Approvata la legge ex Cirielli con l'emendamento Udc che penalizza l'ex ministro Berlusconi scarica Previti per salvare il governo La legge sulla prescrizione rimane un'amnistia mascherata e ingiusta verso i recidivi minori Con 145 sė, 104 no e 1 astenuto, il 29 novembre scorso il Senato nero ha dato il via libera definitivo al Ddl recante "Modifiche al codice penale e alla legge 26 luglio 1975, n. 354, in materia di attenuanti generiche, di recidiva, di giudizio di comparazione delle circostanze di reato per i recidivi, di usura e di prescrizione" meglio nota come legge ex Cirielli e "salva Previti". Il Ddl, presentato inizialmente dal deputato di AN Edmondo Cirielli, il cui testo è stato approvato in prima lettura alla Camera il 16 dicembre 2004, prevede: forte riduzione dei tempi di prescrizione dei reati legati soprattutto a Tangentopoli; inasprimento delle pene per chi torna a delinquere dopo aver subito una condanna; concessione del beneficio di scontare la pena agli arresti domiciliari per i condannati che hanno superato i 70 anni di età; imprescrittibilità per l'ergastolo e il raddoppio dei tempi di prescrizione per delitti di terrorismo e mafia. Inoltre è previsto che in caso di sospensione del processo per impedimento delle parti e dei difensori, la nuova udienza dovrà essere fissata entro i 60 giorni dalla "prevedibile cessazione dell'impedimento stesso" e non più "per il tempo dell'impedimento". Tradotto in termini semplici la nuova legge, da un lato, inasprisce le pene dei recidivi a carico soprattutto dei "ladri di polli" che non dispongono di mezzi tali da potersi permettere un "buon" avvocato difensore, e, dall'altro lato, riduce i tempi di prescrizione anche per reati più gravi avvantaggiando soprattutto i ricchi e potenti capibastone delle cosche parlamentari e mafiose il cui processo è in via d'istruzione. Ma strada facendo la legge viene ulteriormente "aggiustata" per favorire in modo spudorato "l'avvocato degli affari sporchi" nonché ex ministro della Difesa del neoduce Berlusconi, Cesare Previti, già condannato per l'affare Sme e la corruzione dei giudici romani. Durante l'approvazione al Senato, avvenuta il 27 luglio scorso, un emendamento presentato da FI introduce nuove norme inerenti il dimezzamento dei tempi di prescrizione di alcuni reati (fra cui tutti quelli imputati a Cesare Previti) che vanno applicate anche ai procedimenti già in corso e per giunta solo nei casi in cui queste dovessero risultare più favorevoli rispetto alla precedente legislazione. In questo modo FI, oltre a garantire un'amnistia generalizzata per i corruttori e i corrotti delle cosche parlamentari e mafiose, introduce anche un'enorme ingiustizia per i recidivi minori. La ex Cirielli (divenuta tale dopo il ritiro della firma del suo primo relatore il 25 novembre 2004) viene trasformata nell'ennesima legge ad personam varata appositamente per salvare Previti dalle patrie galere. In carcere ci finiranno altre migliaia di "recidivi" che in genere sono quei "poveracci", tra cui moltissimi extracomunitari, che riempiono le galere per reati "minori" e che non potranno più contare - nemmeno teoricamente - sui benefici della legge Gozzini; mentre i cosiddetti "imputati eccellenti", boss della mafia, i grandi "mariuoli" della corruzione e i concussi, gli ideatori dei fondi neri e gli artefici dei falsi in bilancio, potranno continuare a far leva sulle lungaggini dei processi, sui cavilli amministrativi e legislativi, sulla mancanza di personale, sulla mancanza di fondi e perfino sulla mancanza di carta, per rimandare l'inizio del processo fino alla prescrizione che, per questo tipo di reato, viene ridotta dagli attuali 15 a solo 8 anni. L'amara realtà, a parte gli odiosi benefici di cui potranno godere Berlusconi e Previti, è che la Cirielli è anche una legge profondamente ingiusta perché accentua ancora di più la discriminazione di classe di fronte alla tanto osannata giustizia borghese che a parole assicura una "legge uguale per tutti" ma nei fatti è ferocemente repressiva specie nei confronti di chi non può permettersi un buon avvocato. Di fronte all'indignazione popolare per l'approvazione di questo nuovo mostro giuridico, il neoduce Berlusconi ha cercato in tutti i modi di difendere il suo complice in affari Previti sostenendo che si tratta di "un'ottima legge che va approvata così com'è". Ma la mostruosità giuridica di questa legge è tale che, ad un certo punto, durante la discussione per la seconda approvazione alla Camera avvenuta il 9 novembre scorso, le contraddizioni sono esplose anche all'interno della stessa maggioranza di governo con l'Udc che, pur avendo votato a favore in sede di prima approvazione sia alla Camera che al Senato il testo che garantiva l'assoluzione a Previti, propone un emendamento che esclude dalla riduzione dei tempi di prescrizione i processi che versano in Appello e in Cassazione. Il 6 novembre in commissione Giustizia alla Camera i "centristi" lanciano un ultimatum attraverso la responsabile per la giustizia