“Convocate solo per intascare i gettoni, sprecati 300mila euro in un anno”, circa 10mila euro a consigliere
Agrigento in rivolta contro le sedute fantasma dei consiglieri comunali
Indagine della magistratura su coloro che avrebbero intascato mazzette per approvare varianti al piano regolatore
Dal nostro corrispondente della Sicilia
Il consiglio comunale di Agrigento è decaduto. Erano in sedici a dover scendere dal seggiolone per poter staccare la spina ad un'assemblea tenuta in vita solo per garantire ai consiglieri di succhiare il sangue alle masse popolari. E uno dietro l'altro nel pomeriggio del 9 dicembre sono ruzzolati giù in diciassette, scappando ricoperti dai fischi e dalle contestazioni delle masse popolari girgentesi. Alcune migliaia di agrigentini infatti hanno manifestato, partendo da Porta di Ponte per arrivare a contestare fin sotto il Comune, applauditi e sostenuti dai negozianti e da due ali di folla in via Atenea, nel centro storico della città. Per diverse ore la manifestazione ha assediato il Comune per urlare l'indignazione popolare contro un'amministrazione prossima al dissesto che ruba sfacciatamente i soldi delle masse popolari.
Dopo le dimissioni il 13 giugno 2014 del renziano sindaco Marco Zambuto, 30 consiglieri in un anno si sono riuniti ben 1.133 volte per non produrre nulla, ma intascando gettoni di presenza per quasi 300.000 euro. In pratica 10.000 euro a consigliere. Pochi minuti per ogni “seduta” delle sei commissioni consiliari permanenti giusto per garantire il gettone di presenza. E nella vergognosa vicenda che sta prendendo forma giorno dopo giorno, emerge anche l'ipotesi di tangenti ai consiglieri per approvare alcune varianti al piano regolatore.
La Procura della Repubblica sta verificando se quegli stessi consiglieri avrebbero ricevuto finanziamenti sottobanco per approvare alcune varianti al piano regolatore generale per cambiare destinazione d'uso ad alcuni terreni agricoli per destinarli ad edificazione.
Questa è l'Agrigento amministrata fino a pochi mesi fa da Zambuto del PD e da giugno nelle mani di un commissario nominato dal governo Renzi, responsabile in prima persona di quanto succede in città, dove la disoccupazione è al massimo storico, la crisi idrica dura da decenni, il Comune sull'orlo del dissesto finanziario, gli amministratori si riuniscono unicamente per rubare il gettone e fare un regalo alla mafia variando il piano regolatore.
E tutto fa prevedere che nulla cambierà nel sistema politico istituzionale agrigentino. Lo garantisce l'ennesimo inciucio, cui partecipano tutti, proprio tutti i partiti, dal PD a FI al NCD, per eleggere in primavera il nuovo sindaco gradito a tutte le lobby politico-imprenditoriali agrigentine e il nuovo consiglio comunale da tenere a bada e strumentalizzare ai fini degli interessi delle cosche.
L'alternativa può essere solo la proposta elettorale del PMLI sintetizzata in questa parola d'ordine sulla quale invitiamo a riflettere le masse agrigentine che contestano la gestione del comune: “Perché Agrigento sia governata dal popolo e al servizio del popolo ci vuole il socialismo. Non votare i partiti borghesi al servizio del capitalismo. Delegittimiamo le istituzioni rappresentative borghesi. ASTIENITI. Creiamo le istituzioni rappresentative delle masse fautrici del socialismo”.
11 febbraio 2015