L'azione di guerra al settimanale satirico islamofobico “Charlie Hebdo”
Un attacco all'imperialismo francese
I governanti dell'Unione imperialista europea e il nazisionista Netanyahu marciano uniti contro gli islamici antimperialisti. Renzi pronto ad andare in armi in Libia e nello Stato islamico
Uniamoci contro l'imperialismo, per la libertà dei popoli, per l'indipendenza e la sovranità dei Paesi, per il socialismo
Nel rivendicare l'attacco al settimanale satirico islamofobo “Charlie Hebdo” a Parigi uno dei responsabili di Al Qaeda nella penisola arabica (Aqap) ha affermato: “la Francia smetta di attaccare l'Islam, i suoi simboli e i musulmani o ci saranno nuove operazioni. Alcuni dei figli di Francia sono stati irrispettosi con i profeti di Allah. Non sarete in sicurezza fino a che combatterete Allah, il suo messaggero e i credenti”. "Sono un componente dello Stato islamico", affermava il combattente islamico antimperialista che aveva fatto irruzione all'interno del supermercato kosher della Porte de Vincennes a Parigi in una conversazione con l'emittente BfmTv, "voi attaccate il Califfato, voi attaccate lo Stato Islamico, e noi attacchiamo voi". Affermazioni che chiariscono il significato politico degli attacchi nella capitale francese, un attacco all'imperialismo francese che tutela in armi i suoi interessi in Afghanistan, Iraq, Libia, Yemen, Siria, Mali, Ciad e altrove. Una politica che si è sviluppata recentemente senza soluzione di continuità dalla presidenza del destro Sarkozy, protagonista tra l'altro dei bombardamenti sulla Libia, a quella della presidenza del socialista Hollande che è intervenuto in Costa d’Avorio e Mali e ha sviluppato la cooperazione di intelligence in Nigeria con gli Stati Uniti e voleva, ancora più di Obama, bombardare la Siria per distruggere anche il regime di Assad.
La valanga di notizie e commenti generata dagli organi di informazione che ha accompagnato e seguito gli attacchi di Parigi, imbastita dalla destra come dalla “sinistra” borghese salvo rarissime voci contrarie, ha teso a dimostrare che i paesi imperialisti occidentali sono i “buoni”, quelli dalla parte della ragione, colpiti dalla “immotivata furia terrorista” di matrice islamica. Mentre fascisti e razzisti di ogni paese europeo hanno fatto a gara per accreditare l'equazione Islam uguale terrorismo e dare sostanza a una campagna islamofoba che continua con i ricattatori inviti a tutti gli islamici perché si dissocino dal terrorismo. Ma nessuno ha chiesto ai cristiani di dissociarsi dopo la strage di Utoya in Svezia compiuta dal fanatico integralista cristiano Anders Breivik né agli ebrei dopo che il sionista Baruch Goldstein uccise a raffiche di mitra 29 musulmani che andavano a pregare alla Grotta dei Patriarchi a Gerusalemme, per non citare Gaza.
Il coro reazionario islamofobo ha l'obiettivo di generare paura nelle masse popolari europee, giustificare nuove misure repressive all'interno dell'Unione europea e preparare il terreno per dare un consenso di massa a possibili nuove aggressioni militari. Come ha evidenziato il comunicato del 10 gennaio dell'Ufficio politico del PMLI, “È in atto da anni una guerra tra gli islamici antimperialisti e l'imperialismo che saccheggia e domina, o cerca di dominare con le armi, i loro Paesi. (…) Ormai, dall'11 settembre di New York, la guerra di resistenza all'imperialismo, sotto forma di azioni terroristiche, è portata fin dentro i Paesi imperialisti, ed è impensabile fermarla se gli imperialisti non si ritirano dai Paesi che occupano o che controllano”.
Quelli di Parigi sono atti di una guerra che usa il terrorismo come strumento. Iniziati la mattina del 7 gennaio quando il commando di due franco-algerini ha colpito il settimanale satirico islamofobico “Charlie Hebdo” uccidendo il Direttore eundici redattori; i due in fuga sono stati intercettati e uccisi il 9 gennaio dopo che si erano rifugiati nella sede di una tipografia nella cittadina di Dammartin-en-Goele, nella regione Seine-et-Marne a Nord Est di Parigi. In contemporanea la polizia aveva fatto irruzione nel negozio ebraico della Porte de Vincennes a Parigi dove si era barricato il terzo componente del commando uccidendolo. All'interno del negozio gli agenti trovavano altre quattro persone morte. La sua azione era iniziata il giorno precedente, l'8 gennaio, con l'uccisione di una vigilessa nel quartiere Montrouge nel sud di Parigi.
Contattati per telefono dall'emittente BfmTv gli assalitori del settimanale dichiaravano di far parte di Aqap, ossia di Al Qaeda e affermavano: "non siamo killer. Siamo difensori del profeta. Noi non ammazziamo donne, non ammazziamo nessuno. Noi difendiamo il profeta. Se qualcuno offende il profeta allora non c'è problema, possiamo ucciderlo. Ma noi non uccidiamo donne. Non come voi. Siete voi che uccidete i bambini dei musulmani in Iraq, Siria e Afghanistan. Siete voi. Non noi”. Aqap accusa da tempo la Francia di perseguire con il suo interventismo in politica estera una rinnovata volontà coloniale, di voler occupare terre islamiche imponendo i propri valori e le accuse si erano intensificate a partire dall’inizio del 2013, contestualmente all'intervento militare dell'imperialismo francese in Mali.
