Nonostante la pioggia battente oltre 100 mila manifestanti invadono il capoluogo partenopeo Immenso e straordinario corteo popolare a Napoli contro il genocidio ambientale e sanitario Le Mamme Vulcaniche e le mamme brindisine di "Passeggino Rosso" cantano per tutto il corteo Bella Ciao. Fischiati Napolitano e il cardinale Sepe. Cartelli con le facce dei politicanti borghesi responsabili del disastro ambientale e sanitario. Successo dell'esordio del neonato Comitato "Attivisti campani in difesa di salute e ambiente" Cacciato alla coda del corteo il gonfalone del Comune di Napoli Dal corrispondente della Campania Sembrava quasi impossibile bissare il successo della grande partecipazione popolare alla manifestazione regionale dello scorso 26 ottobre, invece centinaia di migliaia di manifestanti hanno invaso, sabato 16 novembre, le strade della città di Napoli. Un fiume in piena, nonostante la pioggia continua abbia cercato di rendere difficile la marcia combattiva di oltre 100.000 manifestanti che si sono dati appuntamento alle 14,30, davanti alla stazione ferroviaria di Piazza Garibaldi, dove è partito, di lì a poco, il corteo composto da manifestanti della Campania e da varie regioni del Paese per dire no alle politiche criminali e assassine portate avanti delle istituzioni locali e nazionali in camicia nera sulla questione dello smaltimento dei rifiuti, della devastazione ambientale e del biocidio in Campania. Proprio come un fiume, il corteo si è ingrossato dirigendosi lungo il Rettifilo per poi imboccare piazza Bovio, via Guglielmo San Felice, via Medina, piazza Municipio e di li diritti verso la meta di piazza del Plebiscito. Un corteo ricco di striscioni, cori, canti, slogan contro i responsabili politici del biocidio: alla testa svettavano cartelli coi volti dei responsabili politici della catastrofe ambientale in Campania. Gli ex governatori, come il fascista Antonio Rastrelli (all'epoca An) e il rinnegato Antonio Bassolino, i prefetti Catenacci e Panza, i super commissari Guido Bertolaso e Gianni De Gennaro ma anche tanti slogan mirati all'indirizzo della politica sui rifiuti dell'attuale governatore della regione, Stefano Caldoro e del suo sodale assessore all'ambiente Romano. Sotto ogni foto dei politicanti c'èra scritto "colpevole di biocidio". Un fiume in piena Spunta anche il sindaco De Magistris ma si defila in pochi secondi alla notizia che gli organizzatori della manifestazione hanno cacciato alla coda del corteo il gonfalone del comune da lui governato. Dunque un fiume in piena di manifestanti, composto da genitori che hanno perso i propri figli in tenera età per cancro o leucemia, fino ai medici per l'ambiente, ai parroci di periferia, alle associazioni cattoliche, dai comitati NO inceneritore fino a quelli contro il gassificatore di Capua e contro le centrali a biomasse dell'alto casertano, agli studenti medi e universitari, fino ai sindacati (Fiom, Usb e Cobas) impegnati sul fronte della coniugazione del lavoro con le tematiche ambientali. Significativi alcuni spezzoni come quello organizzato e agguerrito delle combattive Mamme Vulcaniche di Boscoreale che per tutto il corteo, insieme alle mamme brindisine di "Passeggino Rosso", hanno lanciato slogan antigovernativi e in favore dell'ambiente e salute, cantando poi interrottamente la canzone partigiana Bella Ciao. Al corteo ha fatto esordio il neonato comitato "Attivisti campani in difesa di salute e ambiente" che ha riscontrato subito un ottimo successo tra le masse in lotta sia per le qualificate parole d'ordine portate in piazza ed esposte in un bellissimo e folgorante striscione con su scritto:"Unifichiamo le lotte per difendere salute e ambiente - Bonifiche - raccolta differenziata - Sotto il controllo popolare", sia nel lancio di slogan in favore della raccolta differenziata e contro la politica dell'incenerimento dei rifiuti. Il comitato ha peraltro aggregato, durante tutto il percorso della manifestazione, numerosi manifestanti e discusso con loro delle sue