Con l'accordo di Veltroni, Moratti, Chiamparino Amato fascistizza e militarizza Roma, Milano e Torino Più poteri ai prefetti, agenti speciali, campi nomadi sotto sorveglianza, telecamere per controllare gli accessi alle città il ministro dell'interno: "la sicurezza non è un problema dei ricchi" Il 18 maggio scorso il ministro dell'Interno Amato e il neopodestà di Roma, Veltroni, hanno firmato un "patto per la sicurezza" per la capitale. Nello stesso giorno il vice di Amato, il sottosegretario DS Minniti, firmava un patto analogo con la neopodestà di Milano, Letizia Moratti. Pochi giorni dopo era la volta del neopodestà di Torino, il DS Chiamparino, a firmare il patto con i rappresentanti del governo. Queste tre grandi metropoli faranno da apripista per estendere i "patti per la sicurezza" a tutte le principali città della penisola. Si tratta di accordi che prevedono misure di fascistizzazione e militarizzazione delle città, nel quadro della politica d'"ordine" neofascista, razzista e xenofoba che ormai imperversa in egual misura e con gli stessi argomenti pretestuosi in tutti i grandi centri del Paese, indipendentemente che siano governati dalla destra o dalla "sinistra" borghese: che si tratti della Bologna di Cofferati, della Roma di Veltroni, della Napoli della Iervolino e della Torino di Chiamparino, come della Milano della "Lady di ferro" Moratti e delle altre metropoli del Nord in mano alla Casa del fascio. Per la capitale il patto sottoscritto da Amato e Veltroni prevede per esempio l'invio di duecento uomini in più per rafforzare le "forze dell'ordine" sul territorio metropolitano, lo stanziamento di un fondo speciale di 15 milioni di euro per la "sicurezza", una proposta di legge per vietare penalmente la prostituzione nelle strade (per favorire il ripristino clandestino delle "case chiuse"?) e l'espulsione di tutti i rom da Roma, che sarà curata dal prefetto Achille Serra, con la demolizione di tutti i siti attualmente occupati e il trasferimento forzato di una parte di loro in 4 campi fuori dal perimetro del raccordo anulare, sorvegliati a vista da una forza di polizia appositamente creata. Un provvedimento che riguarderà circa 5 mila dei 15 mila rom che vivono a Roma, il resto sarà espulso dal territorio della capitale. Da parte sua la Moratti ottiene altri 500 agenti di polizia da sguinzagliare in città e un contributo dallo Stato di 28 milioni, una parte dei quali, come ha specificato soddisfatto il vicesindaco di AN De Corato, serviranno per installare una rete di videosorveglianza agli ingressi della città, in grado anche di leggere tutte le targhe delle macchine che entrano a Milano. Altre misure, concordate con il prefetto Lombardi, saranno dirette a reprimere i tossicodipendenti, la prostituzione, le occupazioni abusive, i nomadi, il "commercio abusivo" (leggi i mercatini dei migranti), i graffitari e - dulcis in fundo - la comunità cinese, le cui attività commerciali saranno trasferite fuori città. Molto soddisfatta, la Moratti, ha rivendicato a sé e alla fiaccolata forcaiola da lei convocata il 26 marzo in Corso Buenos Aires il merito di aver indotto il governo a firmare i "patti per la sicurezza": "Dedico la firma di questo patto a chi ha manifestato con me il 26 marzo. Milano ha aperto una strada che è stata seguita nel paese". E la neopodestà meneghina ha ragioni da vendere, visto che i suoi omologhi di "sinistra", come Veltroni, non solo si sono affrettati a seguirla sulla sua strada neofascista, razzista e xenofoba, ma addirittura fanno a gara con lei nel cercare di ottenere il consenso dell'elettorato borghese più conservatore e retrivo. Con l'unica differenza che mentre la "Lady di ferro" lo fa apertamente ostentando un piglio fascista e poliziesco contro migranti, nomadi, minoranze straniere come i cinesi, emarginati ecc., Veltroni fa la stessa politica ma condendola con fiumi di ipocrisia "buonista" e con la copertura della cosiddetta "sinistra radicale" che gli regge il sacco: come per esempio ha fatto accompagnando le misure repressive e persecutorie del "patto" con una lettera a 9 ministri del governo sollecitando un "patto per la socialità", molto apprezzata dal PRC. "La sicurezza non ha colore politico", ha sentenziato il neopodestà capitolino e leader in pectore del costituendo Partito democratico di conio amerikano, con ciò tagliando corto sia ai mugugni della "sinistra radicale", sia alle critiche che gli sono piovute addosso dalle associazioni confessionali e laiche che assistono i rom, i migranti e i senza casa, per questa sua politica del pugno di ferro in guanto di velluto. Le quali gli hanno ricordato che i rom e i sinti che vivono a Roma non sono nomadi, ma stanziali ed aspirano a una soluzione abitativa stabile, e che del resto sono già confinati fuori dal raccordo anulare, ma evidentemente si vuol dare un ulteriore segnale all'opinione pubblica più conservatrice. "Un passo indietro sul terreno dei diritti, dell'inclusione e della lotta alla discriminazione", ha definito il patto Amato-Veltroni il responsabile immigrazione dell'Arci. Si tratta di una risposta di puro stampo poliziesco e repressivo alla drammatica emergenza abitativa che affligge la capitale, con (dati della prefettura) 15 mila rom, 10 mila sfratti pendenti, 5 mila persone che occupano "abusivamente" abitazioni e altre 5 mila che dormono letteralmente per terra. La destra e la "sinistra" del regime neofascista puntano allo stesso elettorato più bigotto, razzista e xenofobo, e perciò cercano di strapparsi l'un l'altra di mano il primato della difesa della "sicurezza" e della "legalità". Non per nulla la Casa del fascio ha applaudito il patto di Amato con i sindaci delle grandi città, ma lo ha anche criticato, come ha fatto il neoduce Berlusconi, per i "colpevoli ritardi". Tuttavia è la "sinistra" borghese al governo che tiene attualmente l'iniziativa in questo campo. Basti pensare alla politica della "tolleranza zero" dello sceriffo Cofferati. O alla campagna subdolamente razzista e xenofoba lanciata da "La Repubblica" con la pubblicazione della lettera di un sedicente "elettore di sinistra", che diceva di "non poterne più" dell'invadenza degli extracomunitari, e che ha alimentato per settimane paginate di articoli e di interventi miranti a dimostrare che è ormai ora che la "sinistra" faccia propri i temi della "sicurezza" e della "legalità". La stessa tesi che alla firma del patto per Roma è stata rilanciata, come si è visto, da Veltroni. E subito dopo anche dal socialfascista Amato, che l'ha così presentata: "Se la sinistra crede che la sicurezza sia un problema dei ricchi commette un tragico errore. Nelle società globali accade l'esatto inverso: è chi ha pochissimo da difendere che chiede maggior tutela". 29 agosto 2007 |