Friedrich Engels: "Per la morte di Karl Marx" Il commosso cordoglio del proletariato internazionale a Marx Devo rendere conto di alcune manifestazioni che mi sono ancora giunte in ritardo in occasione di questo lutto e che dimostrano quanto sia stata generale la partecipazione ad esso. Il 20 marzo alla signorina Eleanor Marx è stato trasmesso dalla redazione del Daily News il seguente telegramma in lingua francese: "Mosca 18 marzo. Redazione Daily News, Londra. Abbiate la bontà di trasmettere al signor Engels, autore di La classe operaia in Inghilterra e amico intimo del defunto Karl Marx, la nostra preghiera di voler deporre sulla bara dell'indimenticabile autore del Capitale una corona con la seguente scritta: 'A colui che ha difeso i diritti degli operai nella teoria e li ha fatti valere nella pratica, gli studenti dell'Accademia agraria Petrovski di Mosca'. Il signor Engels è pregato di comunicare il suo indirizzo e il prezzo della corona; la somma gli verrà immediatamente trasmessa. Gli studenti dell'Accademia Petrovski di Mosca. Il telegramma è arrivato comunque troppo tardi per i funerali, avvenuti il 17. Inoltre l'amico P. Lavrov a Parigi mi ha mandato un assegno di 124,50 franchi, equivalenti a 4.18.9 lire sterline, inviato dagli studenti dell'Istituto tecnologico di Pietroburgo e da studentesse russe, pure per una corona sulla tomba di Karl Marx. In terzo luogo il Sozialdemokrat comunicava la settimana scorsa che studenti di Odessa desideravano pure che fosse deposta a loro nome una corona sulla tomba di Marx. Siccome il denaro inviato da Pietroburgo è più che sufficiente per tutte e tre le corone, mi sono permesso di usufruirne anche per le corone di Mosca e di Odessa. L'esecuzione delle scritte, che qui sono una cosa piuttosto insolita, ha causato qualche ritardo, ma la deposizione avverrà all'inizio della prossima settimana, dopo di che sarò in grado di rendere conto al Sozialdemokrat del denaro ricevuto. Da Solingen ci è pervenuta attraverso la locale Associazione culturale operaia comunista una grande e bella corona: "Sulla tomba di Karl Marx - gli operai dell'industria delle forbici, dei coltelli e delle spade di Solingen". Quando l'abbiamo deposta il 24 marzo, abbiamo trovato che una mano sacrilega aveva tagliato e rubato dalle corone del Sozialdemokrat e della Associazione culturale operaia comunista i lunghi nastri dei fiocchi di seta rossa. La denuncia sporta al consiglio d'amministrazione non ha giovato a nulla, ma varrà almeno per la difesa in avvenire. Un'associazione slava in Svizzera "spera che alla memoria di Karl Marx venga dedicato un particolare ricordo con la creazione di un fondo internazionale, recante il suo nome, per il soccorso alle vittime della grande lotta di emancipazione come anche per l'incremento di questa lotta stessa" e manda un primo contributo che intanto conservo personalmente. La sorte di questa proposta dipende naturalmente in prima linea dal consenso che troverà, ed è per questo che la pubblico qui. Per contrapporre qualche cosa di concreto alle voci false che circolano nei giornali, comunico i seguenti brevi particolari sul decorso della malattia e sulla morte del nostro grande capo teorico. Guarito quasi completamente da una vecchia malattia di fegato grazie a una cura a Karlsbad ripetuta tre volte, Marx non soffriva più che di una malattia cronica allo stomaco e di esaurimento nervoso che si manifestava con dolori di capo ma essenzialmente con una tenace insonnia. I due mali sparivano più o meno dopo il soggiorno estivo in una località balneare o di cura climatica e ricomparivano più molesti soltanto dopo il capo d'anno. Un mal di gola cronico, una tosse che pure contribuiva all'insonnia e una bronchite cronica nell'insieme disturbavano meno. Eppure dovette soccombere proprio a questi mali. Quattro o cinque settimane prima della morte di sua moglie fu preso improvvisamente da una pleurite acuta combinata con una bronchite e una polmonite incipiente. La cosa era molto pericolosa ma ebbe un decorso benigno. Fu poi mandato dapprima all'isola di Wight (inizio 1882) e