origine proletaria e marxista-leninista che affonda le sue radici nella condizione di sfruttamento capitalistico e vive e si alimenta nella lotta delle masse femminili e del movimento operaio per l'emancipazione delle donne e dell'intera umanità dalle catene dello sfruttamento dell'uomo sull'uomo e dell'oppressione della donna.
Questa giornata ci indica che la via per risolvere la questione femminile è quella maestra dell'emancipazione femminile e del socialismo.
Una emancipazione che non si riduce al semplice riconoscimento formale della parità di diritti fra uomo e donna, ma nella realizzazione della più assoluta eguaglianza economica, sociale, politica, giuridica, morale e culturale tra i due sessi, nelle piccole come nelle grandi cose, nella vita privata come nella vita pubblica.
La lotta per l'emancipazione femminile è parte integrante della lotta del proletariato per l'abbattimento del capitalismo e la conquista del potere politico, che è la madre di tutte le questioni.
La lotta per l'emancipazione comincia infatti nel capitalismo, passa attraverso tutta una serie di conquiste intermedie di carattere economico, politico, sindacale, sociale e civile, subisce un salto di qualità con l'avvento del socialismo e imbocca la via della risoluzione con la costruzione di questa nuova società. Solo il socialismo pone le basi materiali, oltreché giuridiche e statali, perché l'eguaglianza fra i sessi si realizzi in modo concreto. Solo il socialismo potrà far partecipare pienamente la donna al lavoro produttivo e sociale e strapparla alla schiavitù domestica socializzando il lavoro domestico e familiare per tutti, donne e uomini. Solo il socialismo opera culturalmente e materialmente per abbattere la famiglia borghese e cattolica cancellandone le norme giuridiche e statali e i presupposti economici, morali e sociali.
Le due leve
Le due leve fondamentali dell'emancipazione femminile sono il lavoro e la socializzazione del lavoro domestico. Due grandi battaglie ideali, politiche e rivendicative strategiche. Perché non c'è emancipazione senza indipendenza economica e una partecipazione larga e piena delle donne al lavoro sociale. Perché non c'è emancipazione senza strappare le donne alla schiavitù domestica che le subordina alla famiglia, al marito, le emargina, le abbrutisce, le esaurisce fisicamente, mentalmente e moralmente per 365 giorni l'anno.
Pur consapevoli che questi obiettivi potranno essere pienamente realizzati solo nel socialismo, queste due leve vanno impugnate contemporaneamente e fin da subito per infliggere colpi durissimi alla classe dominante borghese e al suo governo, al suo sistema economico e politico, alla sua organizzazione sociale e alla sua sovrastruttura ideologica e morale, alla concezione borghese e cattolica della donna, della famiglia e della vita; per combattere la politica economica e sociale liberista e privatizzatrice; per contrattaccare la campagna e la politica familista e mussoliniana; per far crescere la coscienza emancipatoria, anticapitalista e rivoluzionaria delle masse femminili.
Il femminismo
Non si può pensare di risolvere la questione femminile e di soddisfare i bisogni delle masse femminili teorizzando, come fanno le femministe, la necessità di togliere al lavoro produttivo la centralità per sostituirlo con la "riproduzione", ossia il lavoro di cura, mirando nella sostanza a una ridistribuzione fra i sessi del lavoro familiare e domestico. Una linea non solo impossibile, fermo restando il sistema capitalistico, ma sbagliata perché non pone il problema della proprietà privata capitalistica dei mezzi di produzione, su chi decide cosa, come e perché produrre e chi deve godere di ciò che viene prodotto. Sbagliata perché pone al centro il diritto alla "sussistenza" degli individui e non i bisogni e i diritti collettivi delle masse. In questo quadro è da respingere anche l'obiettivo del "reddito di esistenza" o di "autodeterminazione", proposto sempre dalle femministe, ossia un reddito da garantire dalla nascita a tutti, indipendentemente dalla condizione lavorativa, civile, di nazionalità, ecc. Esso infatti non sarebbe altro che una monetizzazione del lavoro domestico e familiare che continuerebbe a gravare esclusivamente sulle spalle delle donne.
Fin qui la linea femminile borghese e femminista ha prodotto solo gravi danni e fallimenti al movimento delle donne, a cominciare dalla deleteria teoria della "differenza sessuale" che di fatto ha spalancato le porte al familismo dilagante. O le teorie delle "pari opportunità" e della "conciliazione" dei tempi di lavoro con quelli di cura, che si sono risolte nella conservazione del doppio lavoro e della doppia schiavitù della donna, nella precarizzazione e nel lavoro e nel salario dimezzati per milioni di lavoratrici.
Il governo Berlusconi
I governi che si sono succeduti, sia di "centro-destra" che di "centro-sinistra", con il sostegno aperto del papa nero Ratzinger hanno così avuto buon gioco nell'imporre di nuovo al Paese la triade mussoliniana "dio, patria, famiglia" e il governo del neoduce Berlusconi e della terza repubblica è passato ora ad attaccare senza ritegno i diritti economici, sociali e civili acquisiti con l'obiettivo di farne tabula rasa.
Vanno in questo senso i primi provvedimenti del governo Berlusconi: la detassazione dello straordinario è stata finanziata con i fondi destinati ai progetti e ai centri contro la violenza sulle donne; è stata cancellata la legge contro le dimissioni in bianco; sta preparando l'abolizione del diritto alla pensione di vecchiaia a 60 anni per le donne per mandarle forzatamente in pensione a 65 anni come gli uomini; intende allargare l'impiego del lavoro notturno femminile e ridurre i tempi dei congedi di maternità. La politica dei tagli e delle privatizzazioni nei servizi essenziali, nella scuola, nella ricerca, nelle università, nella sanità colpiscono in larga misura posti di lavoro femminili, distruggono cosa resta del cosiddetto "Stato sociale" e il principio stesso dei diritti economici e sociali collettivi e universali peggiorando in primo luogo le condizioni di vita delle donne.
