Ad Agrigento il "centro-sinistra" candida a sindaco esponente di punta della destra locale Nell'ambito del trasformismo dilagante, dell'opportunismo generalizzato e del ruffianesimo fatto sistema, l'oscena candidatura a sindaco di Agrigento, da parte del cosiddetto "centro-sinistra", dell'ex-segretario provinciale dell'Udc Marco Zambuto, credo sia particolarmente indicativa dello stato di assoluto degrado e definitiva putrefazione in cui è piombata la "sinistra" istituzionale in Italia. Come non collegare, infatti, le abiette manovre e oscure alleanze poste in essere dai DS e dai loro degni gregari in occasione delle elezioni amministrative siciliane con le deplorevoli sconcezze che quotidianamente ci elargisce il governo dell'imbroglione democristiano Prodi coi suoi buffoni di corte e i loro inganni spudorati? "Il coraggio di cambiare. Marco Zambuto sindaco" è la scritta che campeggia, accanto al faccione esultante del diretto interessato, sui megamanifesti (Berlusconi ha fatto scuola) che già da tempo tappezzano i muri della città di pirandelliana memoria. Chiunque possegga una conoscenza sia pur minima del personaggio, trovandosi per la prima volta dinanzi a tali manifesti penserebbe di aver preso un abbaglio, oppure a uno scherzo di qualche buontempone. Invece no, nessuno scherzo, avete letto bene, è proprio lui, il democristiano da sempre Marco Zambuto, il quale si candida a sindaco utilizzando uno slogan che ha tutta l'aria di un'ignobile beffa. L'inevitabile stupore iniziale si trasforma poi in un incontenibile sdegno quando si scopre che l'individuo in questione è il candidato ufficiale del "centro-sinistra". Come, colui che, sino a qualche giorno prima, era il segretario provinciale dell'Udc di Agrigento è divenuto adesso l'"uomo nuovo", il giovane di belle speranze riverito e osannato da coloro che hanno sempre sostenuto, a parole, di essere suoi risoluti avversari? Vabbe' che di porcate se ne sono sentite fin troppe, ma questa ha tutte le carte in regola per occupare un posto di assoluto rilievo in seno al già nutrito elenco! Chi è Marco Zambuto A questo punto è utile sapere chi sia davvero questo novello Don Chisciotte che si accinge a mutare radicalmente le sorti di un capoluogo di provincia il quale da sessant'anni risulta governato (meglio sarebbe dire "funestato") ininterrottamente dalla Democrazia Cristiana prima e dal Polo delle impunità poi, cioè da quelle stesse forze politiche filomafiose, reazionarie e ottuse di cui egli, da sempre, ha fatto parte. Si tratta di un avvocato penalista di 34 anni che fa politica (e che politica!), stando a suo dire, da quando ne aveva 14. Dei suoi gloriosi trascorsi abbiamo già accennato: prima DC (la militanza nello scudo crociato costituisce una lunga tradizione di famiglia: suo padre è stato sindaco di Agrigento ai tempi d'oro del partito di Andreotti e Salvo Lima; egli stesso è genero di uno dei più influenti democristiani locali, Angelo La Russa), poi Cdu e successivamente personaggio di punta dell'Udc nonché uomo di fiducia di Cuffaro. È stato inoltre consigliere comunale durante l'amministrazione del pluripregiudicato Calogero Sodano (anch'egli entrato a far parte dell'Udc e subito eletto trionfalmente al Senato) e poi assessore al bilancio per circa due anni della giunta presieduta dall'incapace e corrotto sindaco uscente di Forza Italia, Aldo Piazza (talmente impresentabile che persino il suo partito è stato costretto a bocciarne la candidatura). In qualità di segretario provinciale dell'Udc, fra l'altro, ha difeso con ostinazione, nel 2006, l'operato di due consiglieri provinciali del suo partito, Rino Lo Giudice, presidente dell'assemblea, e Salvo Iacono, entrambi accusati di gravi collusioni mafiose, decidendone poi personalmente il reintegro nell'Udc. Insomma, una carriera politica, la sua, davvero encomiabile. Tutto ciò fino a quando, mosso evidentemente dalla sua nobiltà d'animo e sete di giustizia, non ha deciso di dimettersi dall'incarico ricoperto con tanta incorruttibile e lodevole maestria per essere immediatamente accolto, dopo aver manifestato l'intenzione di candidarsi a sindaco, dagli irriducibili leccapiedi del "centro-sinistra". Nella conferenza stampa in cui ha dato annuncio delle sue dimissioni, oltreché della decisione di candidarsi, Zambuto, sostenendo di agognare una città posta "al di sopra dei partiti", ha affermato di "non poter più stare dentro questi schemi che hanno portato Agrigento in uno stato di grande sofferenza sociale ed economica. Il mio è un appello alla città, alle coscienze libere e forti, alle forze politiche, a quelle autonomistiche e moderate, ai movimenti e alle associazioni affinché tutti insieme si possa sconfiggere la rassegnazione voluta da chi pensa solo alla conservazione del proprio potere". Al di là di tutte le fandonie raccontate ai giornalisti, la sua decisione di lasciare l'Udc è maturata soltanto in seguito al rifiuto da parte dei suoi colleghi della destra e, in particolare, del