Gli operai dell'Alcoa determinati nella lotta "Siamo disposti a tutto. Adesso basta!" L'Alcoa si rimangia l'accordo fatto ma gli operai lo ripristinano. Il governo latitante non si assume alcuna responsabilità Se le conclusioni dell'incontro del 10 settembre, che si concretano solamente in un rinvio di una ventina di giorni, da ottobre a novembre, dello spegnimento degli impianti ancora in funzione da parte della proprietà della fabbrica, avevano generato rabbia e delusione fra i combattivi operai dell'Alcoa quanto è successo dopo li ha del tutto provati ma non si sono arresi. A Portovesme, l'11 settembre si è tenuta un'assemblea per valutare la situazione e organizzare il prosieguo della lotta. "Verrà attuata una protesta al giorno per dare un segnale al governo e perché si affrettino le trattative per la cessione dello stabilimento ad uno dei due gruppi che hanno in qualche modo manifestato interesse: Glencore e Klesch", hanno sostenuto i sindacalisti. Chiedono al governo, che se ne è lavato le mani, un intervento diretto per sciogliere il problema: deve assicurare ai nuovi acquirenti un taglio fortissimo del costo dell'energia almeno per i prossimi quindici anni. D'altra parte l'amministratore delegato di Enel, Fulvio Conti, ha assicurato "la disponibilità del gruppo a studiare i progetti proposti dalle istituzioni sulle questioni energetiche che riguardano la Sardegna", tanto non ha nulla da perdere e può continuare a fare profitti come prima, perché la differenza dello sconto applicato alla multinazionale americana non ricadeva sui suoi bilanci ma veniva scaricata sui costi complessivi dell'energia e quindi sulle bollette di tutte le altre utenze Enel e quindi sugli stessi operai e le loro famiglie! Senza perdere altro tempo e con la consueta arroganza, a distanza di nemmeno 48 ore dall'incontro a Roma, la multinazionale americana, ha comunicato di interrompere anticipatamente la produzione, anziché rallentarla, cancellando di fatto quanto promesso. All'indignazione e alla rabbia espressa da tutti, operai, sindacati, popolazione e amministratori, è seguita un'immediata reazione di lotta dei segretari territoriali della Fiom Cgil, Franco Bardi, e Rino Barca della Fim Cisl, che si sono asserragliati a 70 metri di altezza sullo stesso silos dove la scorsa settimana erano andati i tre operai, per non spegnere l'attenzione sulla trattativa, altrimenti sarebbe la fine. Bruno Usai della Fiom, operaio Alcoa, ha spiegato quanto è successo: "l'azienda ha prospettato un'accelerata della fermata dell'impianto. L'accordo era di rinviare lo stop a novembre. Così non è stato, il piano che ci hanno presentato prevede lo spegnimento al 13 ottobre praticamente di tutto. Rimarranno accese 20 celle su 328. Ci sentiamo presi in giro, l'azienda si è rimangiata le promesse". Aggiunge Barca: "Abbiamo convinto la gente a lasciare via Molise proprio per l'accordo preso, ma l'azienda anticipa lo spegnimento prendendo in giro Regione e governo. Siamo disposti a tutto, adesso basta". Sulla torre hanno appeso uno striscione che riporta questa forte affermazione che dimostra la tenacia e la forza degli operai. A loro sostegno sotto la torre le famiglie degli operai con generi di conforto e cibo e una delegazione dei sindaci del Sulcis Iglesiente "La protesta non si ferma, da lunedì 17 si riparte con la mobilitazione". Questa la decisione presa dai lavoratori a Portovesme, il 15 mattina all'assemblea di coordinamento insieme ai delegati sindacali della Rsu, delle imprese d'appalto e i segretari provinciali di Fiom, Fim e Uilm, e il portavoce dei sindaci del Sulcis Iglesiente, per fare il punto sulle iniziative da intraprendere. "Noi non molleremo di certo, la nostra determinazione è forte", ha dichiarato Rino Barca sceso sabato sera, 15 settembre, dal silos su cui è rimasto per tre giorni. A convincere i due a scendere la marcia indietro dell'Alcoa, nell'accordo firmato venerdì notte con i sindacati, dove è stato (ri)stabilito il rallentamento dello spegnimento delle celle e la ricostruzione di altre nuove. Ma niente è certo. Infatti gli operai non mollano e, come hanno promesso, senza alcun segno di cedimento ogni giorno saranno in piazza: il 18 mattina, dopo una riunione davanti ai cancelli dello stabilimento, hanno spostato la mobilitazione alla fabbrica di esplosivi, Rwm Italia, a Domusnovas, poco lontano da Cagliari, con un'occupazione simbolica del piazzale. "Sta ad indicare quanto sia esplosiva la situazione", spiega il sindaco di Villamassargia, Franco Porcu, "il governo deve intervenire, quello che succede è simbolo della disperazione dei lavoratori e delle loro famiglie, in un territorio che si sta sempre più impoverendo". Mercoledì 19 saranno di nuovo a Roma i delegati sindacali dell'Alcoa in sit in davanti alla sede del Ministero dello Sviluppo economico e, disposti a tutto, cominceranno a sbattere i caschi a terra, per sturare le orecchie al governo del tecnocrate liberista borghese Monti perché si prenda le responsabilità che gli competono. Non molleranno fino a che non otterranno la salvaguardia della fabbrica e la difesa dei posti di lavoro. 19 settembre 2012 |