330 morti nel Canale di Sicilia
L'Ue imperialista è responsabile dell'ennesima strage di migranti
Renzi scarica le responsabilità sulla Libia e difende Triton
Vanno aperte le frontiere
Domenica 8 febbraio un'altra strage di migranti si è consumata nel canale di Sicilia. Almeno 330 profughi, fra cui diverse donne e bambini, sono morti assiderati e annegati nel mare in tempesta dopo essersi imbarcati su quattro gommoni partiti dalla Libia e diretti verso le coste italiane.
Si tratta della strage più grave – almeno tra quelle di cui si ha notizia – dopo quella del 3 ottobre 2013 in cui morirono 366 persone più altre 20 che ufficialmente risultano ancora disperse.
Secondo i racconti di alcuni superstiti soccorsi dalla Guardia costiera e da due mercantili a oltre cento miglia da Lampedusa, i gommoni sono partiti dalle coste libiche con a bordo circa 430 persone costrette sotto la minaccia delle armi dai mercanti di migranti a imbarcarsi nonostante il mare in burrasca.
“Da alcune settimane – raccontano i sopravvissuti - eravamo in 460 ammassati in un campo vicino Tripoli in attesa di partire. Sabato scorso ci hanno detto di prepararci e ci hanno trasferito a Garbouli, una spiaggia non lontano dalla capitale libica. Eravano circa 430, distribuiti su quattro gommoni con motori da 40 cavalli e con una decina di taniche di carburante... Abbiamo pagato per la traversata mille dinari a testa, circa 650 euro... Ci hanno assicurato che le condizioni del mare erano buone, ma in ogni caso nessuno avrebbe potuto rifiutarsi o tornare indietro: siamo stati costretti a forza a imbarcarci sotto la minaccia delle armi“.
I quattro gommoni, subito dopo aver preso il largo, si sono trovati ben presto in difficoltà a causa del mare forza otto con onde alte nove metri. “Il primo gommone si è bucato ed ha cominciato a imbarcare acqua prima di essere travolto dalle onde del mare, l’altro si è sgonfiato nella parte prodiera prima di affondare. Noi siamo finiti in acqua e ci siamo aggrappati alle cime mentre i nostri compagni annaspavano prima di scomparire tra le onde del mare in tempesta”. Alcuni migranti hanno lanciato l’SOS con un satellitare ed è subito scattato l’allarme. Ma dei 430 migranti si sono salvati solo in 76 più un bambino di soli 12 anni; tutti gli altri sono stati inghiottiti dalle onde o stecchiti dal freddo.
E questa purtroppo è solo la punta dall'iceberg; secondo i dati ufficiali diffusi dall’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati almeno 3.419 migranti hanno perso la vita nel Mediterraneo nel corso del 2014. Mentre, secondo un'inchiesta realizzata con gli strumenti del data journalism, sono oltre 23 mila le persone morte in 14 anni, dal 2000 al 2013, nel tentativo di raggiungere l'Europa. Il 50 per cento in più rispetto alle stime ufficiali.
Un'ecatombe che purtroppo è destinata a diventare sempre più immane se si considera che nelle prime cinque settimane del 2015, da quando è in vigore l’operazione UE Triton, gli sbarchi sono aumentati del 60% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Lo stillicidio quotidiano di migranti morti annegati è in continuo aumento e rischia di aggravarsi ulteriormente con l'arrivo della bella stagione.
