Con l'avallo di Mattarella, nuovo capo dei guerrafondai italiani
Il governo imperialista e interventista Renzi vara misure fasciste per combattere il “terrorismo” internazionale
Il 10 febbraio il Consiglio dei ministri n. 49 presieduto da Renzi ha approvato un pacchetto di misure fasciste sul “contrasto del terrorismo” all'interno, accompagnato da decisioni guerrafondaie e interventiste sul rafforzamento e il rifinanziamento delle “missioni internazionali”, compreso l'ampliamento dell'impegno militare italiano contro lo Stato islamico.
Il provvedimento è stato preso a tambur battente e inserito in un decreto legge attualmente in fase di messa a punto da parte del ministero dell'Interno, sfruttando il clima di “emergenza” e le “leggi speciali” invocate da tutti i governi europei dopo i recenti attentati di Parigi. Ad annunciarlo subito dopo erano stati Renzi e lo stesso ministro dell'Interno Alfano, che ne aveva anche anticipato le linee guida, ma la spinta decisiva a bruciare le tappe per il suo varo l'ha data il nuovo capo dei guerrafondai italiani, Sergio Mattarella, col suo discorso di presentazione al parlamento dal forte accento anti islamico e interventista, in cui aveva invocato sia un intervento internazionale contro lo Stato islamico, a cui l'Italia non deve sottrarsi, sia misure eccezionali da parte dello Stato per “assicurare il diritto dei cittadini a una vita serena e libera dalla paura”. Non a caso il ministro Alfano - che era affiancato dagli altri due estensori del provvedimento, la ministra della Difesa Pinotti e il ministro della Giustizia Orlando - nel presentarlo in conferenza stampa si è richiamato proprio a quelle parole di Mattarella, sottolineando in modo particolare che si tratta del primo provvedimento firmato dal nuovo capo dello Stato, come a dire che porta la sua forte impronta e ha il suo pieno avallo.
Nuovi reati e stretta liberticida
Il “pacchetto sicurezza”, così come illustrato da Alfano, istituisce nel codice penale nuove figure di reato come quella destinata a punire, con reclusione da 3 a 6 anni, non solo “chi organizza, finanzia e propaganda viaggi per commettere condotte terroristiche” (tra cui i reclutatori in Italia di combattenti da inviare all'estero, già perseguiti dall'art. 270-quater) ma anche “il soggetto reclutato (i cosiddetti 'foreign fighters', ndr
) con finalità di terrorismo anche fuori dai casi di partecipazione ad associazioni criminali operanti con le medesime finalità”. E come quella, ricalcante l'analogo modello francese, volta a punire con la reclusione da 5 a 10 anni, colui che si “auto-addestra”, con aggravante se lo fa via Web, alle tecniche terroristiche (fino ad oggi era punibile solo colui che viene addestrato da un terzo). Reati a cui si affiancano speciali sanzioni penali e amministrative per punire le “violazioni degli obblighi in materia di controllo della circolazione delle sostanze (i cosiddetti 'precursori di esplosivi') che possono essere impiegate per costruire ordigni con materiali di uso comune” (ad esempio fertilizzanti e carburanti per uso agricolo).
Sul piano della “prevenzione” il pacchetto prevede l'applicazione della “sorveglianza speciale di pubblica sicurezza ai potenziali foreign fighters”, con facoltà del questore di ritirare loro il passaporto per impedire che si rechino all'estero, e istituzione di una nuova figura di reato per chi contravviene a questa e alle altre misure cautelari. Mentre riguardo all'uso della rete, il pacchetto prevede “aggravamenti delle pene stabilite per i delitti di apologia e di istigazione al terrorismo commessi attraverso strumenti telematici”, e la possibilità per l'autorità giudiziaria di ordinare agli Internet provider la chiusura di “siti utilizzati per commettere reati con finalità di terrorismo”, siti compresi in una black list tenuta costantemente aggiornata dalla polizia postale e dalla polizia di Stato.
A precise domande di alcuni giornalisti di chiarire se il decreto punisce solo chi va a combattere per l'Isis, oppure anche chi va per combattere contro di esso, Alfano ha risposto evasivamente che il criterio discriminante per decidere è quello della “finalità del terrorismo”. É evidente che ciò lascia un margine di discrezionalità enorme al governo e alle autorità di polizia e giudiziarie per decidere chi pensa e agisce con “finalità di terrorismo” e chi no. E quindi chi deve essere sorvegliato, spiato, confinato ai domiciliari, espulso e arrestato, come per esempio i simpatizzanti e i combattenti islamici “nostri nemici”, e chi invece può essere lasciato libero di addestrarsi, organizzarsi e andare a combattere all'estero tra le file di eserciti “nostri amici”: come per esempio i volontari fascisti di Forza Nuova e Casapound che combattono con i fascisti ucraini di Pravi sektor e con le milizie cristiano-maronite anti Hezbollah in Libano; oppure i “contractors” mercenari privati che combattono nella stessa Ucraina, in Iraq e in altre aree calde del Medio Oriente, e così via.
