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36° Anniversario della fondazione del Partito marxista-leninista italiano
Lottiamo per cambiare davvero l'Italia |
di Giovanni Scuderi*
La planetaria crisi economica e finanziaria del capitalismo, peggiore di quella del 1929, si è scaricata interamente sulle spalle dei lavoratori e delle masse popolari. Più disoccupati e licenziati, più cassaintegrazione, più poveri, più senza casa, più tagli alla sanità, ai servizi sociali, ai servizi pubblici e all'istruzione, più caro vita, più tasse e imposte, più evasione fiscale, più precarietà, più alta età pensionabile, più disuguaglianze sociali, di reddito, territoriali e di sesso, più divario tra Nord e Sud, più omofobia e femminicidio, più accordi sindacali separati, più tagli alla democrazia sindacale, ai diritti sindacali e alla contrattazione nazionale, più potere padronale e discriminazione sindacale nelle fabbriche e nei luoghi di lavoro, più suicidi per difficoltà economiche. Una macelleria sociale che non ha precedenti dal dopoguerra.
I risultati elettorali
Cova la rivolta popolare contro questa insopportabile situazione. Intanto alle elezioni politiche del 24-25 febbraio è stato sonoramente sconfitto il governo del tecnocrate liberale borghese Monti, che continua a curare gli affari della classe dominante borghese nonostante sia dimissionario. La lista "Scelta civica con Monti" ha ottenuto poco meno di 3 milioni di voti, che corrispondono al 6% dell'intero corpo elettorale. L'UDC dell'ambizioso democristiano Casini dal 4,4% ottenuto alle elezioni del 2008, è passata all'1,3%. Futuro e Libertà del fascista ripulito Fini ha preso lo 0,3% e quindi non è rientrata in parlamento.
Anche gli altri due partiti che sostenevano il governo Monti sono stati fortemente puniti. Il PD dell'ex "rivoluzionario" militante di Avanguardia operaia Bersani ha perso circa il 28% dell'elettorato del 2008, equivalente a 3.451.119 voti. Il PDL del neoduce Berlusconi ha perso 6.296.797 voti pari a meno 46% del 2008.
Anche i partiti a sinistra del PD sono stati puniti dall'elettorato. SEL del trotzkista neoliberale Vendola ha ottenuto il 2,3% dell'intero corpo elettorale, perdendo 48 mila voti rispetto alle regionali del 2010. I falsi partiti comunisti del trotzkista Ferrero e dell'arcirevisionista Diliberto, inghiottiti dalla palude dell'elettoralismo borghese, non sono riusciti, nemmeno questa volta, a rientrare in parlamento, quantunque si fossero mimetizzati dietro la lista "Rivoluzione civile" del magistrato Ingroia, che non entra in parlamento, così come l'IDV di Di Pietro e i Verdi di Bonelli.
L'unica lista, che peraltro si è presentata per la prima volta alle elezioni politiche, che ha avuto un vero successo è quella del milionario qualunquista di destra Beppe Grillo. Il Movimento 5 stelle infatti ha ottenuto 8.689.168 voti sottratti per lo più, secondo certi istituti di analisi, all'astensionismo (2 o 3 milioni), al "centro-sinistra" (2,5 milioni) e al "centro-destra" (3,1 milioni).
Una valvola di sfogo elettorale per chi è schifato dai partiti tradizionali e dalle loro porcherie e chiede a gran voce il cambiamento. Senza però rendersi conto che il M5S è un nuovo puntello del sistema capitalistico in decadenza. L'ha dichiarato candidamente Grillo con queste parole: "Io canalizzo la rabbia e i partiti dovrebbero ringraziarmi". "Non voglio sostituire una classe politica con un'altra".
Si dice che l'Italia è divisa elettoralmente in tre parti composte da PD, PDL e M5S, ignorando volutamente che esiste una importante quarta parte formata dagli astensionisti. Il primo "partito", nel 2008 era il terzo, composto da ben 12.931.661 elettrici ed elettori, che corrisponde al 27,5% dell'intero corpo elettorale. Ovviamente non sono tutti di sinistra, ma è altrettanto certo che tutti quanti hanno sfiduciato i partiti del regime e il parlamento.
