In testa Berlusconi, Dell'Utri, Verdini e Cosentino 95 gli indagati tra i parlamentari uscenti Mentre le cosche parlamentari in lizza per le prossime elezioni politiche giurano di aver fatto "pulizia" e assicurano di presentare "liste pulite", tra i parlamentari uscenti si contano non meno di 95 tra deputati e senatori appartenenti a tutti gli schieramenti di destra, centro e "sinistra" borghesi che hanno condanne ancora non passate in giudicato o risultano indagati e/o sotto processo per reati gravi e infamanti che vanno dall'associazione mafiosa o camorristica alla corruzione, finanziamento illecito, frode fiscale, induzione alla prostituzione, peculato, abuso d'ufficio, bancarotta fraudolenta e chi più ne ha più ne metta. Il rischio concreto è che dopo il clamoroso naufragio della legge sulle "liste pulite" promessa da Monti, buona parte di questi "mariuoli" sarà ricandidato e sicuramente rieletto a palazzo Madama o Montecitorio; il resto, i pochi indifendibili, i più sputtanati e impresentabili saranno riciclati a livello regionale, provinciale o comunale. Di sicuro tutti, direttamente o indirettamente, grazie al consistente pacco di voti che sono in grado di controllare condizioneranno in modo determinante l'esito elettorale. In cima a questa speciale classifica svetta ovviamente il neoduce Berlusconi che, quantunque fino ad oggi sia riuscito ad evitare o annullare molti provvedimenti a suo carico grazie alle leggi ad personam scritte dai suoi avvocati, approvate dal parlamento nero e controfirmate senza fiatare dal Vittorio Emanuele III Napolitano, rischia nel 2013 una condanna definitiva a 4 anni per il caso Mediaset e una nuova sentenza negativa per la vicenda Ruby. Tra i casi più eclatanti in casa PDL spiccano: Marcello Dell'Utri, l'ex manager di Publitalia e fondatore di Forza Italia, senatore uscente, che rischia una pesante condanna per concorso in associazione mafiosa. Grazie all'esclusione dalla legge sull'incandidabilità di chi ha patteggiato una pena, per lui non conta il verdetto definitivo a 2 anni e 3 mesi per false fatture e frode fiscale che risale al '99. Ma sono i processi di Palermo i più imbarazzanti, soprattutto quello sul concorso in 416bis che lo ha visto subire una pena di 9 anni in primo grado poi ridotta a 7, fermata dalla Cassazione per un annullamento e il rinvio a un nuovo appello. Poi c'è Nicola Cosentino, salvato dall'arresto grazie al no della Camera nonostante un'accusa di concorso esterno in associazione camorristica. Quindi il coordinatore nazionale del partito Denis Verdini che addirittura sta materialmente selezionando i candidati, nonostante abbia tre inchieste con cui fare i conti. Quindi Aldo Brancher, Salvatore Sciascia, Alfonso Papa, Altero Matteoli, Gianfranco Micciché. In casa PD la pattuglia dei parlamentari indagati uscenti è guidata da Giovanni Lolli, aquilano, imputato per favoreggiamento, Nicodemo Oliverio, di Crotone, imputato per bancarotta fraudolenta, Vladimiro Crisafulli, siciliano di Enna, rinviato a giudizio per abuso d'ufficio. Tutti e tre hanno vinto le primarie. Ad essi si aggiungono altri vincitori i cui nomi sono però finiti nelle cronache giudiziarie. Si tratta di Bruna Brembilla, milanese, citata in un'indagine sulla 'ndrangheta; Andrea Rigoni, di Massa, condannato a 8 mesi per abuso edilizio, ma prescritto; Ludovico Vico, di Taranto, intercettato nell'inchiesta sull'Ilva; Antonio Papania, di Alcamo, che ha patteggiato una pena di due mesi per abuso di ufficio nel 2002. Nell'UDC il primo e più importante è il segretario del partito Lorenzo Cesa, nel 2001 condannato in primo grado a 3 anni e 3 mesi per le milionarie tangenti Anas, condanna poi annullata nel 2003 per un banale vizio di forma e poi definitivamente salvato dalla prescrizione. Al suo fianco Enzo Carra vecchia conoscenza di Tangentopoli, arrestato nel 1993 per falsa testimonianza nell'ambito dell'inchiesta sulla maxitangente Enimont e condannato prima a due anni e poi a 16 mesi dalla Corte d'Appello, sentenza poi confermata anche dalla Cassazione. Tra gli scranni parlamentari UDC siedono anche Francesco Bosi, indagato per abuso d'ufficio, Giuseppe Naro, che negli anni Novanta colleziona una condanna per abuso d'ufficio e in altri due casi beneficia della prescrizione e oggi è implicato nel filone Enav della vicenda Finmeccanica, e il senatore Vincenzo Galioto, condannato in primo grado a trenta mesi per falso in bilancio come amministratore delegato dell'Amia, l'azienda palermitana di smaltimento dei rifiuti. Per non parlare del boss politico di Benevento e ex ministro di Prodi alla Giustizia Clemente Mastella e dell'ex IDV Americo Porfidia o dell'ex ministro Calderoli e il capogruppo della Lega Bricolo coinvolti nello scandalo dei fondi pubblici ai partiti. 23 gennaio 2013 |