In carcere anche una cricca di 5 manager e tecnici di area PD per gli appalti Tav
Arrestata per corruzione l'ex governatrice PD dell'Umbria
"Scambi di favori e consulenze al marito" per la presidente Italferr. Ascoltato dai magistrati il governatore della Toscana, Rossi

L'arresto dell'ex governatrice PD dell'Umbria e attuale presidente di Italferr Maria Rita Lorenzetti, finita ai domiciliari il 16 settembre insieme ad altri 5 indagati accusati a vario titolo di associazione a delinquere, abuso di ufficio, corruzione e traffico di rifiuti, per gli appalti della Tav in Toscana, conferma che in fatto di cricche, tangenti, corruzione, ruberie e malcostume il PD non è secondo al PDL.
L'inchiesta della Procura e dei carabinieri del Ros di Firenze ha bloccato i cantieri e puntato i riflettori su una "squadra che - come scrive il gip Angelo Antonio Pezzuti nelle 500 pagine dell'ordinanza - riporta ad un articolato sistema corruttivo" di cui l'ex governatrice umbra è una delle promotrici. "Soprattutto la Lorenzetti, con espressioni esplicite e intenti manifesti, fa chiaramente il gioco del general contractor (Nodavia, ndr) e del socio di maggioranza Coopsette che dovrebbero essere la sua controparte contrattuale, a cui deve far arrivare il massimo del profitto possibile, con totale pregiudizio del pubblico interesse... Ognuno nel ruolo al momento ricoperto provvede all'occorrenza a fornire il proprio apporto per il conseguimento del comune interesse, acquisendo meriti da far contare al momento opportuno per aspirare a più prestigiosi incarichi, potendo contare che gli effetti positivi si riverbereranno, anche se non nell'immediato, sui componenti della squadra medesima sotto forma di vantaggi anche di natura economica".
Nell'ordinanza c'è anche il divieto di lavorare per due mesi ai tre dirigenti Coopsette, Alfio Lombardi, Maurizio Brioni e Marco Bonistalli; al presidente della Seli, Remo Grandori, e all'ad di Italferr, Renato Casale. Nessuna misura interdittiva, nonostante la richiesta dei pm Giulio Monferini e Gianni Tei, per l'attuale membro dell'Autorità di vigilanza sugli appalti pubblici Piero Calandra, interrogato il 25 settembre.
Il primo sussulto dell'inchiesta è del 17 gennaio scorso quando vennero eseguite perquisizioni in tutta Italia e furono indagate 31 persone, fra cui Lorenzetti accusata di corruzione, associazione a delinquere, truffa e abuso d'ufficio.
In stretti rapporti di amicizia coi boss politici più influenti del PD e non solo, fra cui: Anna Finocchiaro, Pier Luigi Bersani, Antonio Catricalà e Gianni Letta, nonché fedelissima di D'Alema che addirittura la definì "la presidente più amata dagli italiani"; la Lorenzetti è accusata di essersi adoperata per accelerare il pagamento a due società impegnate nei lavori della Tav a Firenze ottenendo in cambio favori e consulenze professionali per il marito.
Gli altri componenti della cricca piddina protagonisti dello scandalo sono Gualtiero (detto Walter) Bellomo, membro della commissione "Via" del ministero dell'Ambiente che si è attivato per far si che gli scarti di lavorazione della maxi-fresa fossero qualificati come innocui per abbattere i costi di smaltimento; Alessandro Coletta, consulente, ex membro dell'Autorità di vigilanza sugli Appalti pubblici che ha favorito l'aggiramento dei limiti introdotti nel 2011 ai maggiori oneri che "Nodavia" asseriva di dover sopportare. E che al momento del sequestro avevano fatto salire il costo della grande opera da 550 a oltre 800 milioni, essenziali per non far fallire sia "Nodavia" che la stessa Coopsette; Furio Saraceno presidente di "Nodavia"; Valerio Lombardi, tecnico di Italferr; Aristodemo Busillo, della società Seli di Roma, che gestisce la grande fresa sotterranea "Monna Lisa" per realizzare il tunnel alta velocità sotto Firenze.