Sulla base dei risultati elettorali, risaltano chiaramente tre cose. La prima. Il comportamento presidenzialista, golpista e anticostituzionale del rinnegato Napolitano, con particolare riferimento alla costituzione del governo Monti e a quello post-elettorale, che si vuole in tutti i modi di "larghe intese" con al centro il PD e il PDL, conferma che di fatto l'Italia è divenuta una repubblica presidenziale, un regime neofascista, in cui la democrazia borghese e le sue regole vengono regolarmente violate, quando non fanno comodo ai circoli dominanti finanziari, bancari, industriali, economici, istituzionali italiani e dell'Unione europea imperialista.
La seconda cosa. La classe dominante borghese, frantumata in tante frazioni e partiti, si trova in serie difficoltà a formare un nuovo governo. Il presidente della Repubblica Napolitano ha aperto la strada al suo successore per formare un governo che vada bene al PD e al PDL, ma non si può prevedere se questo disegno andrà in porto. Dipenderà anche dal nuovo presidente della Repubblica, che dovrebbe scaturire da un eventuale accordo tra Bersani e Berlusconi. In ogni caso presumibilmente l'asse politico borghese si sposterà a destra, poiché ormai tutti i partiti parlamentari vogliono "riformare" il vigente assetto costituzionale.
Un vero cambiamento
La terza cosa chiara uscita dalle elezioni è che la stragrande maggioranza dell'elettorato vuole assolutamente un cambiamento generale del comportamento dei partiti parlamentari, delle istituzioni e del governo nei confronti delle masse popolari. Chiede con forza e determinazione che tutto sia fatto a favore del popolo.
Una giusta, necessaria e sacrosanta richiesta. Ma come è possibile che ciò avvenga se non si mette in discussione il capitalismo sostenuto e servito da questi stessi partiti, istituzioni e governo? Questo è il nodo da sciogliere per arrivare a un vero cambiamento.
Settori sempre più vasti delle masse, specie giovanili, hanno già preso coscienza che bisogna fare i conti col capitalismo e cominciano a combatterlo apertamente nelle piazze. Ma non hanno un'alternativa. Non sanno cioè proporre un nuovo tipo di società. Perché non conoscono la teoria rivoluzionaria anticapitalista, che si può apprendere solo studiando le opere di chi l'ha elaborata e messa in pratica, i cui nomi sono Marx, Engels, Lenin, Stalin, Mao.
Per cominciare a chiarirsi le idee basterebbe leggere il "Manifesto del Partito comunista" di Marx ed Engels. Tenendo presente ciò che ha detto Mao su Marx: "Marx ha partecipato alla pratica del movimento rivoluzionario e, in più, ha creato la teoria della rivoluzione. Partendo dalla merce, l'elemento più semplice del capitalismo, egli ha studiato accuratamente la struttura economica della società capitalistica. La merce era ogni giorno sotto gli occhi di milioni di uomini; essi se ne servivano, ma non si rendevano conto di che cosa rappresentasse. Soltanto Marx ha sottoposto la merce ad uno studio scientifico. Egli ha, compiuto un enorme lavoro di ricerca sul processo reale di sviluppo della merce e ha tratto da questo fenomeno universale una teoria veramente scientifica. Egli ha studiato la natura, la storia e la rivoluzione proletaria, e ha creato il materialismo dialettico, il materialismo storico e la teoria della rivoluzione proletaria. Così Marx è diventato uno degli intellettuali più completi, l'espressione più alta dell'intelligenza umana. C'è perciò una differenza radicale fra lui e coloro che hanno soltanto conoscenze libresche. Marx ha compiuto nel corso della lotta pratica inchieste e studi accurati, ha generalizzato il tutto e ha verificato nel corso della lotta pratica le conclusioni alle quali era giunto" (Rettificare lo stile di lavoro del Partito, 1 febbraio 1942, Opere scelte, Ed. in lingue estere di Pechino, Vol. III, pag. 36).
Per cambiare davvero l'Italia non c'è altra strada che quella di combattere contro il capitalismo, ma non basta. Occorre anche lottare per conquistare la società dei lavoratori, ossia il socialismo. Il che vuol dire accumulare le forze necessarie per la rivoluzione proletaria in modo da fare tabula rasa del capitalismo e delle sue istituzioni, cacciare la borghesia dal potere, istituire il sistema economico socialista senza più proprietà privata e sfruttamento dell'uomo sull'uomo, creare un nuovo ordinamento statale al servizio del popolo e instaurare il potere degli operai, che si chiama dittatura del proletariato.
