L'accordo di Berlusconi con Putin e Erdogan sul gas spiazza l'UE e irrita gli Usa Il premier turco Tayyip Erdogan e quello russo Vladimir Putin hanno firmato il 6 agosto ad Ankara un protocollo di cooperazione nel settore del gas per dare il via libera ai lavori per la costruzione nel Mar Nero del gasdotto "South Stream", il gasdotto progettato insieme dall'italiana Eni e dalla russa Gazprom che dovrebbe portare il gas dei giacimenti del Caucaso in Europa. Erdogan ha spiegato che con l'accordo la Turchia ha dato il permesso alla Russia di eseguire le analisi necessarie per la realizzazione del progetto che secondo Putin "è una priorità per la Russia". Alla firma dell'intesa ha voluto essere presente, autoinvitandosi, anche il neoduce Silvio Berlusconi che ha rivendicato l'accordo come un "grande successo della nostra diplomazia". ''Siamo orgogliosi - ha dichiarato Berlusconi al sempre pronto microfono del Tg1 - si tratta di un grande successo della nostra azione e della nostra diplomazia commerciale che ha portato la Turchia ad accettare che un importante gasdotto italo-russo passi sul fondo del Mar Nero''. E ha aggiunto che è in'intesa importante per tutta l'Europa impegnata a garantirsi i rifornimenti energetici. A dire il vero l'Unione europea (Ue) è rimasta alquanto spiazzata dall'intesa dato che è già impegnata in un altro progetto, il "Nabucco" benvisto anche dagli Usa, di cui "South Stream" si pone come concorrente. Il progetto del "South Stream" ha preso corpo lo scorso 15 maggio a Soci, sul Mar Nero, nel vertice tra Putin e Berlusconi dove i due soci hanno brindato all'accordo per la realizzazione del gasdotto sottoscritto dal presidente di Gazprom Alexei Miller e dall'amministratore delegato di Eni Paolo Scaroni. La nuova via del gas passa dal porto di Varna in Bulgaria, dopo aver attraversato il Mar Nero, e dovrebbe dividersi in due tronconi: il primo risalirebbe i Balcani fino all'Austria, il secondo passerebbe dall'Albania alla Puglia. Il "South Stream" diventerà il gemello del "North Stream", sponsorizzato in particolare dalla Germania, che è già in avanzata fase di progettazione. I due gasdotti sono stati pensati, rispettivamente, per aggirare l'Ucraina (attraverso cui passa oggi l'80 per cento del gas russo diretto a occidente) e la Bielorussia e per raggiungere direttamente i paesi europei. A questi si unirà l'oleodotto Itgi, della Edison italo-francese, sul percorso Turchia-Grecia-Puglia. Lo scorso 14 luglio ad Ankara è stato firmato dopo sette anni di trattative anche il protocollo d'intesa intergovernativa del progetto Nabucco, un gasdotto europeo di 3.300 chilometri caldeggiato e finanziato dalla Ue e ben visto dagli Usa per portare in Europa il metano dell'Azerbaijan e dai paesi oltre il Caspio, come Turkmenistan e Kazakhstan, scavalcando la Russia. E per questo osteggiato da Mosca che perderebbe il controllo del rubinetto: da tempo la rete russa Gazprom vende anche il metano dei paesi dell'Asia centrale, in particolare del Turkmenistan. Il "Nabucco" costerà 7,9 miliardi di euro, attraverserà Turchia, Bulgaria, Romania, Ungheria e Austria. Del consorzio per lo sfruttamento della rete energetica fa parte anche la Germania. La Ue ha destinato all'impresa una linea di credito di 200 milioni di euro e garantito che la Banca Europea degli Investimenti si accollerà il 25% dei costi. In una nota della presidenza di turno svedese della Ue si afferma che l'accordo rafforza "la sicurezza degli approvvigionamenti energetici, è una questione di interesse strategico per l'Unione Europea", o meglio di quella parte dell'Europa che non vuol dipendere quasi esclusivamente dai rifornimenti russi. Si può comprendere come a Bruxelles siano rimasti spiazzati dalla successiva intesa tra Russia e Turchia, con il premier turco Erdogan che gioca su più tavoli, per la costruzione del "South Stream" che rafforza il ruolo di fornitore di energia da parte della Russia di Putin e Medvedev. Una posizione rafforzata dall'iniziativa spregiudicata del neoduce Berlusconi che ha voluto essere presente a Ankara per raccogliere i frutti mediatici della precedente intesa di maggio con il compare Putin, nel vertice di Soci. Quando il primo ministro russo aveva voluto sottolineare che "se avessimo con i Paesi europei lo stesso rapporto che abbiamo con l'Italia sarebbe una ottima cosa per lo sviluppo delle nostre relazioni". "Dovremmo essere felici - aveva commentato il nuovo Mussolini - che un Paese amico ci dà la possibilità di avere l'energia di cui abbiamo bisogno. Se poi l'Ue lo riterrà giusto potrà rivolgersi anche ad altre fonti di energia". Agli altri il "Nabucco", a noi il "South Stream". 16 settembre 2009 |