Una strage senza fine insomma la cui responsabilità ricade per intero sull'imperialismo italiano e europeo e sui rispettivi governi che ne reggono le sorti. Una strage che si è aggravata proprio con le missioni “Mare Nostrum“ condotta dalla Marina militare italiana, avviata dal governo Letta il 18 ottobre 2013 e terminata il 1 novembre scorso, quando è stata sostituita dall’intervento europeo di controllo delle frontiere Triton. Non a caso l’Unhcr (l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati) ha evidenziato che Triton “non fornisce in modo adeguato la capacità di ricerca e soccorso. Se le operazioni non verranno condotte in modo idoneo, ci si dovranno aspettare altre tragedie di questo genere”. Anche le organizzazioni non governative Ai.bi., Amnesty International Italia, Caritas, Centro Astalli, Emergency, Fondazione Migrantes, Intersos, Save the Children e Terre des Hommes puntano il dito contro Triton, che si è rivelata “inadeguata come unica misura per la gestione dei flussi migratori” e “limitata nel portare soccorso ai migranti in mare”. “Occorre aprire immediatamente – affermano le Ong – canali sicuri e legali d’accesso in Europa, per evitare ulteriori perdite di vite in mare e gestire un fenomeno ormai stabile e probabilmente in aumento“. Contemporaneamente, le organizzazioni chiedono all’Italia e all’Unione europea di rafforzare ulteriormente le operazioni di ricerca e soccorso in mare e di avviare politiche che garantiscano la protezione e la tutela dei diritti umani di rifugiati, migranti e richiedenti asilo che attraversano il Mediterraneo.
Una condanna unanime della criminale politica imperialista, neocolonialista e anti immigrati attuata della UE e dall'Italia del Berlusconi democristiano Renzi che in un'intervista a SkyTg24 tenta di nascondersi dietro un vergognoso scaricabarile affermando fra l'altro che: “Il problema vero è la situazione in Libia... Non è che con Mare Nostrum non si moriva e adesso si muore. Il problema non si risolverà fino a quando non si risolve il problema della Libia. Chiederemo all'Europa di intervenire, di fare di più. Non c'è solo la Grecia o l'Ucraina, ma anche la Libia. La Libia è totalmente fuori controllo. Se vogliamo mettere fine a questo Mediterraneo come cimitero la priorità è risolvere la situazione in Libia, non il derby tra chi vuole Mare Nostrum o Triton". Non solo. Renzi punta l'indice contro chi osa ricordargli che i massimi responsabili della “incontrollabile situazione libica” sono proprio quei Paesi imperialisti con alla testa Usa, Francia e Italia che diedero il via all'intervento militare del 2011.
Il problema quindi non può essere risolto finché l'Italia e la UE continueranno con la loro criminale politica imperialista nel Mediterraneo e di indifferenza nei confronti del grave problema dei rifugiati in fuga da guerre e carestie, che sono sempre più in aumento, e di respingimento o incarcerazione come clandestini dei migranti che cercano la salvezza e una vita migliore nei paesi europei.
E' evidente che l'ecatombe di migranti nel Meditarreneo è la diretta conseguenza dei nuovi conflitti, persecuzioni e violenze che funestano il Medio Oriente e l'Africa, Siria, Egitto, Libia, Eritrea, Somalia e i Paesi della fascia sub sahariana, senza dimenticare lo sterminio sionista a Gaza e in Cisgiordania in atto da oltre 60 anni.
Sono i paesi imperialisti che rapinano, sfruttano e affamano questi popoli, anche intervenendo militarmente in maniera diretta e fomentando guerre civili e conflitti interetnici, per perseguire i loro sporchi interessi neocolonialisti ed egemonici, come dimostra il caso lampante dell'aggressione militare alla Libia da parte degli Usa e di diversi Stati europei, tra cui anche l'Italia. Gli stessi paesi imperialisti che poi si rifiutano di accogliere e discriminano e trattano come paria i profughi e i migranti che la fame e le guerre spingono a rischiare la vita sui barconi della morte.
Da sempre il PMLI, come è scritto nel suo Programma d'azione, sostiene l'apertura delle frontiere italiane ed europee ai rifugiati e ai migranti come l'unico modo per evitare le stragi e permettere il loro ingresso libero e sicuro in Italia e in Europa.
Oltre all'apertura delle frontiere ai migranti, per il PMLI sono necessarie e urgenti però altre misure, a cominciare dalla chiusura di tutti gli inumani lager per migranti (Cie), l'abolizione definitiva e completa del reato di immigrazione clandestina, la sanatoria generalizzata per tutti i migranti senza permesso di soggiorno, la parità di diritti sociali, civili e politici per tutti i migranti e il diritto di cittadinanza ai figli di immigrati nati nel nostro Paese.
18 febbraio 2015