proposte, rivendicazioni ed obbiettivi in merito alla battaglia per difendere salute e ambiente. Al combattivo e qualificato spezzone degli "Attivisti campani in difesa di salute e ambiente" hanno partecipato attivamente diverse compagne e compagni delle istanze locali e della regione del nostro Partito. Fischiato e contestato Napolitano Durante il corteo è stata anche rivendicata la prospettiva unitaria di lotta delle varie comunità impegnata a difesa della salute e l'ambiente e contro le grandi opere inutili e le speculazioni capitalistiche sui territori: NoTav, NoMuos, NoTriv, NoCarbone di Brindisi e Taranto (che hanno inviato una delegazione al corteo). In piazza del Plebiscito, dopo due ore e 50 di marcia il corteo arriva alla sua meta: qui esplode la dura contestazione da parte dei manifestanti proprio quando il parroco di Caivano fa cenno all'incontro avuto con Napolitano, sono partiti dalla piazza migliaia di fischi e cori contro il nuovo Vittorio Emanuele III, accusato anche con l'epiteto di "assassino" (è fino troppo chiara il riferimento alla sua qualifica di Ministro degli Interni nel 1997, allorquando il camorrista Schiavone raccontava in Commissione parlamentare la sua verità, che coinvolgeva gli apparati dello Stato ed capitalisti nel biocidio campano, resoconti segregati e che non furono mai posti al centro di una prospettiva risolutrice di tale disastro da parte delle istituzioni borghesi). Fischi anche per l'arcivescovo di Napoli, Crescenzio Sepe, nonostante il parroco di Caivano, Patriciello dica che la Curia napoletana è vicina alla gente. Controllo popolare sui rifiuti e sulle bonifiche La manifestazione si conclude con la lettura in piazza della piattaforma unitaria del 16 novembre. Una lunga piattaforma che rivendica in primis il controllo popolare; bonifiche vere e controllate in ogni segmento decisionale ed operativo, con l'espulsione netta dai bandi di gara di chi ha inquinato; mappatura dei siti inquinati; valorizzazione e tutela dei prodotti agricoli di qualità (oggetto di strumentali campagne denigratorie e terroristiche); la cristallizzazione del sacrosanto principio del "chi ha inquinato deve pagare", con riferimento anche ai segmenti imprenditoriali coinvolti nel biocidio; proposte di modifiche normative e l'introduzione del reato di ecocidio e la previsione di una deroga agli stringenti parametri di bilancio europei per gli investimenti pubblici da riversare sulle bonifiche; la netta contrarietà alle leggi speciali ed alle strutture commissariali che sono stati l'humus perfetto in cui hanno prosperato collusioni, clientelarismo, corruzione, criminalità; un netto no anche alla militarizzazione del territorio che non ha mai risolto alcun problema allorquando è stata disposta; una nuova sanità pubblica ove viga il principio di precauzione e dove vengano dispiegate strategie di prevenzione, osservazione ed accesso gratuito ai protocolli di prevenzione sanitaria per i tumori; un nuovo ed alternativo piano di gestione dei rifiuti, che preveda il rifiuto della loro combustione - in ogni sua forma - e si basi sulle quattro "R": riduzione, raccolta differenziata porta a porta, riuso e riciclo; si chiede inoltre il ritiro immediato del bando di gara per l'inceneritore di Giugliano e degli altri impianti a combustione di rifiuti, compresa la progressiva chiusura di quello di Acerra; protocolli e procedure per controllare e porre fine ai traffici illeciti dei rifiuti e quindi ai roghi tossici; una riconversione ecologica della Campania che sappia coniugare salute e diritti, lavoro e sviluppo del territorio. Per il 30 novembre è stata indetta una assemblea pubblica a Napoli, in Piazza del Plebiscito, proprio per alimentare un momento allargato di confronto ed analisi sulla gigantesca manifestazione del 16 novembre, ma anche sulla programmazione dell'agire prossimo futuro del fiume e sulla proposta che è stata lanciata per una grande manifestazione nazionale a Roma sui temi dell'ambiente, salute e lavoro. 20 novembre 2013 |