Le grinfie di Mancini sulle discariche della Sicilia
Dal nostro corrispondente della Sicilia
Bellolampo, la discarica che serve i comuni della provincia di Palermo, croce dei palermitani, che da un momento all'altro attendono l'esplosione di questa bomba ecologica, e delizia della mafia con i suoi 30 milioni di euro di costi all'anno, è sempre stata al centro di un giro di affari torbidi.
E oggi emerge un nuovo elemento che indica ancora una volta come in Italia vi sia una lobby dei rifiuti radicata su tutto il territorio nazionale e come essa, nonostante operi in combutta con la mafia, sia protetta e foraggiata a tutti i livelli istituzionali. La magistratura sta accertando il ruolo della Bellolampo scarl, di proprietà della So.Ge.Ri (Società Generale Rifiuti) del figlio di Riccardo Mancini. I magistrati hanno ottenuto il sequestro delle quote della società di costruzione impianti rifiuti, facente capo alla famiglia del plenipotenziario dell'ex-sindaco fascista di Roma.
Come Mancini sia arrivato in ottima posizione nel sistema dello smaltimento dei rifiuti siciliano è da accertare. E' vero tuttavia che la società di Mancini fa gruppo con altre società che hanno avuto rapporti con la mafia, come l’
Igm impianti di Siracusa della famiglia Quercioli, che titolare dal 1966 della raccolta dei rifiuti nel comprensorio, per almeno due decenni ha pagato il pizzo alla famiglia mafiosa degli Zucchero.
Gli interessi di Mancini non si limitano alla sola Palermo. Costui è presente anche a Siracusa dove una decina di anni fa vinse un appalto per lo smaltimento dei fanghi accumulati nel depuratore gestito da Industria Acqua Siracusana, posseduta al 65% dal pubblico Consorzio ASI di Siracusa, oggi commissariato. Nel 2006 la Treerre e la Sogeri entrate in una società temporanea d'impresa capitanata dalla spagnola Fcc Ambito si aggiudicava l'appalto per 64 milioni di euro.
Nel 2010, durante il governo Lombardo la Regione Sicilia indiceva un bando di gara per i lavori di copertura provvisoria e regimazione del biogas della discarica per rifiuti in contrada Cardona a Siracusa. A marzo del 2014, durante il governo Crocetta, l’appalto venne affidato ad una ATI, all'interno della quale vi era la Treerre SPA riconducibile a Mancini.
Se allora è vero che don Raffaele Lombardo tentò di realizzare i suoi sogni d'oro costellati di inceneritori e discariche e allietati da balle di munnizza, è altrettanto vero che con Crocetta quaquaraqua nulla è cambiato nel sistema della gestione dei rifiuti in Sicilia, ancora siamo alle prese con il foraggiamento per centinaia di milioni di euro a imprese dai legami e dall'attività per lo meno inaffidabili. E ancora il governatore strepita per il rinnovo della sciagurata emergenza rifiuti, che ormai dura da 15 anni, e insiste su un'idea di “gestione” e “smaltimento” che favorisce unicamente i privati”, mandando letteralmente in tilt lo smaltimento in Sicilia e favorendo bombe ecologiche come quella di Bellolampo, appollaiata sulla collina che domina tutta Palermo.
Cos'è cambiato rispetto a Mancini dall'arrivo di Crocetta? Niente. Basti dire che, nel corso del 2013, l’assessorato regionale, Dipartimento Acqua e Rifiuti, pubblicava in Sicilia dei bandi per la realizzazione di impianti di trattamento dei rifiuti urbani. A Palermo la gara si è conclusa con l’affidamento definitivo dell’appalto all'Associazione temporanea di imprese, nella quale c'è la So.Ge.Ri, riconducibile a Mancini. Il 30 dicembre 2013 veniva assegnato l'appalto per 32 milioni di euro! Lo stesso raggruppamento di imprese aveva partecipato anche a Gela ed Enna, mentre per l’impianto di Messina Mancini ha tentato il colpaccio entrando in un'associazione temporanea di imprese con la sua Treerre Spa.
E' proprio il caso di dire che la fasulla “rivoluzione” di Crocetta quaquaraqua è stata sommersa da una montagna di rifiuti, com'era ovvio che fosse.
21 gennaio 2015