Come il giovane Renzi arrivò alla TV di Berlusconi
Il famigerato patto del Nazareno, sponsorizzato dal presidenzialista Napolitano, per realizzare il piano fascista della P2, rappresenta lo sbocco naturale di un lungo inciucio piduista iniziato tra Renzi e Berlusconi almeno un ventennio prima all'ombra del biscione e delle Tv Mediaset.
A documentarlo alcune pagine del libro: “L'intoccabile, Matteo Renzi” di Davide Vecchi, che documenta il primo approdo del futuro presidente del Consiglio Renzi alla corte del neoduce di Arcore.
A introdurre il giovane Renzi nel mondo della televisione berlusconiana è lo zio Nicola Bovoli, barese di nascita, classe 1945, figlio di Achille (avvocato trasferitosi con la famiglia a Firenze in seguito alla sua nomina a membro della direzione generale dell'Enel per l'Italia Centrale). Lo zio Nicola è il fiore all'occhiello di tutta la famiglia Renzi; appena laureato in giurisprudenza si occupa di editoria e viene subito assunto da Angelo Rizzoli in persona e si trasferisce a Milano. Le vendite vanno a gonfie vele e Bovoli a metà degli anni '80 è già un boss nel campo del marketing e della distribuzione. Dopo la scoperta delle liste della P2 nel 1981 con dentro quasi l'intera direzione economica e redazionale del Corriere della Sera, Bovoli decide di lasciare la Rizzoli e si mette in proprio sfruttando il suo grande giro di conoscenze e amicizie altolocate. Abita nel quartiere simbolo dell’imprenditoria berlusconiana: Milano 2 a Segrate e comincia a lavorare anche per le riviste Mondadori distribuendo il Bingo e legandolo alle trasmissioni di Mike Bongiorno, con cui inizia una proficua collaborazione a partire dal 1987. Crea un sacco di nuove società e inventa una serie di giochi da affiancare alla vendita dei maggiori quotidiani a livello nazionale: da La Repubblica a La Stampa, Il Messaggero, Il Sole 24 Ore ecc... Il salto di qualità arriva a partire dai primi anni '90 quando Bovoli affianca all’attività dedicata alla carta stampata anche le televisioni.
In quel periodo Bovoli conosce e lavora anche insieme al mafioso Marcello Dell'Utri, all'epoca impegnato a organizzare i circoli di Forza Italia per la discesa in campo di Berlusconi.
“Per le tre reti del Cavaliere (con cui stipula un contratto da 7 miliardi di lire) – scrive Vecchi nel suo libro – Bovoli crea quella che viene da subito accolta come l’ultima frontiera dell’intrattenimento: il Quizzy, un telecomando che permette di partecipare dal divano di casa ai concorsi di alcune trasmissioni televisive. La campagna pubblicitaria di Fininvest in cui appare Mike rimanda alla Standa, dove il telecomando è in vendita a 39.800 lire. Il Quizzy viene applicato anche alla Ruota della fortuna.
Ma dura appena sette mesi, dall’ottobre del 1993 all’aprile del 1994, quando sparisce, travolto dalle proteste dei telespettatori per la poca trasparenza e le costosissime telefonate al 144. Vincere è difficile: in media arrivano tra le 50.000 e le 100.000 telefonate per ogni trasmissione.
A fine mese la bolletta aggiunge il danno alla beffa, perché chiamare il 144 comporta un sovrapprezzo di 635 lire al minuto. Quella somma viene poi così spartita: 307 lire alla compagnia Sip, 164 alla Edifin di Nicola Bovoli, le restanti 164 lire alla Audio 5, la società della Fininvest che gestisce gli introiti per conto di Berlusconi, ceduta all’inizio del ’94 alla neonata Diakron incaricata di svolgere sondaggi per la nascente Forza Italia. Parte del ricavato viene utilizzato per finanziare i circoli di Forza Italia che devono diffondere il verbo berlusconiano”.
E mentre il Quizzy finisce nel giro di poche settimane nel cassonetto della spazzatura, il suo testimonial Mike Bongiorno, invece, finisce in Procura a Torino per la prima inchiesta sulle frequenze Fininvest. “I magistrati – ricorda ancora Vecchi - sospettano una frode alla Ruota della fortuna. Il 30 settembre 1994 viene arrestato Giuseppe Mazzocchi, un perito dell’ufficio tecnico del ministero delle Poste e telecomunicazioni accusato di aver avvisato i dirigenti Fininvest che ci sarebbe stato un controllo sulle frequenze utilizzate da Italia1 per la trasmissione del Giro d’Italia. In cambio sarebbe stato invitato al quiz di Mike Bongiorno e favorito nella vincita di 30 milioni di lire. Il perito del ministero conferma le accuse: 'Fui io a chiedere alle persone che conoscevo della Fininvest di aiutarmi a partecipare'...
La sua prima richiesta, inoltrata seguendo l’iter normale, era stata rifiutata. A marzo del 1994, invece, riesce a partecipare. Gli inquirenti sospettano la corruzione: se il concorrente è stato aiutato a vincere, i 30 milioni sarebbero una tangente. (...) Nel 1999 Mazzocchi viene rinviato a giudizio, ma nel marzo del 2002 il processo si conclude con l’assoluzione: i giudici accolgono la tesi della difesa secondo cui avvisare dell’arrivo dei controlli era una prassi normale.
Ed è in quello stesso periodo, tra gennaio e febbraio del 1994, che Matteo Renzi partecipa a cinque puntate della Ruota della fortuna, vincendo 48 milioni di lire. A raccomandarlo è proprio lo zio Nicola che ricorda: “Ha partecipato perché lo segnalai io a Mike”.
Renzi, quando il video è andato in onda, ha ironizzato sulla trasmissione ma, come un Pulcinella ha anche confermato di aver utilizzato quella vincita per sanare i debiti delle aziende di famiglia tra cui la Chil e altre società recentemente finite nel mirino della magistratura insieme al padre di Renzi indagato per bancarotta fraudolenta dalla procura di Genova.
28 gennaio 2015