in seguito ad Algeri. Durante il viaggio faceva freddo ed egli arrivò ad Algeri con una nuova pleurite. Ciò non avrebbe importato molto in condizioni normali. Ma l'inverno e la primavera furono ad Algeri freddi e piovosi come mai erano stati; in aprile si tentò invano di riscaldare la sala da pranzo! Così il risultato finale fu un peggioramento complessivo della salute anziché un miglioramento. Mandato da Algeri a Montecarlo (Monaco) Marx vi giunse, causa una traversata fredda e umida, con una terza benché più leggera pleurite. E perdurava il cattivo tempo che sembrava avesse portato con sé espressamente dall'Africa. Anche qui, dunque, lotta contro una nuova malattia invece di rinvigorimento. Verso l'inizio dell'estate andò da sua figlia, la signora Longuet, a Argenteuil, e di qui usufruì dei bagni sulfurei della vicina Enghien contro la sua bronchite cronica. Nonostante l'estate continuamente umida, la cura riuscì lentamente, ma soddisfece i medici. Questi lo mandarono allora a Vevey sul lago di Ginevra, e là soprattutto si ristabilì, tanto che gli fu permesso un soggiorno invernale, se pure non a Londra, almeno sulla costa meridionale inglese. Qui volle finalmente riprendere i suoi lavori. Quando in settembre ritornò a Londra aveva un aspetto sano e fece spesso in mia compagnia la salita della collina di Hampstead (circa 300 piedi più alta della sua abitazione) senza risentirne disagio. All'approssimarsi delle nebbie di novembre, fu mandato a Ventnor, la punta meridionale dell'isola di Wight. Subito l'accolsero di nuovo tempo umido e nebbia; conseguenza inevitabile: rinnovato raffreddore, tosse, ecc., in breve, snervante consegna in camera invece del corroborante movimento all'aria aperta. Ed ecco la morte della signora Longuet. Il giorno seguente (12 gennaio) Marx venne a Londra con una bronchite acuta. Ben presto sopraggiunse una laringite che gli rendeva quasi impossibile la deglutizione. Lui che sapeva sopportare con stoica impassibilità i più forti dolori, preferiva bere un litro di latte (che per tutta la vita aveva avuto in orrore) piuttosto di mangiare la corrispondente quantità di nutrimento solido. In febbraio si sviluppò un'ulcera polmonare. Le medicine non avevano più alcuna efficacia in questo organismo da quindici mesi saturo di medicine; tutt'al più provocavano maggiore inappetenza e indebolimento delle funzioni digestive. Dimagriva visibilmente, quasi di giorno in giorno. Tuttavia la malattia nel suo insieme ebbe un decorso relativamente favorevole. La bronchite era quasi superata, la deglutizione diventava più facile. I medici davano le migliori speranze. Ed ecco che - tra le 2 e le 3 era il tempo più propizio per vederlo - trovo d'un tratto la casa sciolta in lacrime: era così debole, pareva che fosse imminente la fine. Eppure, ancora quella malattia, aveva preso con appetito vino, latte e brodo. La vecchia, fedele Lenchen Demuth, che aveva allevato dalla culla tutti i suoi figli ed era in casa da quarant'anni, sale da lui, scende subito: "Venga con me, è assopito". Quando entrammo si era addormentato, ma per sempre. Non è possibile desiderare una morte più dolce di quella che Karl Marx ha incontrato nella sua poltrona. E infine ancora una buona notizia: Il manoscritto per il secondo volume del Capitale è conservato per intero. Non sono ancora in grado di giudicare in quale misura sia pronto per la stampa nella forma presente: sono più di 1.000 pagine in folio. Ma il Processo di circolazione del capitale e La formazione del processo complessivo sono pronti in un'elaborazione che data dagli anni 1867-70. Esiste l'inizio di un'elaborazione posteriore, come anche un ricco materiale di estratti critici, specialmente sulle condizioni della proprietà fondiaria russa, di cui forse una buona parte potrà essere utilizzata. Con disposizione orale ha nominato sua figlia minore Eleanor e me esecutori del suo lascito letterario. Londra, 28 aprile 1883 (F. Engels, Per la morte di Karl Marx, pubblicato sul Sozialdemokrat di Zurigo, n. 19, 3 maggio 1883, Ricordi su Marx, Edizioni Rinascita, pagg. 138-142) |