Inserita nel "decreto sviluppo" L'Agenzia dell'acqua è figlia della privatizzazione Il governo Berlusconi calpesta la volontà popolare espressa nei referendum. Il PD gli dà man forte presentando una nuova legge Ronchi. Vendola fa il doppio gioco con i comitati di lotta pugliesi per la ripubblicizzazione dell'acquedotto. Il Comune di Civitavecchia, nel frattempo, sta privatizzando il servizio idrico I Comitati chiedono a Napolitano di non firmare il decreto e rilanciano la proposta di legge di iniziativa popolare Nel testo del decreto sviluppo, approvato dalla Camera il 21 giugno 2011 con l'ennesimo voto di fiducia (il 44esimo in tre anni), il governo ha inserito la norma che istituisce "l'Agenzia Nazionale di Vigilanza sulle Risorse Idriche", la struttura - di nomina politica, che dovrebbe regolare "il mercato idrico". Mercato idrico? I comitati di lotta hanno da tempo fiutato l'inganno e stanno prontamente denunciando la vile truffaldina manovra e la copertura fornitagli da Udc, Fli, Pd e persino il Sel di Vendola. Già prima dei referendum l'Agenzia era stata definita "la foglia di fico per dare legittimità alla corsa selvaggia all'accaparramento dei servizi e delle infrastrutture delle ex-municipalizzate da parte delle multinazionali nostrane e straniere". Ora il provvedimento si scontra frontalmente con la volontà espressa da 27 milioni di italiane e italiani che col loro Sì al referendum hanno indicato che i privati devono essere esclusi dalla gestione delle risorse idriche e l'acqua deve essere tenuta fuori dal mercato. Non a caso la struttura dell'Agenzia era stata modellata proprio su quell'articolo 23 bis della legge Ronchi-Fitto abrogato dal primo quesito referendario. Ma quelle norme, che obbligavano l'affidamento generalizzato ai privati dell'acqua potabile e della depurazione, sono state spazzate via dalla strepitosa vittoria del 12-13 giugno. Se ne è accorto persino "il manifesto" che scrive: "la creazione dell'Agenzia di regolazione, pensata sul modello di quella già esistente per l'energia, non ha alcuna giustificazione, se non politica, lanciando una ciambella di salvataggio alle multinazionali rimaste scottate dal voto del 12 e 13 giugno". E che l'obiettivo del governo sia di non tenere in conto il risultato dei referendum lo dimostra anche il fatto che a soli due giorni dalla consultazione referendaria, l'amministrazione comunale di Civitavecchia guidata dal neopodestà Moscherini (PDL) ha pubblicato il bando per la cessione del 60 per cento della Holding Civitavecchia Servizi, che raggruppa le ex municipalizzate, servizio idrico compreso. Lo dimostra il commento "positivo" di Federutility, la federazione dei gestori privati o semi-privati di acquedotti, fognature e depurazione: "c'è soddisfazione per la definizione di una autorità di regolazione del settore idrico, che come federazione chiedevamo da molto tempo" ha detto il presidente Roberto Bazzano. "Gli italiani hanno detto chiaramente di volere l'acqua fuori dal mercato. Pertanto l'Agenzia è un organismo inutile. Cosa regolerà?" chiedono i movimenti di lotta al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, invitandolo a bloccare il provvedimento, non firmando il decreto di promulgazione. Smascherato anche il doppio gioco del PD di Bersani e la sua fregola ultraliberista e privatizzatrice. Roberto Della Seta e Francesco Ferrante - nei mesi scorsi ha presentato una propria proposta di legge che spinge chiaramente sulla gestione privata dell'acqua - attraverso il modello toscano delle società miste - e reintroduce persino le norme abrogate con il secondo quesito referendario, prevedendo apertamente la remunerazione dei capitali investiti. Gli ostacoli per la ripubblicizzazione dell'acqua non sono dunque terminati dopo il voto popolare, i tre poli del regime neofascista, con la benedizione del nuovo Vittorio Emanuele III, sono pronti a mettersi d'accordo per calpestare ancora una volta la volontà popolare. Per sbarrare il passo a questi disegni golpisti bipartisan e per rilanciare la lotta per la ripubblicizzazione dei beni comuni i movimenti per l'acqua pubblica hanno ripreso la mobilitazione quotidiana, che dura ormai da oltre cinque anni. Il 2 e 3 luglio prossimi si è tenuta a Roma una grande e partecipata assemblea dei comitati territoriali che compongono il Forum italiano, con l'obiettivo primario di rilanciare la proposta di legge popolare che giace in parlamento dal 2007 (ne daremo conto in dettaglio sul prossimo numero). Anche in Puglia i comitati usciti vincitori dai referendum hanno ripreso la mobilitazione. In tutte le province pugliesi si sono tenuti diversi incontri dei comitati, confluiti il 25 giugno scorso in una affollata assemblea regionale a Bari. La rabbia sta montando anche nei confronti del governatore pugliese, l'imbroglione liberista Niki Vendola (Sel): "Siamo rimasti sconcertati - denuncia il Comitato pugliese "Acqua Bene Comune" - nel leggere sulla stampa le dichiarazioni del Presidente della Regione Nichi Vendola, intenzionato a non dare corso all'eliminazione delle remunerazione del capitale investito sulla tariffa: troviamo davvero illogico e contraddittorio sostenere il referendum (come, fra gli altri, ha fatto il SEL) per poi non rispettarne l'esito. La presa di posizione del Presidente Vendola e il suo rifiuto ad abbassare le tariffe, inoltre, ci pare in contraddizione con quello che dovrebbe essere lo spirito e l'obiettivo della nuova legge regionale sull'Acquedotto Pugliese: usiamo il condizionale perché, ad oggi, permane una mancanza di chiarezza di fondo sulla natura giuridica dell'ente e i nostri dubbi non sono stati dissipati dalla lettura del testo definitivo della legge. A questo punto - e prima di ogni altra cosa - sembra lecito chiedersi (e chiedere) se l'Acquedotto diventerà realmente un soggetto di diritto pubblico (e quale) o rimarrà una società per azioni". 13 luglio 2011 |