Alla faccia della lotta alla mafia
La giunta Crocetta non si costituisce parte civile in un processo per corruzione
L'Avvocatura dello Stato: “Le tangenti non destano allarme sociale”
Dal nostro corrispondente della Sicilia
Sul caso del funzionario della regione corrotto, Crocetta era partito dissotterrando l'ascia di guerra: “da quando c'è questa amministrazione, non ci sono più coperchi” e invece tutto è finito a schifio. L'Avvocatura dello Stato dichiara che “la corruzione non è un fatto così grave da destare allarme” e Crocetta, solo dopo l'inizio del processo, il 15 gennaio, si accorge che qualcuno avrebbe preso al posto suo, incredibile, la decisione di non far costituire la Regione parte civile. “Non so cosa sia successo - afferma il governatore - doveva essere il governo a prendere questa decisione politica, al di là del parere dell'Avvocatura”.
Intanto i termini per costituirsi parte civile sono ormai scaduti nel processo che vede imputati il funzionario Gianfranco Cannova e quattro imprenditori, tutti accusati di corruzione. Si tratta di Gianfranco Cannova, funzionario regionale dell’Assessorato Territorio e Ambiante; Giuseppe Antonioli, amministratore delegato della discarica di Mazzarrà Sant’Andrea (Messina); Domenico Proto, titolare della discarica; ed i fratelli Calogero e Nicolò Sodano, proprietari della discarica Soambiente di Agrigento. Secondo l’accusa, gli imprenditori avrebbero ricoperto di regali il funzionario della regione per ottenere il rinnovo delle autorizzazioni per le discariche private di rifiuti, per conoscere in largo anticipo l'arrivo dei controlli, per ottenere i pagamenti nonostante le attività di conferimento rifiuti fossero ferme per problemi tecnici. Tra i regali: soggiorni in alberghi di lusso, un televisore da sedici mila euro. E c'era anche la promessa di una villa al mare.
L'imputato aveva confessato di averli ricevuti quei regali in cambio di una notevole quantità di agevolazioni e le “fattispecie contestate” sono talmente gravi da indurre la Procura di Palermo a respingere la una richiesta di patteggiamento.
E appare quantomeno colpevole che Crocetta non abbia posto alcuna attenzione alla vicenda corruttiva maturata nella regione da lui diretta e al procedimento processuale che, come tutti sapevano, sarebbe partito all'inizio del 2015.
Chiunque abbia scelto di non far costituire parte civile la Regione, è chiaro che dietro c'è la volontà politica di nascondere come la corruzione dilagante in tema di rifiuti in Sicilia stia favorendo la gestione delle discariche in Sicilia in mano a clan facenti parte di cosche mafiose.
A questo punto i casi sono due: o Crocetta sta coprendo e favorendo coscientemente il malaffare che in Sicilia favorisce le cosche mafiose dei rifiuti oppure è, per usare un eufemismo, uno “smemorato” che non considera una priorità del suo governo la lotta alla mafia. Comunque il risultato dell'amministrazione Crocetta è che le cosche della munnizza in Sicilia si stanno rafforzando. Alla faccia della lotta alla mafia di cui Crocetta blatera in continuazione.
11 febbraio 2015