potentissimo segretario regionale di Forza Italia, Angelino Alfano, di accettarne la candidatura a sindaco per il "centro-destra". Alcune beghe venutesi a creare in seno al suo partito hanno fatto il resto. Ovviamente ha subito trovato chi lo accogliesse a braccia aperte, e cioè tutta quell'accozzaglia di cialtroni ultramoderati che compongono i DS, l'Udeur e la Margherita, sempre pronti a inseguire la destra sul suo stesso terreno e a raccattarne le scorie. Sin dal momento in cui ha deciso di candidarsi, inoltre, ha potuto contare sull'appoggio incondizionato di tre liste civiche le quali non si riconoscono neppure nel "centro-sinistra" e persino sul sostegno di una parte del "centro-destra". Gli inciuci di Capodicasa Principale artefice di siffatta alleanza è, però, il capo incontrastato dei DS in Sicilia, nonché vice-ministro del governo Prodi, quell'Angelo Capodicasa che, da presidente della regione, è riuscito a spianare la strada al mafioso Cuffaro. Capodicasa, del resto, non è affatto nuovo a simili imprese; è da parecchio, ormai, che riesce a imporre, alle elezioni amministrative di Agrigento e provincia, candidati a dir poco risibili i quali, al momento del voto, vengono sistematicamente stracciati da quelli della destra: tale protervia autolesionista è quantomeno sospetta. Già correva notizia di vergognosi inciuci sottobanco da parte di Capodicasa e del suo riprorevole partito in vista delle amministrative di maggio: alleanze con l'Udc e perfino con altri partiti della Casa del fascio in vari comuni dell'agrigentino. La candidatura a sindaco di Zambuto è stata solo la più eclatante manifestazione di codesti spregevoli accordi trasversali. Tali manovre, che mirano, ovviamente, ad elemosinare i voti degli elettori ultramoderati, sono espressione dell'indecente strategia delle cosiddette "larghe intese", da inquadrare nell'ormai sempre più evidente disegno neocentrista, di cui il costituendo Partito democratico sarà il degno coronamento; progetto che aspira, in ultima analisi, a ricostituire, a livello nazionale e locale, lo strapotere della vecchia DC in una versione ancora più subdola e abietta. Nel contempo hanno pure lo scopo di escludere del tutto da qualsivoglia incombenza di governo la cosiddetta "sinistra radicale", che verrà, così, ad essere adeguatamente ricompensata per il suo indecoroso servilismo (il nome di Zambuto è stato imposto da Capodicasa anche per impedire che, mediante le primarie di cui tanto si era parlato, i partiti minori dell'Unione potessero esprimere le loro preferenze). Vediamo più da vicino cosa pensano alcuni esponenti dei DS della fuoriuscita di Zambuto dall'Udc e, in particolare, della sua candidatura a sindaco. Per Tonino Russo, segretario regionale del partito, "si tratta dell'unica vera novità politica degli ultimi anni. E questo, probabilmente, potrà servire a fare uscire la città da una situazione di marginalità politica e amministrativa che in questi anni l'ha condannata". Emilio Messana, segretario provinciale: "Agrigento non ha mai saputo cosa sia l'alternanza di governo. Questa volta gli agrigentini saranno messi in condizione finalmente di scegliere". Enzo Napoli, responsabile organizzazione DS: "Questa è la prima volta in cui il 'centro-sinistra' ha delle chance ad Agrigento". Inutile aggiungere altro, le dichiarazioni di questi mentecatti si commentano da sole. Zambuto, da parte sua, è seriamente intenzionato a non tradire le aspettative. Da buon democristiano ha già in programma un lungo giro di genuflessioni presso le varie parrocchie di Agrigento e dintorni perché "i parroci sono coloro che meglio di chiunque altro conoscono i reali bisogni della popolazione locale". Resta da dire della posizione assunta dalla "sinistra radicale", in particolar modo da Rinnegazione comunista, riguardo a tutto ciò. "La scellerata ipotesi dei DS e della Margherita di appoggiare la candidatura a sindaco di Agrigento dell'ex segretario provinciale dell'Udc, Marco Zambuto, è la punta dell'iceberg della drammatica crisi della politica che stiamo vivendo. Oltre ad Agrigento, infatti, sono tanti i comuni in cui si stanno profilando accordi inaccettabili che impongono a tutta l'Unione regionale una riflessione sul trasversalismo e sull'identità della coalizione in Sicilia". Lo affermano Rosario Rappa, segretario regionale di Rifondazione, e Giovanni Di Benedetto, segretario della federazione agrigentina del PRC. Affermazioni ineccepibili; peccato che, in caso di ballottaggio, gli esponenti della "sinistra radicale" abbiano già manifestato, senza alcun rossore o dignità residua, la ferma intenzione di sostenere a spada tratta qualsivoglia candidato della coalizione, di cui continuano, nonostante tutto, a esser gli "utili idioti", riterrà opportuno imporre in nome dell'"alternanza di governo" (cosa non si fa per le poltrone!). Bisogna ammetterlo: con una "sinistra" del genere, della destra non si sa proprio che farsene. Angelo - Agrigento 14 marzo 2007 |