Misure da stato di guerra
Si tratta quindi in tutta evidenza di misure da stato di guerra, destinate a colpire selettivamente e discrezionalmente i combattenti antimperialisti islamici. E non importa che lo siano effettivamente, e nemmeno che facciano parte di un'organizzazione, basta il semplice sospetto che lo siano “potenzialmente” per far scattare le nuove misure punitive. Basterà essere anche solo simpatizzanti, se non addirittura rifiutarsi di condannare le azioni dell'Isis, come è già successo in Francia con l'arresto per terrorismo del padre di un bambino arabo che a scuola si era rifiutato di partecipare al minuto di silenzio per i morti di Charlie Hebdo
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Ma si tratta anche di misure liberticide e fasciste in generale, che possono essere usate per colpire a discrezione del governo e delle forze repressive partiti e movimenti di lotta, come per esempio i No Tav della Val di Susa, ma anche potenzialmente il nostro stesso Partito, vista la stretta sulla “apologia di terrorismo per via telematica” che sembra coniata apposta per colpire chiunque si oppone al regime capitalista e neofascista e alla classe dominante borghese in camicia nera.
E ciò vale a maggior ragione se si considerano le altre misure liberticide e fasciste del pacchetto, tra cui: 1) la “semplificazione” delle procedure (anche in violazione delle norme sulla privacy) con cui le forze di polizia potranno raccogliere e trattare dati personali; e non soltanto per i reati di terrorismo, ma per la “prevenzione e repressione dei reati”, cioè per tutti i reati. 2) L'ampliamento delle “garanzie funzionali” per gli agenti dei servizi segreti “escludendo la punibilità di condotte in materia di terrorismo”: vale a dire la libertà anche di violare impunemente il codice penale in atti di spionaggio, infiltrazione, provocazione ecc.; ad esclusione (bontà loro) solo di attentati e sequestri di persona. 3) La possibilità per gli agenti dei servizi di deporre in processo “mantenendo segreta la reale identità personale”. 4) La possibilità per le Agenzie di intelligence di effettuare “colloqui con soggetti detenuti o internati”. Quale tipo di interrogatori non è dato sapere, magari con l'ausilio di misure coercitive? 5) L'attribuzione al Procuratore nazionale antimafia di “funzioni di coordinamento, su scala nazionale” di tutte le indagini in materia di terrorismo, così da poter applicare anche a questi casi le norme più restrittive consentite per trattare i reati di mafia.
L'Italia prima in Europa contro l'Isis
Infine, ad aumentare ancora la già asfissiante militarizzazione del territorio, saranno aumentate di altre 1.800 unità le forze militari adibite alla sorveglianza di “obiettivi sensibili” nel quadro dell'operazione “strade sicure”, più altre 600 unità adibite espressamente alla sorveglianza dell'Expo. Ancor più grave è il fatto che tutti questi provvedimenti liberticidi e fortemente lesivi dei diritti e delle garanzie costituzionali siano stati presi per decreto, sull'onda della campagna mediatica allarmistica scatenata dopo gli attentati di Parigi per preparare le masse a misure “eccezionali”, quindi senza nemmeno interpellare il parlamento né la magistratura. Peraltro non risulta che nessun partito della “opposizione” parlamentare abbia denunciato questo grave atto antidemocratico del governo imperialista e interventista Renzi. Nemmeno l'Associazione nazionale magistrati ha nulla da dire in proposito?
Dopo Alfano la parola è passata a Roberta Pinotti per illustrare il rifinanziamento anche per il 2015 di tutte le missioni militari all'estero: una lista che si fa di anno in anno più lunga, dal Kosovo all'Afghanistan, dal Libano al Corno d'Africa, dagli Emirati ai paesi centroafricani, per un totale di quasi un miliardo di euro. Alla quale si è aggiunta recentemente la missione di guerra in Iraq contro lo Stato islamico che - ha sottolineato con enfasi la ministra della Difesa - il Consiglio dei ministri ha deciso di ampliare facendo diventare l'Italia, con oltre 500 uomini sul terreno, quattro Tornado, un Predator e un areo-cisterna, nonché uno stanziamento di quasi 133 milioni di euro, il paese europeo più impegnato nella guerra all'Isis: molto più della Germania, si è vantata la piddina con l'elmetto, che vi partecipa con solo 100 uomini.
É evidente, anche alla luce delle recenti dichiarazioni belliciste di Renzi, del ministro degli Esteri Gentiloni, e degli stessi Alfano e Pinotti, a favore di un intervento militare italiano urgente in Libia contro l'Isis, che “il pacchetto terrorismo” è stato pensato e varato dal governo proprio come strumento di controllo del “fronte interno”, in funzione di questa e di altre avventure neocolonialiste e imperialiste future.
18 febbraio 2015