Sul convegno dell'Anmr Nuovi municipi: un inganno riformista e parlamentarista La democrazia diretta anticapitalista si può esprimere solo nelle istituzioni rappresentative delle masse A Bologna il 13 novembre scorso, accolto dal neopodestà Cofferati, si è svolto il convegno nazionale della Rete dei nuovi municipi (Anmr). è il secondo anno, dopo il convegno di Empoli che ne sancì la nascita, che questa associazione si riunisce in assemblea nazionale. Nel registrare con soddisfazione, "ad un anno dalla fondazione una larghissima adesione e collegamenti con le situazioni più diverse", il coordinatore dell'Anmr Alberto Magnaghi ha sottolineato che questa non è un'Anci più radicale, ma "nodo di amministratori, ricercatori, associazioni come Arci, Lilliput, Banca etica o Res, reti di economia solidale. Le pratiche neo-municipaliste - ha proseguito il relatore - non si risolvono nell'inventare un assessorato al bilancio partecipativo (magari per sottoporre ai cittadini decisioni già prese) ma devono tendere verso forme autentiche di auto-governo. A tutti i livelli". Per esempio, sempre secondo Magnaghi, per "valorizzare le economie solidali, promuovere forme di consumo e turismo che puntino sulle risorse locali, rilanciare la condivisione dei saperi (in contrapposizione ad Attila-Moratti), contrastare la militarizzazione del territorio, uscire dalla complicità con la guerra e la rapina del Sud del mondo". Per il trotzkista Franco Piperno - da esponente dell'"Autonomia operaia" invischiata col terrorismo negli anni '70 ad assessore al comune di Cosenza oggi - "il governo è un moloch impotente, in alcune questioni non riesce a entrare e lì c'è spazio per la sperimentazione: voto ai migranti, nuovo ruolo per i difensori civici ma anche pedonalizzare le città per far riemergere i corpi". Altri, come il presidente del Parco Aspromonte, Perna, hanno messo l'accento sulle questioni energetiche, esaltando il sistema "Eolo 21", un consorzio costituito dai comuni aspromontani per sfruttare in proprio le risorse eoliche; oppure, come il sociologo bolognese Tarozzi, hanno proposto iniziative per ostacolare "i meccanismi di riproduzione della forma di guerra", come "la riconversione delle aree militari e il boicottaggio delle banche armate"; altri ancora hanno esaltato la novità della "nuova comunicazione sociale" attraverso le radio e televisioni di quartiere. E così via. Si è riconfermata in pieno, insomma, la concezione movimentista e riformista dell'associazione che affonda le radici nell'esperienza e nelle teorizzazioni della "democrazia partecipata" e del "bilancio partecipato" che da Porto Alegre si sono negli ultimi anni, sull'onda del movimento contro la globalizzazione, impiantate in Europa e anche in Italia. In sostanza tali teorizzazioni, che abbiamo già analizzato approfonditamente su "il Bolscevico" n. 22 del giugno 2004, si basano sulla parola d'ordine che "un altro mondo è possibile" (sottintendendo senza abbattere il capitalismo e l'imperialismo, ma ricavandolo come una serie di nicchie da essi, rinunciando definitivamente all'idea della rivoluzione e della presa del potere) e puntano a far credere che sia possibile conquistare "dal basso" una vera democrazia infiltrando la rete delle municipalità, per "torcerle", come è stato detto durante il convegno, "verso forme di autogoverno". In realtà il convegno di Bologna ha riconfermato in pieno anche la falsità e la strumentalità di fondo di queste teorie altisonanti e apparentemente "innovative", che nascondono invece un ben più prosaico e squallido inganno riformista e parlamentarista, che è quello di ricondurre le masse anticapitaliste e antimperialiste, già nauseate dall'esperienza fallimentare delle giunte di "sinistra", all'interno delle istituzioni rappresentative borghesi illudendole che sia possibile un loro utilizzo più "direttamente democratico" e "partecipato" che nel passato, contrattando quote di "partecipazione" alle politiche, alle decisioni e ai bilanci locali con i rappresentanti istituzionali dei comuni in mano ai partiti riformisti. Vedi le esperienze della giunta comunale romana e di altre come a Venezia, Napoli, e la stessa Bologna di Cofferati, che non a caso ha ospitato il convegno. Quest'ultimo ha anzi cercato di mettere il suo cappello sul movimento proponendo Bologna come la città storicamente ideale per questo tipo di esperienze, sostenendo che "Bologna ha la partecipazione nella memoria"; un'avance, questa dell'ex segretario Cgil, che deve essere parsa insidiosamente concorrenziale ai seguaci dell'amerikano Veltroni, se il presidente dell'XI Municipio romano, Massimiliano Smeriglio, gli ha risposto che "non è quello che stiamo cercando". Comunque il problema di chiamare "gli amici della Gad" a definire un programma alternativo tale da rispondere alle aspettative dell'associazione è stato posto nella discussione, tanto che il trotzkista Pierluigi Sullo, direttore di "Carta", citando la "positiva esperienza della Calabria", ha posto esplicitamente l'accento sulla necessità di "contagiare il dibattito" in corso nella Gad. Perciò, alla trappola riformista e parlamentarista dei nuovi municipi e della falsa e ingannatoria "democrazia partecipata", noi contrapponiamo per gli anticapitalisti, gli antiberlusconiani e i fautori del socialismo, la nostra linea della vera democrazia diretta anticapitalista delle Assemblee popolari e dei Comitati popolari. Queste sono le vere e sole istituzioni rappresentative delle masse popolari, che vanno create nei quartieri, nelle città e nelle campagne dalle masse stesse, sulla base della democrazia diretta che, prevede l'elezione dei membri dei Comitati, in misura paritaria tra donne e uomini eleggibili fino dall'età di 16 anni, con voto palese e con mandato revocabile in qualsiasi momento. E questo non per curare gli affari della classe dominante borghese, come finiscono inevitabilmente per fare i rinnegati e riformisti che vanno ad amministrare le istituzioni locali, ma affinché le città siano governate dal popolo e al servizio del popolo. E con la consapevolezza che "un nuovo mondo" può essere possibile solo lottando non per riformare, ma per abbattere il capitalismo e l'imperialismo e conquistare il socialismo. 12 gennaio 2005 |