Inchiesta del PMLI
I giovani di Uras sfiduciati di trovare un lavoro stabile
Il 33% si dichiara disoccupato
Dal corrispondente dell'Organizzazione di Uras
Si è chiuso con dati interessanti quanto allarmanti per la situazione economica urese il giro di interviste svolto nel comune sardo dall'Organizzazione locale del PMLI. Sono stati per lo più i giovani i protagonisti dell'intervista, e la domanda finale per i tanti disoccupati è stata “Hai fiducia di trovare un lavoro stabile in futuro?” al quale il 100 per cento ha risposto “no”, segno che nessuno crede nelle istituzioni borghesi e nelle manovre-farlocco che esse producono a favore del lavoro.
Andiamo con ordine esponendo i dati generici della provincia di Oristano ottenuti mediante statistiche Istat e Urbistat e quindi non completamente conformi alla realtà. Il tasso di disoccupazione, che tiene conto della forza-lavoro disponibile (quindi i maggiori di 15 anni) è per la provincia di Oristano al 17,9 per cento, mentre a Uras sale al 25,4 per cento, al settimo posto per peggiore tasso su 88 comuni della provincia, 32° comune su 377 in Sardegna: il dato è leggermente inferiore al 33 per cento riscontrato con le interviste da noi svolte a Uras.
Un dato interessante arriva dai dati sulle tipologie di contratto. Gli occupati a tempo parziale nel 2012 rappresentavano il 18,6 per cento, e fra le donne il 32,9 per cento, statistiche più alte rispetto a solo 10 anni fa, quando gli occupati a tempo parziale erano “solo” il 14,6, e il 26,4 per le donne.
I dipendenti a tempo determinato invece nel 2002 erano il 20,2 per cento, 10 anni dopo sono scesi al 17,6, ottenendo il quarto peggiore dato fra le regioni italiane.
Fra i punti più importanti, segnaliamo un 47,3 per cento di disoccupazione giovanile (giovani fra i 15 e 24 anni): in pratica uno su due non lavora, e il dato è simile per le donne: è incredibile se si pensa che solo 10 anni fa il dato era circa la metà.
I dati delle interviste svolte a Uras sono simili ai dati ufficiali, e non meno impietosi.
Il 33 per cento degli intervistati si dichiara disoccupato, e fra questi vanno considerati anche gli studenti. Fra gli occupati, tutti hanno lavorato in nero almeno per un periodo della loro vita, uno su quattro dichiara di avere ricevuto aiuti assistenziali per contrastare la disoccupazione. Questo dato è da legarsi a quello che vede la Sardegna al primo posto in Italia per spesa assistenziale, infatti l'1,12 per cento del PIL è dedicato a questo fattore. Un dato allarmante arriva dagli occupati, con il 37 per cento che dichiara di non riuscire ad arrivare a fine mese con il salario ricevuto, nonostante il 75 per cento di essi dichiara di lavorare più di otto ore al giorno, quindi al di sopra degli orari “normali”. Inoltre il 37,5 per cento non lavora a Uras, ma risulta pendolare. Rispetto ai dati nazionali sembra un dato positivo, ma non è merito della giunta comunale, che mai ha creato posti di lavoro in questi anni. Piuttosto, osservando il dato che vede il 62,5 per cento degli occupati lavorare come operai soprattutto nel settore agrario, si ha conferma della forte connotazione contadina e proletaria delle masse uresi che per lo più lavorano in aziende famigliari e che la giunta non ha certamente aiutato a svilupparsi.
Fra i disoccupati intervistati invece, uno su quattro non cerca nemmeno lavoro e non lavora da più di un anno. Il 75 per cento, invece, dichiara di non ricevere nessuna assistenza economica, ed è molto preoccupante poiché alcuni disoccupati non hanno famigliari che lavorano. La serie di dati viene chiusa con un bel cento per cento di sfiducia nelle istituzioni borghesi: se così non fosse, almeno qualcuno avrebbe dichiarato di avere fiducia nel proprio futuro. Devono però aver fiducia nelle proprie forze, creare dei Comitati di lotta per il lavoro e unirsi al PMLI per rovesciare gli equilibri sociali sfavorevoli alle masse, migliorare le condizioni di vita e di lavoro, combattere il capitalismo e i suoi governi e conquistare il socialismo.
18 febbraio 2015