Grazie alla sponda della "sinistra" borghese Il nero Senato approva il federalismo fiscale, primo tassello della terza repubblica neofascista Per la Lega è "un momento storico". Bossi ringrazia Veltroni che si astiene e rilancia la golpista bozza Violante. Berlusconi plaude il PD. Per Calderoli: "Oggi inizia la legislatura costituente" La terza repubblica prende forma col consenso bipartisan di entrambi i poli del regime neofascista. Giovedì 22 gennaio il nero Senato ha dato via libera alla controriforma federalista dello Stato con 156 sì, 6 no e 108 astenuti. Il provvedimento è passato con il voto favorevole di tutti i gruppi di maggioranza, il voto contrario della sola Udc e la beneveola e pilatesca astensione dell'Idv e del PD, con quest'ultimo ringraziato in modo particolarmente sentito dal ministro per le "Riforme" fascio-leghista Umberto Bossi. "Erano tutti d'accordo, la verità viene a galla, era una buona legge su cui nessuno ha sparato a zero - ha commentato il leader xenofobo, razzista e separatista delle camicie nero-verdi -. Senza l'importante lavoro della 'sinistra' saremmo ancora in commissione". Da parte sua il capogruppo leghista al Senato Bricolo ha esordito nella dichiarazione di voto con queste parole: "Oggi in quest'aula stiamo per realizzare quello che solo fino a pochi anni fa sembrava ai più impossibile, il Federalismo fiscale. E lo stiamo facendo in un clima che è completamente cambiato dal passato. Il tema del Federalismo fiscale, da oggetto di aspre critiche, da spettro della lacerazione del Paese, da bestia nera del pensiero politico ed intelettuale di questo Paese, si è oggi trasformato nell'argomento principe del dibattito sulle riforme ed è stato accettato anche da chi non lo condivideva e lo contrastava... Voglio dunque ringraziare tutti i colleghi del Popolo delle Libertà, del Movimento per l'Autonomia, ma anche i colleghi dell'opposizione, del Partito democratico e dell'Italia dei Valori". Complimenti che hanno mandato in un brodo di giuggiole il rinnegato leader del PD Walter Veltroni, il quale vedendosi così finalmente riammesso in qualche modo nella "stanza dei bottoni", ha definito l'astensione, auto-elogiandosi, la scelta di una "forza seria e responsabile". Con questo voto, ha rimarcato in aula Anna Finocchiaro, "abbiamo smontato il clichè dell'opposizione riottosa che dice solo no". Insomma, un servilismo e una voglia di inciucio talmente smaccati quelli mostrati dal PD su un tema cardine per la nascita della terza repubblica neofascista, che hanno finito per toccare il cuore del neoduce Berlusconi, per il quale ora "c'è un'assoluta disponibilità a trattare con il PD su ogni testo presentato". In linea con il suo ruolo di ministro per la Semplificazione, alla fine della giornata è toccato al secessionista Roberto Calderoli riassumere con una frase la morale del voto bipartisan: "Da oggi questa legislatura può assumere finalmente le caratteristiche di legislatura costituente". L'unica tirata d'orecchie, ovviamente affettuosa, Calderoli l'ha riservata a Tremonti, che ha rischiato di raffreddare l'intesa tra PD e Lega, dato che nella relazione del giorno prima, il ministro dell'Economia "non ha quantificato le previsioni dei costi economico-finanziari del provvedimento", involontariamente smascherando perciò il federalismo per quello che è, un frettoloso salto nel buio anti-sociale e anti-popolare. Infatti, come aveva chiarito per tempo il documento del CC del PMLI dell'8 marzo 2000, il federalismo null'altro è se non "un regalo fatto ai capitalisti delle regioni del Nord che hanno bisogno di sganciare il Sud per poter meglio competere con le altre parti d'Europa nel mercato unico europeo e mondiale''. Ma le preoccupazioni di Calderoli si sono rivelate del tutto infondate. Il PD smania di partecipare da protagonista alla fondazione della terza repubblica. Dopo il voto, infatti, il rinnegato Veltroni, fiero degli apprezzamenti ricevuti da Bossi e Berlusconi, ha subito rilanciato "l'attuazione del pacchetto Violante di 'riforme' istituzionali" (che prevede tra l'altro l'istituzione di una repubblica presidenziale basata sul premierato), "la riduzione dei parlamentari" e il "Senato federale", picconando da destra con l'accanimento di un golpista la Costituzione democratico-borghese del '48, nata dal compromesso tra la borghesia di "sinistra" e il PCI revisionista e ridotta a carta straccia da entrambi del regime neofascista. 28 gennaio 2009 |