Un gravissimo colpo all'unità antisionista del popolo palestinese e alla solidarietà internazionale col popolo palestinese Un tragico e imperdonabile errore: il barbaro assassinio del pacifista Arrigoni Da Roma a Gaza manifestazioni per ricordare il grande amico italiano del popolo palestinese Il 18 aprile centinaia di persone hanno reso omaggio nella città di Gaza e a Rafah alla salma di Vittorio Arrigoni, il pacifista italiano, barbaramente assassinato quattro giorni prima. La bara, avvolta in una bandiera palestinese era stata trasportata dall'ospedale Shifa di Gaza in processione lungo la strada che conduce al valico di Rafah, al confine con l'Egitto, per essere trasportata in Italia transitando dal Cairo e non da Israele, su espressa richiesta della famiglia. Nella breve cerimonia che si è tenuta a Rafah sono stati pronunciati due elogi funebri, uno in arabo e un altro in italiano, da un ministro del governo di Hamas che ha reso omaggio al grande amico italiano del popolo palestinese. Ricordato in diverse manifestazioni anche in Italia e altre sono in programma all'arrivo della salma. La notizia del rapimento di Vittorio Arrigoni, attivista dell'International Solidarity Movement e collaboratore de il manifesto da Gaza, era arrivata nel pomeriggio del 14 aprile attraverso un video, nel quale appariva bendato e pestato a sangue, assieme a un ultimatum lanciato dai rapitori al governo di Hamas per la liberazione entro 30 ore di un religioso, leader di un gruppo salafita incarcerato alcuni mesi fa. Il gruppo salafita smentiva il suo coinvolgimento nel rapimento che si chiudeva tragicamente nella notte tra il 14 e il 15 aprile quando le forze di sicurezza di Hamas facevano irruzione in un appartamento della città di Gaza e trovavano Arrigoni già morto da diverse ore. Un portavoce del ministero dell'interno di Hamas affermava che sulla base delle ricerche subito avviate la polizia aveva arrestato un militante di un gruppo salafita che li aveva indirizzati al luogo dove Arrigoni è stato trovato. Le successive indagini hanno portato all'arresto di altre quattro persone del gruppo salafita, tra i quali due elementi in forza nei servizi di sicurezza di Hamas. Il barbaro assassinio del pacifista è un tragico e imperdonabile errore che dà un gravissimo colpo all'unità antisionista del popolo palestinese e alla solidarietà internazionale col popolo palestinese. Il 36enne Vittorio Arrigoni aveva iniziato il suo lavoro di sostegno al popolo palestinese nella Cisgiordania occupata; bloccato dalla polizia sionista all'aeroporto di Tel Aviv era stato fermato, detenuto per qualche giorno, malmenato e rispedito a casa col foglio di via. Non si era arreso e nel 2008 si era trasferito a Gaza, transitando dal valico di Rafah, dove era di nuovo arrestato dall'esercito israeliano per aver difeso 15 pescatori palestinesi che pescavano in acque internazionali. Da Gaza informava sulle drammatiche condizioni di vita dei palestinesi rinchiusi nel lager della Striscia e aveva denunciato in diretta l'aggressione sionista denominata "Piombo fuso", che dal 27 dicembre 2008 e il 18 gennaio 2009 aveva causato circa 1.400 palestinesi morti, in gran parte civili. Era stato molto attivo nell'organizzazione della Freedom Flotilla, il convoglio navale pacifista assaltato lo scorso anno in acque internazionali dalla marina sionista. Nel 2010 aveva attaccato le posizioni filoisraeliane di Roberto Saviano e recentemente aveva appoggiato le rivolte arabe. "Non ci sono parole per esprimere la condanna di un crimine così efferato, che non rappresenta il popolo palestinese", ha affermato Ismail Haniyeh, il capo del governo palestinese. "Mai era accaduto che ci fosse un gesto di violenza contro uno straniero e soprattutto mai contro i volontari pacifisti che svolgono qui un lavoro eccezionale. Vittorio, che noi consideriamo un martire, è rimasto vittima di un caso isolato", ha sostenuto Haniyeh che ha promesso indagini serie per la cattura dei responsabili: "abbiamo arrestato diverse persone, tre di queste sono direttamente coinvolte con il sequestro, ma la caccia continua. E voglio dire a tutto il popolo italiano che non si fermerà fintanto che tutti i responsabili non saranno portati davanti al giudice per subire la condanna che si meritano. Noi non possiamo tollerare un crimine che infanga e umilia tutto il nostro popolo: avremo mano ferma e decisa. L'ho promesso a sua madre". Il leader di Hamas, Mahmoud Zahar, durante un comizio in onore del giovane assassinato chiamava in causa anche i sionisti, dato che "un simile crimine non può avvenire se non con l'accordo di tutte le parti interessate a mantenere Gaza nel blocco attualmente imposto", un atto che inoltre mira a intimidire e scoraggiare altri pacifisti, in vista della nuova spedizione a Gaza della Freedom Flotilla 2, prevista per la fine del prossimo mese di maggio. 20 aprile 2011 |