La nuova dottrina militare di Putin ritiene la Nato il nemico n.1 e conferma l'uso delle armi nucleari
Il nuovo zar considera minacce esterne la creazione e il dispiegamento del sistema strategico di difesa antimissilistica degli Usa
Aggiornando il precedente documento del 2010 Mosca ha reso nota a fine dicembre scorso la sua nuova dottrina militare che tiene conto di quelle che il nuovo zar Vladimir Putin considera i nuovi rischi alla “sicurezza nazionale” della Russia. Il documento firmato il 26 dicembre da Putin sottolinea “l’emergere di nuove minacce alla sicurezza nazionale” e indica quali minacce esterne principali il potenziamento della Nato nei paesi confinanti la Russia e la destabilizzazione di alcuni paesi, vedi l'Ucraina, sotto la spinta dei concorrenti imperialisti americano e europeo. Constatando la crescente minaccia rappresentata dalla “espansione del potenziale militare della Nato verso i confini russi”, il documento conferma la possibilità del ricorso alle armi nucleari in risposta all’uso di armi, atomiche o meno, contro Mosca.
Dopo che l'Ucraina ha abbandonato lo status di nazione "non allineata", primo passo verso un'eventuale richiesta d'adesione alla Nato, il Cremlino ritiene che l'Alleanza militare imperialista occidentale sia il nemico numero uno. Una Nato che negli sviluppi della crisi Ucraina sta espandendo il suo potenziale militare nei paesi Baltici, in Polonia, Bulgaria e Romania.
Il documento considera una “minaccia per la Russia” il protagonismo della Nato ma anche la creazione e il dispiegamento del sistema strategico di difesa antimissilistica promosso dall'amministrazione Bush e confermato da quelle di Obama; “il dislocamento di sistemi d’arma strategici di precisione non atomici” per Mosca “rompe la stabilità globale e infrange i rapporti di forza fin qui determinatisi nella sfera missilistico-nucleare”. Lo scudo anti-missile europeo è ritenuto da Putin una “minaccia agli equilibri strategici del Continente”.
Negli aggiornamenti del tipo di minacce il documento inserisce anche il Prompt Global Strike, il sistema di difesa americano che ha l'obiettivo di condurre attacchi militari convenzionali ovunque nel mondo in 60 minuti.
La nuova dottrina militare russa conferma invece l'uso delle armi nucleari. Il documento dichiara esplicitamente che “il nucleo delle politiche militari russe è la prevenzione della guerra atomica e di ogni altro tipo di conflitto” ma che “Mosca si riserva il diritto di usare armi nucleari nel caso essa o i suoi alleati siano sotto attacco atomico o non atomico”. E a dare corpo a questa minaccia, poco prima della pubblicazione del documento, l'agenzia Tass aveva annunciato con enfasi il successo del lancio di prova del missile balistico intercontinentale RS-24 Yars dal cosmodromo militare di Plesetsk nel nord-ovest russo. Mentre in contemporanea alla notizia dell'aggiornamento della sua politica militare Mosca annunciava la partenza dai cantieri di Severodvinsk verso le basi della flotta del Nord di due sommergibili atomici lanciamissili della classe “Borea”, il “Vladimir Monomakh” e l'“Aleksandr Nevskij”, destinati alla flotta del Pacifico.
La crisi dell'Ucraina e più in generale la situazione ai confini meridionali della Russia occupano largo spazio nel documento dove sono definiti minacce esterne anche “la presenza di focolai di tensione interetnici e interconfessionali, l’attività di formazioni radicali armate internazionali, delle compagnie militari private straniere nella zone adiacenti ai confini della Russia e alle frontiere dei suoi alleati, come pure le dispute territoriali e la crescita del separatismo e dell’estremismo in alcune aree del mondo”. Sono “pericolosi” per Mosca quei “processi di instaurazione, negli stati limitrofi, di regimi la cui politica minaccia gli interessi della Russia” ma anche “l'attività sovversiva dei servizi segreti stranieri” così come il “possibile uso” all'interno della Russia “di forze politiche e movimenti sociali, finanziati e controllati dall'esterno”. Attività che tra l'altro avrebbero l'intenzione di influenzare la popolazione, in particolare dei giovani, per “minare le tradizioni storiche, spirituali e patriottiche di difesa della Patria”. Una posizione sposata appieno dai movimenti di destra europei, coccolati da Putin in funzione anti-Ue, che di recente guardano con attenzione a Mosca e soprattutto ai suoi rubli.
Se la Nato è il nemico numero uno, gli amici stanno nell'Organizzazione del trattato di sicurezza collettiva (Csto), analogo orientale della Nato che include Armenia, Bielorussia, Kazakistan, Kirghizistan e Tagikistan. Stanno nell'Organizzazione per la cooperazione di Shangai (Sco), e in particolare la Cina con la quale Putin ha definito accordi di alleanza strategica; sono le potenze imperialiste emergenti, i partner della Russia nel gruppo dei Brics (Brasile, India, Cina e Sudafrica), indicati nel documento come partner fondamentali per la sicurezza della Federazione russa.
4 febbraio 2015