Gli antillesi della Guadalupa e Martinica in sciopero contro il carovita Proteste a Reunion, Guyana e negli altri Territori d'oltremare francesi Il presidente francese Nicolas Sarkozy ha annunciato che si recherà a breve nelle Antille per affrontare personalmente la critica situazione nei Dom-Tom, i Dipartimenti e Territori d'oltremare francesi, e per dare risposte all'"angoscia dei nostri compatrioti d'oltremare". In particolare nella Guadalupa dove da un mese si succedono scioperi e proteste contro il carovita. Nella stessa giornata, il 19 febbraio, il premier Francois Fillon aveva ricevuto i parlamentari e i rappresentanti politici dei territori d'oltremare ai quali aveva promesso di accogliere la richiesta di aumentare i bassi salari attraverso sgravi fiscali. E precisato che tale concessione valeva per la Guadalupa, la Martinica in sciopero da una settimana, la Réunion dove è stato proclamato uno sciopero generale per il 5 marzo; per la Guyana, la Polinesia francese e la Nuova Caledonia dove si sono registrate diverse proteste. La precisazione era dedicata in particolare ai sindacati francesi che preparano una nuova giornata di manifestazioni per il 19 marzo denunciando l'insufficienza per i lavoratori e le masse popolari delle misure anticrisi decise dal governo. Da più di un mese la Guadalupa è paralizzata da scioperi e manifestazioni di protesta per il carovita e a sostegno della richiesta di un intervento del governo per attenuare gli effetti della crisi; la richiesta principale è di un aumento di 200 euro mensili per i bassi salari. Una protesta cresciuta fino alle rivolte del 16 febbraio nella capitale Pointe a Pitre dove giovani manifestanti hanno costruito barricate per le strade, bruciato auto e lanciato pietre contro la polizia. Scontri che sono proseguiti nei giorni successivi e durante i quali è stato ucciso un sindacalista. La versione ufficiale, contestata dai dimostranti, parla di spari provenienti da una barricata. Nella notte del 18 febbraio un gruppo di giovani dimostranti assaltava la sede del comune di Sainte-Rose, difesa dalla polizia col supporto degli elicotteri. L'intervento e le promesse di Sarkozy e del governo del 19 febbraio sono un tentativo per tamponare la rivolta popolare e impedire che si estenda nei territori d'oltremare. Nella Guadalupa la protesta è guidata da un collettivo, l'Lkp (in creolo, Unione contro lo sfruttamento ad oltranza), che raggruppa 49 organizzazioni, sindacali, associative e culturali e che non si limita alle rivendicazioni economiche denunciando al contempo il malgoverno locale e le sopraffazioni dei potentati economici tenuti saldamente in mano dai bekè, i bianchi discendenti degli schiavisti sulla gran parte della popolazione discendente dagli schiavi importati dall'Africa. L'economia delle Antille è concentrata in poche mani, in pochi gruppi monopolistici che controllano produzione e distribuzione delle merci tanto che i prezzi in molti casi sono superiori a quelli della Francia metropolitana. Dai dati dell'istituto di statistica francese risulta che nel 2005 fra i poco più di 450 mila abitanti il tasso di disoccupazione era del 25% mentre il reddito medio procapite era di quasi un terzo inferiore a quello francese. Una condizione comune agli altri territori; secondo l'Ufficio europeo di statistica, i quattro Dipartimenti francesi d'Oltremare, Réunion, Guadalupa, Martinica e Guyana, sono le regioni dell'Unione europea in cui si registra il tasso di disoccupazione più elevato dal 25,2% nella Réunion, al 25% in Guadalupa, al 22,1% in Martinica e al 21% nella Guyana. E la Guadalupa è anche la regione dell'Unione europea in cui c'è il più alto tasso di disoccupazione giovanile. Una condizione aggravata dagli effetti della crisi economica che hanno fatto da combustibile alle proteste iniziate alla Guadalupa il 19 gennaio, seguite da quelle alla Martinica dal 5 febbraio scorso e in via di espansione agli altri territori nei Caraibi, nel piccolo "cortile di casa" dell'imperialismo francese dove finora sono arrivati altri 500 agenti di polizia supplementari per reprimere le proteste. 25 febbraio 2009 |