Dal negozio circondato dalla polizia il terzo assalitore dichiarava di appartenere allo Stato islamico e tra l'altro dichiarava “l'ho fatto per tutte le oppressioni. L'ho fatto per difendere tutti i Paesi dove sono oppressi i musulmani. Come la Palestina". In un video postumo pubblicato l'11 gennaio sulla rete spiegava: "tutto quello che facciamo è legittimo. Non potete attaccarci e pretendere che non rispondiamo. Voi e le vostre coalizioni sganciate bombe sui civili e sui combattenti ogni giorno. Siete voi che decidete quello che succede sulla Terra? No. Non possiamo lasciarvelo fare. Vi combatteremo".
Nell'annunciare i riusciti blitz dei corpi speciali e l'uccisione degli assalitori il presidente francese Hollande lanciava il 9 gennaio la manifestazione di due giorni dopo a Parigi con un “appello a tutti i francesi per dimostrare con la marcia di domenica i valori della democrazia e del pluralismo, e tutti i principi che l'Europa rappresenta”.
La marcia alla quale partecipavano una cinquantina di capi di Stato e di governo era aperta da uno schieramento che conferma quali siano i “valori” cui aveva fatto riferimento Hollande. Accanto agli interventisti Cameron e Renzi erano presenti tra gli altri il nazisionista Benjamin Netanyahu accompagnato dal suo ministro dell’Economia Naftali Bennett che, come ricordava Le Monde,
si era detto orgoglioso di aver ucciso “molti arabi”; il presidente reazionario ucraino Petro Poroshenko, il premier turco Ahmet Davutoglu che ha appena incarcerato giornalisti dell'opposizione, il ministro degli Esteri egiziano Sameh Choukryou in rappresentanza dei militari golpisti egiziani.
Quando i governanti imperialisti invitano all'unità nazionale per difendere la libertà e i “valori” dell'Europa e dell'Occidente invitano in realtà a difendere il capitalismo, la dittatura della borghesia, le loro istituzioni antipopolari e la loro politica imperialista e interventista. Se ce ne fosse bisogno lo confermano varie dichiarazioni di Renzi fra le quali quella relativa al possibile intervento in Libia: “L'inviato delle Nazioni Unite sta tentando quello che credo sia l'ultima carta, e cioè recuperare il Parlamento di Tripoli e quello di Tobruk – affermava - ma se quella missione non porterà frutti, l'Italia è pronta a un protagonismo innanzitutto diplomatico e poi anche di peacekeeping” in territorio libico, come già anticipato dal ministro degli Esteri Paolo Gentiloni in un'intervista a Repubblica
. Per l'imperialista Renzi la Libia è “una priorità” e per il suo ruolo strategico “non può essere lasciata nelle condizioni in cui è”.
Lo aveva preceduto con un discorso interventista il ministro Gentiloni che nell'intervista affermava che “nell'area del Medio Oriente per la prima volta si è insediato un gruppo terroristico che non ha precedenti in quanto a capacità militare, economica, organizzativa e direi soprattutto propagandistica, perché penso agli effetti moltiplicatori che si riverberano in Europa. Quello che è accaduto in Francia è la spia di questa minaccia nuova; illudersi che questa minaccia possa essere fronteggiata senza intervenire, astenendosi, credendo di poterci chiudere nelle nostre frontiere è un'idea pericolosa”. Calzando l'elmetto il bellicista ministro affermava che “noi dobbiamo colpire, sradicare, estirpare la minaccia nel luogo in cui è più radicata, quello del Daesh (il nome arabo dello Stato islamico, ndr): in luglio/agosto la minaccia era incomparabilmente maggiore di quanto non sia adesso sul terreno in Iraq. Ma le onde di ritorno, i movimenti di vari combattenti colpiscono in Europa e proseguiranno a colpire, a prescindere dal fatto che a Kobane o altrove ci possano essere delle vittorie militari per la coalizione a cui partecipiamo. Quella minaccia va estirpata, fronteggiando anche le altre che provengono da Al Qaeda, da Boko Haram e dagli altri focolai di terrorismo”. Per questo, concludeva Gentiloni, “il Governo chiede unità al Parlamento non solo per rafforzare e riorganizzare il dispositivo che contrasta il terrorismo all'interno del Paese, ma per combatterlo fuori. (…) Qui siamo di fronte a uno scontro frontale, anche militare. Non conta la parola, contano i fatti. Chiaramente senza metterci a fare delle crociate idiote”.
Invece di iniziare dal cessare gli interventi militari e rispettare la sovranità degli altri paesi, Gentiloni lancia la crociata “intelligente” che è comunque imperialismo allo stato puro e indica quanto sia tanto più necessaria la lotta contro l'imperialismo, primo fra tutti quello italiano guidato dal governo del Berlusconi democristiano Renzi, che è in prima linea sul fronte contro gli islamici antimperialisti, e contro l'Unione europea imperialista così come si è confermata nelle vicende di Parigi.
14 gennaio 2015