Il problema è che nel tempo, per colpa dei falsi partiti comunisti e non essendoci più degli autentici paesi socialisti, quali erano l'Urss di Stalin e la Cina di Mao, è stata persa la memoria del socialismo. Inoltre nessuna delle attuali forze parlamentari è favorevole al socialismo, che anzi combattono. Nemmeno il Movimento di Grillo e Casaleggio le cui cinque stelle sono acqua pubblica, mobilità sostenibile, sviluppo, connettività e ambiente, non quindi l'anticapitalismo e il socialismo.
I compiti del PMLI
L'unico partito che in Italia crede nel socialismo, lo propaganda e lavora per il suo avvento è il PMLI. E lo fa instancabilmente da 36 anni, non contando i 10 anni precedenti alla fondazione, sicuro che prima o poi riuscirà a far conoscere, apprezzare e condividere la sua proposta alla classe operaia, a tutti gli sfruttati e gli oppressi e alle ragazze e ai ragazzi che vogliono un nuovo mondo.
Altri, a parole, solo ora, improvvisamente, senza dare alcuna spiegazione sulle trascorse posizioni riformiste, parlamentariste, governative e antistaliniste, inneggiano al socialismo, alla dittatura del proletariato, alla rivoluzione proletaria e a Stalin. Si tratta di Comunisti sinistra popolare-Partito comunista del trozkista e opportunista Marco Rizzo, sostenuto dai partiti comunisti revisionisti greco, coreano del Nord, cubano e vietnamita e dal governo della "sinistra" borghese venezuelana, e propagandato dai media della destra borghese italiana. Ma non è credibile e affidabile in quanto ignora Mao, il suo pensiero e la sua opera, in particolare la Grande Rivoluzione culturale proletaria.
Una nuova manovra della borghesia per oscurare il PMLI e contendergli lo spazio. Non le basta il cordone sanitario che fin dalla sua nascita gli ha stretto attorno. Ma ciò non ci impressiona. Continueremo a fare quello che abbiamo fatto sempre, migliorandolo in base alle esperienze e alle conoscenze via via acquisite.
Dobbiamo approfondire il lavoro di radicamento nei luoghi di lavoro, di studio e di vita, studiare assiduamente il marxismo-leninismo-pensiero di Mao e la linea ideologica, politica, organizzativa, sindacale, studentesca di massa del Partito in base ai problemi che abbiamo da risolvere, moltiplicare i volantinaggi e i banchini.
Dobbiamo occuparci quotidianamente dei problemi che assillano le masse, soprattutto operaie, lavoratrici, disoccupate, precarie, pensionate e studentesche. Al primo posto dobbiamo mettere la lotta per il lavoro.
Dobbiamo soffiare su ogni vento di rivolta anticapitalista, antigovernativa e antistituzionale. Dobbiamo incoraggiare le masse a usare tutti i metodi di lotta, legali e illegali, pacifici e violenti, che ritengono utili e necessari per raggiungere i loro giusti obiettivi. La lotta di classe per noi è insostituibile. L'unica che possa far avanzare l'emancipazione del proletariato e il progresso sociale.
Il massimo e principale sforzo dobbiamo produrlo sul fronte operaio e sindacale e sul fronte studentesco, come ha deciso l'ultimo Congresso nazionale del Partito. Dobbiamo diventare nel tempo dei leader operai e studenteschi.
Dobbiamo decuplicare gli sforzi per fare del PMLI un Gigante Rosso anche nel corpo, coscienti che la lotta di classe contro il capitalismo e per il socialismo ha assolutamente bisogno di un forte e radicato Partito, unito, compatto, centralizzato, in cui vige il centralismo democratico, la critica e l'autocritica, la lotta contro ogni manifestazione di revisionismo, di riformismo, di parlamentarismo e di pacifismo.
Quello che facciamo lo dobbiamo fare con lo stesso spirito ed entusiasmo, con la stessa decisione e abnegazione del 9 Aprile 1977, quando fondammo il PMLI. Grazie compagne e compagni della prima e delle successive ore per tutto quello che avete fatto, state facendo e continuerete a fare per il nostro amato Partito, nostra guida e nostro educatore. Tutto per il PMLI, il proletariato e la causa del socialismo. Doniamo la nostra vita alla lotta di classe contro il capitalismo, per il socialismo.
Compagne e compagni anticapitalisti, lottiamo per cambiare davvero l'Italia!
Compagne e compagni, militanti e simpatizzanti del PMLI, avanti con forza e fiducia verso l'Italia unita, rossa e socialista!
Coi Maestri e il PMLI vinceremo!
* Segretario generale del PMLI
10 aprile 2013
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