Accusa di riciclaggio per l'affare Digint Arrestato Cola, consulente di Finmeccanica legato ai servizi segreti Coinvolto nell'inchiesta Guarguaglini, presidente del secondo gruppo industriale più importante del Paese Con l'accusa di concorso in riciclaggio aggravato, l'8 luglio i carabinieri del Ros di Roma su ordine del procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo e dei sostituti Rodolfo Sabelli, Giovanni Bombardieri e Francesca Passaniti, hanno arrestato Lorenzo Cola, 44 anni, dirigente di Finmeccanica. A rendere necessario il fermo, secondo la Procura, ''il concreto e fondato pericolo di fuga'', dimostrato dalla ''consapevolezza dell'indagato di un'indagine a suo carico e dall'imminente allontanamento per l'estero''. Al manager, consulente personale del presidente e amministratore delegato di Finmeccanica, Pierfrancesco Guarguaglini, la procura contesta il riciclaggio di sette milioni e mezzo di euro versati dal gruppo di Gennaro Mokbel (coinvolto nella megafrode da due miliardi di euro Fastweb e Telecom Italia Sparkle) per l'acquisto del 51 per cento della società Digint srl. Questa somma, secondo quanto ricostruito con rogatorie a Hong Kong, San Marino e Svizzera, faceva parte di un versamento complessivo di otto milioni e 300 mila euro nominalmente utilizzati per l'acquisizione societaria. In realtà, quei sette milioni e mezzo sarebbero stati il prezzo illecito preteso da Cola per chiudere l'affare Digint Finmeccanica. Nell'inchiesta è coinvolta anche la moglie di Guarguaglini, Marina Grossi, amministratore delegato di Selex Sistemi integrati che fa capo sempre a Finmeccanica. Secondo gli inquirenti i vertici di Finmeccanica erano al corrente di tutta l'operazione "Digint", ne approvarono i termini finanziari, chiesero che la partecipazione dell'azienda fosse "schermata" da una società fiduciaria lussemburghese, una scatola vuota che avrebbe dovuto nascondere i nomi dei soci occulti con alla testa Mokbel e che avrebbe consentito la costituzione di fondi neri per circa 7 milioni e mezzo di dollari versati su due conti svizzeri intestati a Lorenzo Cola: "l'uomo del Presidente fin dal 1997" legato ai servizi segreti. A inchiodare Finmeccanica e Guarguaglini, che ripetutamente hanno negato di essere al corrente dei retroscena dell'affare Digint, ci ha pensato Giuseppe Mongiello, responsabile del settore fiscale dello "Studio Legale Tributario", partner di "Ernst&Young" e come tale incaricato, tra il 2007 e il 2008, di predisporre per conto "del cliente Finmeccanica" l'operazione Digint. "I miei rapporti con Finmeccanica - ha riferito Mongiello ai giudici - sono con il presidente Guarguaglini, con il responsabile delle comunicazioni Borgogni, con il responsabile del settore fiscale Correale. Ho conosciuto Lorenzo Cola a metà del 2006 e mi venne presentato da Guarguaglini o da persona a lui vicina come "consulente esterno". Posso dire però con tranquillità che, successivamente, ho incontrato varie volte Cola in Finmeccanica con Guarguaglini e ho avuto la conferma dei rapporti molto stretti tra i due. Posso qualificare Cola se non come "il braccio destro" di Guarguaglini, sicuramente come uomo di sua fiducia". Insomma Cola, al contrario di quanto sostengono Guarguaglini e Finmeccanica non è uno dei tanti consulenti di cui si serve l'azienda. Cola "è Finmeccanica". E anche qualcosa di più. "Cola - ricorda Mongiello - mi disse che Finmeccanica era intenzionata a rilevare una tecnologia di avanguardia per la protezione da intrusioni informatiche di cui era in possesso la società 'Ikon'. Ma con modalità riservate. Ricordo che la prima volta Cola mi parlò di questa cosa a casa sua, a Milano, alla presenza di un militare, tale Maurizio Pozzi, che si presentò come capocentro Sismi di Milano e che ora so essere a capo della sicurezza di 'Alenia nord America'". Non è tutto. "Cola mi disse che la tecnologia Ikon gli era stata segnalata proprio da Pozzi, il capo centro Sismi. E da allora ho sempre ritenuto che Cola fosse vicino o comunque collegato ai Servizi. Questa circostanza, unitamente al fatto che Cola mi era stato presentato dai massimi vertici di Finmeccanica, mi induceva a non fare molte domande sulle operazioni che mi venivano richieste". Così Finmeccanica acquisisce il 49% delle azioni "Digint", ne mette subito in vendita il 51%, che viene acquistato dalla "banda Mokbel" per un prezzo esorbitante (8 milioni e 300 mila dollari), da cui viene ritagliata la provvigione nera di 7 milioni e mezzo di dollari. Inoltre "Digint" acquista da "Ikon" la famosa tecnologia che nessuna società del gruppo Finmeccanica utilizzerà mai. Tra i soci di "Ikon" figurano Nicola Mugnato (uomo di Lorenzo Borgogni, direttore delle relazioni esterne Finmeccanica) ed Enrico Albini, ex funzionario della Digos. "Ho sempre ritenuto che l'operazione Digint fosse economicamente neutra - ha aggiunto Mongello - ma quando ho letto sui giornali che Cola avrebbe ricevuto come pagamento per questa società 8 milioni e 300 mila dollari sono rimasto sbalordito". Non solo. Mongiello ha parlato anche degli incontri con la "Banda Mokbel" e "con Marco Toseroni, il senatore Nicola Di Girolamo e Marco Iannilli, che mi era stato presentato come il commercialista di Cola e che verificai nel tempo essere la persona che si occupava di tutti gli affari di Cola". Iannilli è l'uomo che, nel 2008, per sua stessa ammissione, gira per conto di Mokbel sui conti svizzeri ("Yorkel" e "Riolite") dell'"Uomo del Presidente" i 7 milioni e mezzo di dollari della provvigione nera di Digint. Ma è anche l'uomo che lavora per Finmeccanica nella controllata Selex e, si scopre ora, che nel 2007 gira, sempre a Cola e per ragioni al momento misteriose, altri 4 milioni e 600 mila dollari. Lo racconta ai pm Corrado Prandi, padovano di 40 anni, che gestisce i conti in Svizzera di Cola. Nel suo verbale - pieno di "omissis" - del 13 luglio, dice: "Le somme, che arrivavano dalle società 'Gartime' e 'Emerald' riferibili a Iannilli, furono trasferite dalla Svizzera sul conto di Cola "Pamegard" a Londra e da qui a New York per l'acquisto di un immobile che non andò a buon fine. A quel punto, la somma venne divisa. Due milioni rientrarono in Svizzera e due milioni rimasero in un trust in America. Cola, alla fine, li utilizzò per comprare un appartamento a New York all'85esima strada". Gli inquirenti ora sperano, attraverso i movimenti di denaro sui conti elvetici di Cola, di ricostruire tutta la vicenda dell'affare Digint, quello che mise in affari il colosso italiano degli armamenti e la banda di Gennaro Mokbel, finito in carcere a febbraio per una frode da due miliardi di euro. Il sospetto è che i soldi siano molti di più. Così come gli affari messi in piedi da Cola per conto di Finmeccanica. 21 luglio 2010 |