La scuola cade a pezzi
7 bimbi feriti per il crollo nella materna a Sesto S. Giovanni
Ecco com'è realmente la “Buona scuola” di Renzi e Giannini
Per descrivere i fatti di cronaca bisogna partire da alcune cifre: 148,6 milioni di euro, suddivisi in 30 a carico dell’istruzione pre-scolastica, 36 alla scuola primaria, 17,6 alla secondaria di primo grado, 54,8 a carico di quella secondaria di secondo grado, 5,4 milioni per l’istruzione universitaria, un milione dalla ricerca. Nel prossimo triennio il taglio sarà di 421 milioni di euro, cioè 21 milioni più delle risorse destinate all’operazione-bandiera scuole sicure
. Di cosa stiamo parlando? Dei tagli che il governo del Berlusconi democristiano Renzi e la sua ministra dell'Istruzione Giannini hanno previsto nella legge di stabilità 2015 nei confronti della scuola pubblica. Risultato? Le scuole cadono a pezzi, e non in senso metaforico.
E' notizia di pochi giorni fa che sette bambini sono rimasti feriti nella scuola per l'infanzia Vittorino da Feltre di Sesto San Giovanni, in provincia di Milano, dove alle 10.15 sono caduti pezzi di intonaco del soffitto per cause ancora da accertare. La scuola, che insieme a una primaria e a una secondaria di primo grado fa parte dell’istituto comprensivo Roveda, è stata evacuato e sul posto ci sono i vigili del fuoco.
Nessuno dei piccoli, tutti tra i 3 e i 4 anni, è in condizioni preoccupanti. La più grave, una bambina di tre anni di origine straniera, è stata trasportata all’ospedale Niguarda in codice giallo con una ferita alla testa ma è fuori pericolo.
Eccola, quindi, in tutta la sua concretezza la famigerata “buona scuola” a cui stanno lavorando Renzi e Giannini, una scuola lasciata allo sfascio e sul lastrico, quella pubblica si intende, visto che nel 2015 le scuole private beneficeranno dal governo di un contributo di 200 milioni di euro.
E non ci sono spot propagandistici che tengano, come il nuovo video messaggio di gennaio dove Renzi dava il via alla fase due del progetto “buona scuola” con l'annuncio del disegno di legge in parlamento entro febbraio, parlando della scuola come punto di partenza per la riprese economica dell'Italia. La realtà è ben diversa e sotto gli occhi di tutti, con scuole, che cadono a pezzi e dove molto spesso sono le stesse famiglie, soprattutto operaie, già tartassate dal costo della vita, dai bassi salari e dai licenziamenti a dover sopperire alla mancanza delle più elementari necessità scolastiche (dai gessi per la lavagna alla carta igienica nei bagni).
Se veramente il governo avesse a cuore i problemi della scuola pubblica in questo Paese non solo non avrebbe tagliato i finanziamenti ma, al contrario, sarebbe dovuto intervenire con massicci investimenti pubblici per risanare gli immobili e metterli in sicurezza, ammodernare le scuole statali (mezzi informatici, laboratori, palestre, auditorium, ecc.) e per costruirne di nuove dove necessario.
21 gennaio 2015