Erminia Mazzoni: "Se ci dovessero respingere il nostro emendamento senza addurre motivazioni tecniche credo che avremmo delle difficoltà oggettive a votare la legge". Il testo dell'emendamento presentato dall'Udc sostituisce il comma 3 dell'articolo 10 della legge ex Cirielli e recita: "Se, per effetto delle nuove disposizioni, i termini di prescrizione risultano più brevi, le stesse si applicano ai procedimenti e ai processi in corso, a esclusione dei processi già pendenti in grado di appello o davanti alla Corte di cassazione". La proposta di modifica è firmata dal capogruppo alla Camera, Luca Volontè, e dai membri dell'Udc in commissione giustizia alla Camera e cioè Antonio Marotta, Michele Ranieri e la stessa Mazzoni. A questo punto il neoduce Berlusconi, messo con le spalle al muro dall'out out dell'Udc che minaccia "gravi ripercussioni" sulla tenuta della maggioranza, scarica il sodale Previti per salvare il governo. A poche ore dal voto il testo viene ulteriormente ritoccato con una postilla che vieta l'applicazione del beneficio non solo all'Appello e in Cassazione, ma anche ai processi di primo grado il cui dibattimento è già iniziato, come - appunto - è nel caso di Cesare Previti. Raggiunto l'accordo, e, approfittando fra l'altro del black out dell'informazione causato dallo sciopero dei giornalisti, la Casa del fascio ha invertito l'ordine del giorno dei lavori ed ha subito votato a favore dell'emendamento presentato dall'Udc e delle ulteriori modifiche. L'iter si è ora chiuso al Senato con l'approvazione definitiva. Ma tutti sanno che la ex Cirielli eviterà in ogni caso il carcere a Previti. In primo luogo perché potrebbe, come tutti dicono, essere dichiarata incostituzionale dalla Corte perché essa discrimina i tempi della prescrizione a seconda dell'apertura o meno del dibattimento in aula e quindi tribunali diversi e giudici più o meno indaffarati porterebbero all'estinzione del reato in tempi diversi creando così una irragionevole disparità di trattamento. Imputati che hanno avuto tribunali solleciti sarebbero esclusi dal beneficio; mentre ne beneficerebbero imputati davanti a tribunali più "riflessivi". In secondo luogo perché Previti è incensurato e ha appena superato i 70 anni e quindi gli "spettano di diritto" i benefici di legge anche in caso di condanna. Anche se sul piano politico una eventuale condanna avrebbe comunque il suo peso non solo nei confronti di Previti ma anche e soprattutto nei confronti del neoduce ex coimputato. Attualmente la situazione giudiziaria di Previti è la seguente: nel processo Sme è stato condannato a cinque anni di carcere per corruzione confermati in appello lo scorso 2 dicembre. Ma la sentenza definitiva spetta alla Cassazione, presso cui Previti ha già presentato ricorso, ed è ancora molto lontana; mentre la prescrizione del reato, per la corruzione dei giudici romani scatterà a ottobre 2006, appare sempre più vicina. Lo stesso discorso vale per il processo Imi-Sir dove Previti ha già subito due condanne: a 11 anni in primo grado e a 7 in appello lo scorso 23 maggio. Pende il giudizio in Cassazione, si calcola che possa arrivare all'inizio del prossimo anno. La Suprema corte potrebbe assolverlo, e questo è quello che ha detto di aspettarsi l'ex ministro della Difesa. Oppure potrebbe concedergli le attenuanti generiche, col che i reati sarebbero già prescritti com'è accaduto al coimputato Berlusconi. Nel frattempo però Previti può sollevare davanti ai giudici della Cassazione un'eccezione di costituzionalità proprio nei confronti della norma introdotta dall'Udc alla Camera. Se la Consulta dovesse dargli ragione, la prescrizione breve si applicherebbe anche al suo caso e Previti sarebbe salvo. Insieme al suo cadrebbero qualcosa come altri 70 mila processi. L'ultima arma in mano a Previti per sfuggire alla sentenza è ancora affidata a una decisone della Consulta che deve decidere entro la fine dell'anno sui due conflitti di attribuzione sollevati dalla Camera dei deputati contro i giudici di Milano che non avrebbero tenuto conto del "legittimo impedimento" dell'imputato Previti a partecipare alle udienze. Riguardano entrambi i processi, Imi-Sir e Sme. La presidenza della Camera e la maggioranza dei deputati in camicia nera che si sono espressi con un voto ritengono che abbiano sbagliato i giudici di Milano a portare avanti i processi nonostante le manovre dilatorie messe in piedi dalla difesa di Previti. Dopo 9 anni di udienze bloccate dai cavilli sollevati da Previti e Berlusconi, i giudici hanno infatti ritenuto prevalenti le esigenze del processo rispetto ai diritti del deputato di partecipare ai lavori della Camera. E sono andati avanti. C'è un precedente a favore di Previti: nel 2001 la consulta annullò una serie di atti del Gip milanese che aveva respinto le richieste di rinvio del deputato forzista impegnato a Montecitorio. Se la Consulta dovesse fare il bis i due processi di primo grado andrebbero rifatti e anche in questo caso la prescrizione sarebbe sicura. 7 dicembre 2005 |