Gli antifascisti assaltano il feretro del boia Priebke I manifestanti respingono le provocazioni dei neofascisti e ottengono l'annullamento della cerimonia funebre Il prefetto Pecoraro deve dimettersi per aver autorizzato il funerale Il 16 ottobre la popolazione di Albano Laziale (città medaglia d'argento alla Resistenza) supportata da tanti altri antifascisti giunti dai comuni vicini, fra cui Genzano di Roma che conta due partigiani assassinati alle Fosse Ardeatine, si è coraggiosamente ribellata alla provocatoria decisione del governo Letta che, in combutta col Vaticano, voleva far svolgere i funerali del boia delle Fosse Ardeatine Eric Priebke, deceduto l'11 ottobre all'età di 100 anni, nella cappella della fraternità Pio X di Albano dei padri lefebvriani: cattolici reazionari, antisemiti e negazionisti, scomunicati nel 1988 e poi reintegrati da papa Ratzinger nel 2009. La rabbia della popolazione con alla testa molti partigiani con figli e nipoti al seguito e tantissimi parenti delle vittime trucidate dai nazi-fascisti è esplosa nel tardo pomeriggio appena si è sparsa la notizia che il prefetto di Roma Giuseppe Pecoraro aveva revocato l'ordinanza con la quale il sindaco di Albano vietava la cerimonia funebre con queste parole: per dare seguito alla "legittima richiesta di esequie religiose. Che ho autorizzato in una struttura religiosa che ha dato la sua disponibilità". Al suo arrivo in città, il carro funebre col feretro di Priebke, scortato da un cordone di poliziotti e agenti in borghese, è stato letteralmente assalito dagli antifascisti con pugni, calci, sputi e insulti. Davanti all'ingresso dell'Istituto Pio X i manifestanti hanno ripetutamente intonato "Bella Ciao" e hanno esposto uno striscione con su scritto: "Siamo antifascisti, Priebke Boia. Lo portino alla discarica che è qui vicino". Al passaggio del sacerdote celebrante, la folla ha inveito anche contro il religioso protetto dalle forze dell'ordine. Pochi minuti dopo il presidio antifascista è stato vigliaccamente aggredito da una decina di neonazisti con il volto coperto dai caschi e armati di pietre, bottiglie, cinghie e catene prima di essere bloccati dalla polizia. Tra i provocatori in camicia nera è stato segnalato anche il caporione delle formazioni neonaziste romane, Maurizio Boccacci, ex capo di Avanguardia Nazionale e leader del Movimento Politico Occidentale disciolto per la legge Mancino, arrestato nel 2010 nell'inchiesta su Militia. A notte fonda, dopo ore di proteste degli antifascisti che non si sono lasciati intimorire, il prefetto Pecoraro è stato costretto ad annullare i funerali e a ordinare il trasferimento della bara all'aeroporto militare di Pratica di Mare, a una trentina di chilometri da Roma. Una retromarcia che certo non cancella l'offesa inferta dal massimo rappresentante del governo a livello locale alla memoria di tutto il popolo italiano e della popolazione di Albano Laziale che tanti lutti e sofferenze ha subito per mano dei nazifascisti e che ora ne chiede giustamente le dimissioni. Del resto sono stati proprio lo Stato e il governo italiani a garantire al boia nazista Priebke in tutti questi anni una detenzione dorata. Gli hanno permesso di abitare nella stessa città dove vivono i figli e i nipoti delle sue vittime; di passeggiare liberamente per la città seguito da una scorta pagata coi soldi pubblici. Una rete di connivenze e complicità con al centro il Vaticano e le alte sfere ecclesiastiche che lo hanno coperto e hanno permesso a Priebke di farla franca per gran parte della sua vita. Condannato all'ergastolo per aver partecipato sia alla pianificazione, sia alla realizzazione dell'eccidio delle Fosse Ardeatine - durante il quale, il 24 marzo del 1944, vennero fucilati 335 civili italiani a Roma come rappresaglia per un attacco partigiano che aveva provocato la morte di 33 militari tedeschi in via Rasella a Roma - Priebke, dopo una lunga latitanza in Argentina, fu identificato nel 1994 da una troupe della televisione americana Abc. Il boia nazista fu quindi arrestato ed estradato in Italia nel 1995 e imputato di concorso in violenza con omicidio continuato in danno di cittadini italiani. Il Tribunale militare ordinò la scarcerazione dichiarando il "non doversi procedere, essendo il reato estinto per intervenuta prescrizione". La Corte di Cassazione annullò però la sentenza e dispose un nuovo processo a suo carico. Nel marzo 1998, la Corte d'appello militare lo condannò all'ergastolo. A causa dell'età avanzata, però, Priebke ottenne gli arresti domiciliari. Il 29 luglio scorso aveva compiuto 100 anni. Sotto la sua casa in zona Boccea, a Roma centinaia di manifestanti antifascisti esposero alcuni manifesti con scritto "lui può festeggiare il suo compleanno, le sue vittime no". Sulle auto del quartiere su altri volantini c'era scritto: "Quando si è assassini l'età non conta. Diciamo no alle feste di compleanno per l'assassino nazista", a cui fece seguito la commossa lettura dei nomi delle 335 vittime delle Fosse Ardeatine, pronunciati al megafono a perenne ricordo. 23 ottobre 2013 |