Nasce in Egitto il parlamento alternativo È costituito dalle forze di opposizione al faraone Morsi Il prossimo 27 aprile si dovrebbero tenere le nuove elezioni politiche indette dal presidente Mohamed Morsi dopo che la Corte costituzionale aveva annullato quelle del 2011 ma i gruppi di opposizione hanno annunciato che le boicotteranno. Il 5 marzo non avevano voluto incontrare per protesta il segretario di Stato americano John Kerry, in visita al Cairo, e annunciavano la formazione di un "Parlamento popolare" nella città industriale e operaia di Mahalla al-Kubra. Una assemblea che secondo il partito el-Dostour, guidato dal liberale Mohammed el-Baradei, "allargherà gli obiettivi dell'impegno del popolo in politica". Per essere membri di questo Parlamento alternativo basterà essere cittadini egiziani e la sua attività viaggerà in parallelo con l'assemblea del Cairo. Una esperienza già sperimentata nel 2010 quando le forze di opposizione avevano costituito un Parlamento alternativo per protestare contro le ultime elezioni farsa parlamentari del dittatore Mubarak. L'iniziativa politica parallela a quella del governo le opposizioni l'avevano organizzata anche in occasione del recente referendum costituzionale quando nei seggi aperti nelle piazze la consultazione aveva registrato il rifiuto della Costituzione varata dal governo guidato dalla formazione del Fratelli musulmani e approvata a maggioranza nella consultazione ufficiale. Le elezioni politiche si dovrebbero tenere il 27 aprile anche se rispetto alla data annunciata da Morsi lo scorso 22 febbraio, non appena la Shura, la camera alta del parlamento, aveva approvato la nuova legge elettorale, già pende una decisione di sospensione da parte del tribunale amministrativo della capitale. I giudici hanno sottolineato che la Corte costituzionale non ha ancora definitivamente approvato le modifiche alla costituzione da parte della Shura che ha acquisito i poteri legislativi solo nello scorso dicembre. Il faraone Morsi ha fretta di chiudere la partita elettorale, le opposizioni non ci stanno e la formazione che le raccoglie, il Fronte di salvezza nazionale, ha annunciato il boicottaggio denunciando che "l'insistenza a indire elezioni in presenza di tensione sociale e della fragilità dello stato e prima di trovare un'intesa nazionale è irresponsabile e infiammerà ancora di più la situazione". Una situazione già infiammata dalla vicenda del processo ai responsabili del massacro allo stadio di Port Said del febbraio 2011, costato la vita a 74 persone, quando i militari inviarono la polizia locale e "tifosi" della squadra locale dell'al-Masri a aggredire gli ultras della squadra del Cairo al-Ahly attivi protagonisti della rivolta di piazza Tahrir. E dalle iniziative liberticide del faraone Morsi, non ultima quella della nomina governativa dei dirigenti sindacali della Federazione egiziana dei sindacati (Etuf). Col decreto dello scorso 22 novembre che gli assegnava poteri quasi dittatoriali Morsi ha potuto modificare anche la legge che regola le unioni sindacali e ha rimosso tutti i dirigenti del comitato esecutivo al di sopra dei 60 anni nominati durante la dittatura di Mubarak. Le opposizioni non contestano la cacciata dei sindacalisti corrotti ma il fatto che i loro sostituti siano stati scelti con decreto del ministro del Lavoro, Khaled al-Azhari del partito dei Fratelli musulmani Libertà e giustizia. Dei 24, componenti il comitato esecutivo resteranno solo 3 componenti indicati dai movimenti sindacali indipendenti. Un metodo che non riforma le istituzioni e i centri di potere della dittatura di Mubarak ma che sostituisce solo le persone e mantiene il controllo dell'esecutivo su di esse. Per fronteggiare nel caso le tante formazioni sindacali indipendenti nate sotto la spinta della rivolta del gennaio 2011 che portò alla caduta di Mubarak. 13 marzo 2013 |