Sul piano dei diritti civili, l'aborto è sempre nel mirino, così come l'eutanasia e il testamento biologico. Del riconoscimento delle coppie di fatto non se ne parla neanche più. Sulle questioni etiche, morali e della ricerca scientifica si respira un'aria di vero e proprio nuovo Medioevo. Il nuovo Mussolini ha creato un clima nazionalista, patriottardo, militarista, razzista, xenofobo e maschilista che fra l'altro alimenta una inaudita e barbara violenza sulle donne.
La violenza sessuale
Il governo si è vergognosamente coperto dietro la violenza sulle donne per inasprire il controllo e la repressione poliziesca e giudiziaria, per fascistizzare e militarizzare ulteriormente il Paese, per riesumare la milizia mussoliniana attraverso le ronde. La violenza sulle donne in realtà non è figlia né dell'immigrazione né di un sistema giudiziario troppo debole con gli stupratori. Le radici delle violenze maschili sulle donne stanno nella cultura borghese e nella mancanza di diritti per le donne, considerate un oggetto sessuale e completamente subalterne al potere maritale e familiare. Non a caso la violenza sulle donne viene perpetrata soprattutto in famiglia, da parte di mariti, padri, fidanzati o ex partner. Essa cioè avviene in quella famiglia borghese e cattolica, fortemente gerarchizzata al suo interno, che il papa, la Cei e il governo vogliono imporre come modello di famiglia intoccabile ed eterno per tutti.
Col PMLI
Lottare per l'emancipazione femminile oggi significa innanzitutto e nell'immediato battersi contro la disoccupazione e la cassa integrazione crescenti, contro la precarizzazione e la "flessibilità", per un'occupazione stabile, a tempo pieno, a salario intero e sindacalmente tutelato per le donne; battersi contro la privatizzazione e la demolizione dei servizi sociali pubblici esistenti e rivendicare la costruzione di una fitta rete di servizi sociali, sanitari e scolastici pubblici garantiti e finanziati dallo Stato con particolare attenzione ai servizi per l'infanzia, gli anziani e i diversamente abili.
Lottare per l'emancipazione femminile oggi significa lottare per abbattere il governo Berlusconi e la terza repubblica e lanciarsi con forza nella lotta di classe per l'Italia unita, rossa e socialista.
Non cadiamo nelle illusioni parlamentariste ed elettoraliste seminate anche dai falsi partiti comunisti in vista delle prossime elezioni europee e amministrative.
Per realizzare tutti questi obiettivi occorre riunirsi dentro e intorno a un partito proletario rivoluzionario che sappia unire le battaglie immediate e a lungo termine, quelle per interessi specifici e di sesso e quelle generali in un'unica strategia rivoluzionaria per abbattere il sistema capitalistico, conquistare il potere politico da parte del proletariato e realizzare una nuova società socialista. Questo partito non è il PD, che è ormai diventato una colonna del regime neofascista né lo sono i vari partiti falsi comunisti, PRC, PdCI, Movimento per la sinistra, in testa, che hanno già mostrato la loro natura revisionista, riformista e liberale e la loro vocazione alla collaborazione governativa.
Questo Partito è il PMLI che da oltre trent'anni è fedele alla bandiera dell'emancipazione femminile e del socialismo e la tiene alta con fiducia. Ogni altra soluzione, come le iniziative della cosiddetta "unità dei comunisti", non è altro che una trappola per impedire ai fautori del socialismo, ai rivoluzionari e alle nuove generazioni che aspirano a un mondo nuovo di riunirsi nel e attorno al PMLI e di combattere realmente contro il capitalismo, le sue istituzioni e il suo governo, per il socialismo.
Buon 8 Marzo
"Le donne i giovani - ha sottolineato il compagno Giovanni Scuderi, nel suo Rapporto al recente 5° Congresso nazionale del Partito - sono stati le forze principali che hanno dato vita al PMLI e che ancora adesso ne costituiscono un motore propulsivo".
Noi invitiamo le fautrici del socialismo e dell'emancipazione femminile, le operaie coscienti e avanzate, le giovani rivoluzionarie a unirsi in gran numero e al più presto al PMLI per far diventare questo Partito un Gigante Rosso anche nel corpo capace di far partire la lotta di classe per abbattere il governo del neoduce Berlusconi e la terza repubblica e conquistare l'Italia unita, rossa e socialista.
Buon 8 Marzo, care compagne, militanti e simpatizzanti del Partito che già state facendo di tutto per realizzare questo grande e strategico obiettivo politico e organizzativo.
Buon 8 Marzo, operaie, lavoratrici, pensionate, cassintegrate, precarie, studentesse, migranti che ogni giorno patite le pene del capitalismo e dell'imperialismo ma che continuate con coraggio, generosità e forza a difendere i vostri diritti e di tutto il nostro popolo nelle fabbriche, nelle scuole, nelle università e nelle piazze.
Nello spirito dell'8 Marzo, lottiamo per l'emancipazione femminile, per abbattere il governo del neoduce Berlusconi e la terza repubblica, per l'Italia unita, rossa e socialista.
Con i Maestri e il PMLI vinceremo!
* Responsabile della Commissione per il lavoro femminile del CC del PMLI
25 febbraio 2009
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