Emessa dal tribunale di Torino per gli scontri in Val Susa dell'estate 2011
Sentenza fascista contro i No Tav
47 militanti condannati a 142 anni e 7 mesi di carcere. A Bussoleno manifestazione di solidarietà ai condannati.
Il pubblico grida: “Vergogna!”, “Resistenza ora e per sempre No Tav” e intona “Bella Ciao”
150 anni di carcere, multe salatissime, decine di migliaia di euro per le spese legali e maxirisarcimenti in favore delle “parti civili” per oltre 150 mila euro: è la fascistissima condanna inflitta il 27 gennaio dal tribunale di Torino contro 47 dei 53 militanti No Tav della Valsusa che presero parte alle grandi manifestazioni popolari contro l'inizio dei lavori nel cantiere di Chiomonte tra il 27 giugno e il 3 luglio 2011.
I reati contestati a vario titolo agli imputati sono di violenza e resistenza a pubblico ufficiale, danneggiamento e lesioni. La sentenza è stata letta dal giudice Quinto Bosio nell'aula bunker del carcere le Vallette e in molti casi supera perfino le richieste della Procura rappresentata dai Pubblici ministeri Emanuela Pedrotta e Nicoletta Quaglino.
Una sentenza scritta a tavolino “per dare una lezione ai No Tav” e completamente appiattita sulle tesi della Procura che ha dettato regole e modi del processo al pensionando giudice Bosio il quale, a sua volta, senza battere ciglio, ha permesso tutta una serie di forzature e intimidazioni ai danni dei testimoni.
Una grossa fetta dei risarcimenti andrà al ministero dell'Interno del manganellatore Alfano e ai ministeri della Difesa e dell'Economia. Tra le parti civili per cui sono state disposte provvisionali ci sono anche la Lyon-Turin ferroviaire (Ltf), la società che deve realizzare la tratta comune della linea ad alta velocità Torino-Lione, i sindacati di Polizia e alcuni agenti rimasti feriti nel corso degli scontri.
Insomma, si tratta di una sentenza di chiaro stampo fascista, ispirata dal “teorema” dell'ex procuratore capo di Torino, nemico giurato e persecutore del movimento No Tav fin dalla prima ora, Giancarlo Caselli (area PD) che nel dicembre del 2013, pochi giorni prima di andare in pensione, fece arrestare 4 No Tav che avevano preso parte alle manifestazione contro il Tav nella notte tra il 13 e il 14 maggio 2013. L'accusa in quel caso era addirittura di attentato con finalità terroristiche e atto di terrorismo con esplosivi finalizzati al terrorismo (poi lasciata cadere dalla Corte d’assise di Torino che il 14 dicembre scorso ha condannato i 4 No Tav solo, si fa per dire, per danneggiamento, trasporto di armi e resistenza a pubblico ufficiale). Una condanna esemplare come avveniva nei tribunali speciali fascisti che serve a Caselli e ai suoi tirapiedi per ridare fiato alla odiosa campagna di criminalizzazione e repressione del Movimento.
Subito dopo la lettura del dispositivo gli imputati hanno cominciato a leggere una
una dichiarazione contro “lo sfruttamento e la devastazione in nome del Tav”. Ma i giudici, proprio come avveniva nei tribunali speciali di mussoliniana memoria, si sono allontanati senza ascoltare. Mentre dal pubblico si è levato forte il grido "vergogna", “Giù le mani dalla Val Susa” e subito dopo tutti i presenti hanno cantato "Bella Ciao". "Questo - ha urlato un imputato - è un processo politico. Non ci seppellirete con queste condanne".
Gli avvocati della difesa hanno annunciato ricorso contro la sentenza che definiscono "pesantissima" non soltanto per il numero di condanne e l'entità delle pene, ma "anche per i risarcimenti" stabiliti nei confronti di esponenti delle forze dell'ordine, dei ministeri della Difesa, dell'Interno, dell'Economia e dei sindacati di polizia, tutti costituiti parte civile al processo... E' una sentenza che era stata già scritta... Non ammmettere le prove chieste dagli imputati equivale a impedire loro di difendersi come prevedono il codice e la Costituzione. Faremo ricorso in tutti i gradi di giudizio. E, se non basterà, arriveremo alla Corte europea dei diritti dell'uomo, lamentando anche il fatto che il processo si è svolto nell'aula bunker di un carcere".
Sprezzante e provocatorio il commento del ministro dei Trasporti, Maurizio Lupi secondo il quale: "Oggi il tribunale di Torino ha giustamente condannato per violenza a pubblico ufficiale, lesioni e danneggiamento 47 attivisti No Tav per gli incidenti provocati in Val di Susa nell'estate del 2011. E' una sentenza che fa giustizia anche di tante coperture politiche e intellettuali di quella violenza, che hanno cercato e cercano di nobilitarla con assurdi richiami alla Resistenza... E' una sentenza che ristabilisce il primato della legalità e pure del buon senso: assaltare un cantiere, attaccare le forze dell'ordine, ferire oltre 180 persone tra poliziotti, carabinieri e militari della Guardia di finanza non è una normale manifestazione di dissenso, è un crimine".
Per niente intimoriti dalle infami condanne, subito dopo la lettura della sentenza i No Tav hanno ripreso la lotta e hanno bloccato per un quarto d'ora l'ingresso e l'uscita della strada che porta alla tangenziale di Torino all'altezza di corso Regina Margherita a poca distanza dell'aula bunker dove si è stata pronunciata la sentenza. Una manifestazione popolare, in segno di solidarietà coi compagni di lotta condannati, si è svolta anche a Bussoleno. Durante il precorso è stata occupata l’autostrada A32 chiusa per qualche ora a causa dei fumogenie; immediate sono scattate anche le violente cariche della polizia con lanci di lacrimogeni e uso didranti. Fermati cinque attivisti, due dei quali sono stati subito dopo rilasciati, per resistenza aggravata, danneggiamento e interruzione di servizio pubblico.
"Questa sentenza sa più di vendetta che di giustizia - ha commentato a caldo Alberto Perino, leader storico del movimento No Tav. "Si tratta - ha aggiunto Perino - del fallimento della politica e dell'estremo tentativo di fare fuori il movimento No Tav, ma non ci riusciranno".
4 febbraio 2015