Nel giorno dell'inaugurazione dell'Expo
I lavoratori del teatro della Scala non lavoreranno il 1° Maggio
Fra le megaspeculazioni, la corruzione, gli scandali, il malaffare e quant'altro si aggira intorno a Expo2015 di Milano, non sono mancati i soprusi, gli abusi e la cancellazione dei diritti dei lavoratori. L'ultimo riguarda il giorno scelto per l'inaugurazione della mega esposizione: il 1° Maggio, l'ennesima dimostrazione di quanto i pescecani capitalisti e i politici corrotti al loro servizio, siano impegnati a cancellare le ricorrenze della storia del movimento operaio internazionale.
Fra i primi ad alzare la testa sono stati i lavoratori della Scala di Milano chiamati per la prima della Turandot nel giorno dell'inaugurazione davanti ai capi di Stato. L'assemblea degli iscritti Cgil del 21 gennaio si è conclusa con la decisione di partecipare al tradizionale corteo del 1° Maggio e quindi non saranno in teatro.
Negli scorsi giorni il sovrintendente della Scala Alexander Pereira aveva inviata una lettera molto ambigua a tutti i dipendenti del teatro, chiedendo la loro disponibilità a lavorare nel giorno festivo. In cambio, in modo subdolo, Pereira offriva una remunerazione allettante: fino al 140 % in più rispetto a un normale giorno di lavoro. Un’offerta alla quale gran parte del coro e dell’orchestra si erano dichiarati favorevolli, vista anche la resa incondizionata di Cisl, Fials e Uil.
“La lettera di sondaggio è una cosa legittima ma è anche legittimo che i lavoratori decidano di non rispondere”, ha dichiarato Paola Bentivegna, segretaria Slc-Cgil, diffidando Pereira dal fare “indebite pressioni individuali”. La Cgil, che nelle sue file conta molti tecnici all’interno del teatro, invita tutti i lavoratori a partecipare alla manifestazione “per ribadire la dignità dei lavoratori e dei loro diritti”.
Di fronte alle dichiarazioni imbonitrici, per salvare capra (gli interessi speculativi capitalistici) e cavoli (la faccia), del sindaco Giuliano Pisapia “Decisione legittima, ma chiedo un momento di riflessione”, e alle velenose parole di Mariastella Gelmini, coordinatrice FI Lombardia che ritiene il 1° Maggio un rito e difenderlo “è un manifesto di arretratezza culturale, storica, sociale. Qualcosa che misura la distanza tra la sinistra riformista e quella ottocentesca”, quelle della segretaria nazionale della Cgil Susanna Camusso, fanno inorridire e sconfessano la ferma posizione della segretaria di categoria Bentivegna: “Expo è un evento eccezionale di sviluppo e crescita del tutto irripetibile” mentre invita i lavoratori a "salvaguardare seriamente il calendario con la contrattazione perché non bisogna nascondersi davanti a eventi straordinari".
Del resto i vertici sindacali collaborazionisti già negli accordi preliminari siglati dal governo con la società Expo, la Regione Lombardia e i sindacati, Cgil compresa, nel luglio 2014 avevano accettato di lasciare che si “violasse la dignità del lavoratore o la democrazia perché a Expo 2015 si possa rischiare uno sciopero nei mesi dell'esposizione universale milanese”. “Grazie a questa intesa siamo in grado di garantire a tutti i Paesi partecipanti che non ci saranno rischi di mobilitazioni”, gongolava compiaciuto il commissario dell'Expo, Giuseppe Sala.
4 febbraio 2015