L'Ue boccia l'Imu "iniqua e non progressiva" La Commissione Europea però approva l'aumento delle rendite catastali anche se preferirebbe l'uso dei valori di mercato Lo scorso 8 gennaio la Commissione europea ha pubblicato il Rapporto 2012 su Occupazione e sviluppi sociali, nel quale l'Ue analizza l'impatto della crisi economica sulla disoccupazione e sulla povertà negli Stati membri dell'Unione europea. Il rapporto, che si propone l'obiettivo di "informare il pubblico" (ma reso disponibile esclusivamente in inglese), ha dedicato un intero riquadro alle tasse italiane sugli immobili. Secondo la Commissione europea l'Imu (Imposta Municipale Unica), introdotta nel 2012 dal governo di Mario Monti, "dovrebbe avere un impatto più progressivo sulla distribuzione del reddito". Il rapporto precisa che in Italia "le tasse sulla proprietà non hanno impatto sulla disuguaglianza sociale" e "sembrano aumentare leggermente la povertà in Italia". Secondo Bruxelles, l'impostazione dell'Imu comprenderebbe anche alcuni aspetti di equità, tra i quali la differenziazione del tasso di imposizione tra prima e seconda casa, le deduzioni supplementari in caso di figli a carico e l'aggiornamento dei valori catastali. Altri aspetti dell'imposta sugli immobili andrebbero invece "ulteriormente migliorati per aumentarne la progressività". Si avrebbe un impatto più progressivo sulla distribuzione del reddito se "la base fosse spostata dai valori catastali a quelli di mercato". Dunque secondo la Commissione europea la soluzione per rendere più equa l'antipopolare tassa sugli immobili, introdotta per fare cassa sulla pelle dei lavoratori e delle masse popolari, sarebbe semplicemente quella di prendere a riferimento i "valori di mercato" degli alloggi piuttosto che quelli catastali, decisamente più bassi in Italia e non allineati ai valori di mercato. Sull'argomento è intervenuto prontamente il tecnocrate liberista borghese Monti, che si è subito giustificato affermando di aver introdotto la tassa "su richiesta dell'Unione". In serata Jonathan Todd, portavoce del Commissario Ue all'Occupazione, Lazlo Andor, ha cercato di rivoltare la frittata affermando che il rapporto "non analizza l'impatto redistributivo della nuova tassa e non suggerisce che la riforma abbia un qualsiasi effetto negativo sulla povertà o sulla distribuzione dei redditi". Precisando che i dati sul "leggero aumento" della povertà si riferivano "alla situazione del 2006", ossia quando era in vigore l'Ici e "non alla nuova tassa". Ad ogni modo, il rapporto della Ue risulta del tutto contraddittorio perché se da un lato la Commissione europea boccia l'Imu considerandola "iniqua e non progressiva" (non era necessario avviare un'indagine approfondita per giungere a questo risultato, considerando che la tassa più alta in Europa sulla casa la pagano gli italiani), dall'altro essa avalla l'aumento indiscriminato delle rendite catastali, riviste al rialzo di ben 60 punti percentuali dal governo Monti. Appare chiaro che l'"equità" di cui parla Bruxelles non prende in considerazione il fatto che la massiccia rivalutazione degli estimi ha comportato una spesa doppia per i proprietari di nuove case, rispetto alla cifra pagata per la precedente imposta sugli immobili. Inoltre, la soluzione avanzata dalla Commissione Europea per rendere più "equa" la tassa risulta del tutto insufficiente in un contesto di sempre più dilagante povertà, causata dalla crisi economica e finanziaria capitalistica e resa ancora più invivibile dalla macelleria sociale imposta dalla stessa Unione europea agli Stati borghesi che ne fanno parte. Prendere come riferimento i valori di mercato rispetto a quelli catastali non risolleverà minimamente la condizione di povertà nella quale sono sprofondate le famiglie italiane, in difficoltà anche a causa dell'incremento vertiginoso delle spese legate alla casa. Come mostrano chiaramente le stime dell'Istat: il 14,2% delle famiglie italiane è in arretrato con il pagamento dei mutui, bollette, affitti e debiti vari (rispetto al 12,8% del 2010). Il 17,9% non riesce nemmeno a riscaldare adeguatamente la propria abitazione mentre sono circa 1,6 milioni le famiglie a rischio povertà. L'Imu per la prima casa va abolita senza indugio. 16 gennaio 2013 |