Alemanno: "Ho studiato Gramsci, uno dei grandi del pensiero politico italiano" Il neopodestà di Roma darà una nuova sede all'Istituto Gramsci Questi tempi di regime berlusconiano ci costringono ad assistere ad ogni sorta di nefandezze sul tema del reciproco riconoscimento e legittimazione tra destra e "sinistra" di regime. Vanno quindi decisamente denunciati, anche per evitare il rischio di assuefazione, episodi come quello che il 3 febbraio scorso ha visto protagonista il sindaco nero di Roma Gianni Alemanno, in visita all'Istituto Gramsci per comunicare che è pronta la nuova sede per la fondazione. Nella sede, già luogo di lavoro di Linda Giuva, moglie di Massimo D'Alema, attendevano Alemanno i vertici dell'Istituto: il presidente Giuseppe Vacca, il direttore Silvio Pons, il vicedirettore Roberto Gualtieri. Il tenore dell'incontro non si è limitato alla semplice comunicazione che la nuova sede era pronta, ma il tono, i modi e tutto il contesto, sono stati tali da costituire una prova lampante e indiscutibile, se ce ne fosse ancora bisogno, dello scempio storico ormai definitivamente compiuto. Cos'altro sta a significare il fatto che Alemanno, squadrista del nero Fronte della gioventù negli anni '70, si sieda oggi sorridente e a suo stesso dire emozionatissimo sulla sedia che fu di Togliatti, mentre i fotografi gli chiedono di mettersi in posa accanto a Vacca sotto il busto di Gramsci, tra il compiacimento degli astanti? Alemanno, che si è dichiarato "emozionato" dallo sconfinato archivio contenente tanta storia "della nostra comunità nazionale", ha detto di apprezzare profondamente Gramsci e di considerarlo uno dei grandi pensatori del Novecento. Questi sviolinamenti con scambi di cortesie già verificatesi anche in passato tra lui e Vacca, dimostrano senza alcun dubbio che è ormai irrevocabile il feeling della "sinistra" di regime con la destra fascista, attualmente camuffata in giacca, cravatta e, all'occorrenza, kippa. Tali episodi sono la prova inequivocabile che oramai sono caduti anche gli ultimi scrupoli di decenza politica, svelando così sia la totale deriva di destra del PD, sia che Gramsci, così calorosamente apprezzato da Alemanno, non doveva poi essere quel "grande comunista" che hanno sempre dipinto. Al punto dal far confessare all'ex pupillo di Rauti: "Negli anni '80 studiavamo Gramsci. Ci fu il cosiddetto 'gramscismo di destra', un contributo importante per poter vedere una diversa dimensione della politica. Gramsci lo considero come uno dei grandi del pensiero politico del '900". 25 febbraio 2009 |