Le intercettazioni dei Ros svelano un verminaio di corruttele, ricatti e minacce in perfetto stile mafioso da far venire veramente il voltastomaco. Al centro c'è sempre la boss del PD Lorenzetti che usa tutti i sui agganci politici altolocati da Bruxelles a Roma, dalla Regione Toscana fino agli ex assessori della regione Umbria per i suoi loschi giochi di potere. Come ad esempio nel settembre del 2012 quando cerca di accaparrarsi la guida dell'autorità dei trasporti esercitando forti pressioni sul premier Letta non solo tramite l'ex presidente del Senato Finocchiaro e l'allora segretario del PD Bersani ma utilizzando anche le sue amicizie in campo PDL, fra cui spicca Vito Riggio, dal 2003 presidente dell'Enac, già coinvolto nello scandalo delle ristrutturazioni di Anemone a Roma e degli affitti di Proganda Fide, col quale la Lorenzetti si sente quasi quotidianamente e dal quale ottiene grande sostegno e rassicurazione per la sua imminente nomina alla guida dei trasporti.
"Io ho suggerito a Bersani - la rassicura la Finocchiaro in una intercettazione del 14 settembre 2012 - che se torna in ballo l'Autorità dei trasporti... ci metto te". Lorenzetti ribatte "Ci metti me? Amore mio ti ringrazio". Mentre il 20 settembre successivo Lorenzetti riceve rassicurazioni anche da Riggio che le riferisce di essersi accordato con il ministro Passera e con il sottosegretario Ciaccia: "che almeno due dei tre incarichi (alle rispettive Authority ndr) vanno riservati a soggetti indicati dai partiti, perché, altrimenti è scontato che non vengono votati altri candidati". In sostanza la spartizione prevede: una nomina apannaggio del governo Monti e le altre due occupate uno a testa da un esponente PDL, ossia lo stesso Riggio, e l'altra a favore del PD, cioè la Lorenzetti.
Poi c'è la vicenda di Walter Bellomo che punta alla poltrona di assessore regionale in Sicilia e in un sms afferma che "è importante il colloquio tra Bersani e Finocchiaro". Bellomo poteva influenzare il rilascio di un parere favorevole sulla Via e il 5 luglio 2012, Maria Rita Lorenzetti gli telefona dicendo: "Tu sei proprio bravo... L'ho detto ad Anna (Finocchiaro, ndr), l'altra sera siamo stati a cena insieme", e siccome "c'è la possibilità che con la spending review cancellino i cda e mettano dirigenti del ministero" "allora lei mi ha detto ...se ne fa un altro... vediamo un'altra cosa".
In un'altra intercettazione Lorenzetti telefona alla Finocchiaro: "Senti Anna, fai una telefonata a Walter perché comunque deve far parte della 'squadra'. Ricordati". In un'altra occasione Lorenzetti assicura "un suo possibile intervento sia su Gianni Letta, sia su Antonio Catricalà". Dice, intercettata: "Tutti e due posso, quando sarà il momento..".
Dalle intercettazioni emerge anche il disprezzo per la vita dei bambini che frequentano una scuola situata nell'area dei cantieri della Tav e che rischia di crollare a causa di lavori realizzati "senza nesso logico". Cui si aggiunge lo spregio per la sicurezza dei lavoratori esposti al continuo rischio di incendi nelle gallerie visto che le paratie ignifughe venivano costruite con materiali scadenti e "l'utilizzo di guarnizioni non originali, che fanno schifo".
In quest'ambito è stato ascoltato nei giorni scorsi dagli inquirenti anche il governatore PD della Toscana Enrico Rossi, in riferimento al trasferimento di un funzionario regionale osteggiato dalla cricca della Lorenzini perché "pretendeva" di applicare la normativa di legge nei confronti dei lavori Tav.
E infine, si fa per dire, c'è anche il caso della Lorenzetti che tramite Gaia Grossi, suo ex assessore nonché docente di chimica generale all'università di Perugia, raccomandava i suoi "pupilli" al rettore e li faceva promuovere col massimo dei voti.
E pensare che la Lorenzetti, fiore all'occhiello del modo di governare della "sinistra", iscritta al PCI, PDS, DS e PD, è passata da consigliere comunale, a sindaco, fino all'elezione a governatrice per due mandati dal 2000 al 2010, con un lungo passaggio anche in parlamento, quattro legislature, a partire dal 1987, deputata semplice e poi anche presidente della Commissione ambiente e lavori pubblici della Camera, occupandosi fra l'altro di leggi come la normativa sulla Protezione civile, la legge per la prevenzione dei rischi idrogeologici, i provvedimenti per la ricostruzione dell'Umbria e delle Marche del '97, prima di essere nominata al vertice di Italferr nell'agosto del 2010 al termine del suo secondo governatorato in Umbria.

2 ottobre 2013