Volantino realizzato dall'Organizzazione di Modena del PMLI in celebrazione del 167° Anniversario della pubblicazione
Il “manifesto” di Marx ed engels, grande faro per i fautori del socialismo di tutto il mondo
UN'OPERA FONDAMENTALE PER TRASFORMARE IL MONDO E SE STESSI
Centosessantasette anni fa, quando nel febbraio 1848 fu stampato a Londra il “Manifesto del Partito Comunista''
, nessuno immaginava, né l'Associazione internazionale degli operai, la Lega dei Comunisti, che aveva incaricato Marx ed Engels di redigere quel programma di partito, né i suoi due autori che pure vi lavorarono a lungo e ne curarono la stesura di ogni frase, nella consapevolezza di porre mano a uno straordinario documento storico, la dirompente carica rivoluzionaria che avrebbe prodotto questo libro nella storia dell'umanità che annunciava l'irrompere nella storia della prima classe radicalmente, conseguentemente, costituzionalmente e “veramente rivoluzionaria''
, il proletariato, non una nuova classe subalterna ansiosa semplicemente di avvicendarsi e sostituirsi alle vecchie classi sfruttatrici, com'è accaduto alla stessa borghesia, ma la prima classe sfruttata che rivendica il potere come classe generale in grado di emancipare se stessa solo emancipando l'intera società.
Il Manifesto
ha squarciato le tenebre che ottundevano le coscienze degli sfruttati e degli oppressi rileggendo l'intera storia dell'umanità da un punto di vista assolutamente inedito, che nessuno aveva mai avuto la capacità e il coraggio di avanzare. Alle idee dominanti, ossia alle idee delle classi dominanti borghesi, contrappone la nuova concezione proletaria del mondo, che demolisce tabù e pregiudizi secolari inculcati dalle classi sfruttatrici come verità eterne e assolute e smaschera gli interessi di classe che stanno dietro a quelle idee dominanti. “La storia di ogni società sinora esistita
(eccetto le comunità primitive, preciserà in seguito Engels) è storia di lotte di classe''
. Questa celeberrima frase apre il primo capitolo del Manifesto
e con tale definizione s'inizia l'esposizione avvincente, brillante e viva della nuova concezione del mondo che Marx ed Engels negli anni successivi avranno modo di precisare e articolare, completare e correggere, migliorare e arricchire a seguito delle nuove esperienze rivoluzionarie acquisite nel frattempo dal proletariato, Comune di Parigi in testa, ma che per l'essenziale è racchiusa come in uno scrigno in questa loro opera fondamentale.
Si tratta di parole inequivocabili che fischiano come pallottole all'indirizzo della borghesia e delle classi sfruttatrici, sostenitrici della rassicurante concezione metafisica e idealista secondo cui la storia, intesa come il ripetersi infinito di trasformazioni eternamente immutabili, la fanno gli eroi, i geni, le grandi personalità, siano essi magnati industriali e finanziari, alti governanti e parlamentari, papi e imperatori. La società borghese che i grandi pensatori liberali avevano idealizzato viene denudata, a cominciare dal suo processo di sviluppo, dalla sua struttura economica, dalla sua organizzazione sociale e politica. Ecco perché Marx ed Engels scelgono di dedicare l'intero primo capitolo ai due opposti del presente antagonismo sociale, “Borghesi e proletari'': perché dal loro confronto emerge tutta la grandezza del titano proletario chiamato a rovesciare cielo e terra. E' il proletariato la classe antagonista che si erge contro una borghesia che “proclama di non avere altro scopo che il guadagno''
mentre essa “costringe tutte le nazioni ad adottare le forme della produzione borghese se non vogliono perire; le costringe a introdurre nei loro paesi la cosiddetta civiltà, cioè farsi borghesi. In un parola, essa si crea un mondo a propria immagine e somiglianza''.
Di tutte le classi e ceti che la fronteggiano il proletariato è il prodotto più genuino del capitalismo, l'unica classe che, indipendentemente dalla sua consistenza numerica, deve abbattere la schiavitù salariata e l'oppressione che schiaccia l'intera società.
Fin dalla premessa e poi con il secondo capitolo dedicato a “Proletari e comunisti'', Marx ed Engels dichiarano apertamente che sono i comunisti (oggi direbbero marxisti-leninisti) riuniti in Partito a parlare, a esporre senza sotterfugi ma con fierezza le loro idee e i loro programmi, a sfidare la borghesia col coraggio che muove chi è certo di rappresentare il futuro e lo fanno perché i comunisti sono la parte più avanzata del proletariato, sono il partito politico più risoluto che si propone di unificare il proletariato, sostenere il suo interesse complessivo di classe, rovesciare il capitalismo e conquistare il socialismo e poi il comunismo.
Il Manifesto
rappresenta l'atto di nascita del movimento operaio organizzato: chiude definitivamente la preistoria del proletariato, quale classe ignara del suo stato di schiavitù e del suo posto peculiare occupato nel sistema capitalistico, priva di una concezione del mondo e di un progetto di trasformazione rivoluzionaria della società autonomi da ogn'altra classe sociale, e schiude la nuova fase storica contraddistinta dalla lotta del proletariato per l'emancipazione e per il socialismo. Tuttavia perché questo progetto di trasformazione rivoluzionaria della società e la conquista del socialismo abbiano successo devono essere accompagnati dal processo di ininterrotta trasformazione rivoluzionaria del proletariato stesso che ne è protagonista e forza motrice. è vero, riconoscono Marx ed Engels, che “la sua lotta contro la borghesia incomincia colla sua esistenza''
, e dunque è insita nell'esistenza stessa del sistema capitalistico, eppure il proletariato non potrà mai prendere il posto che la storia gli ha assegnato se non si trasformerà da classe in sé, ignara e passiva, abbrutita e consumata dalla schiavitù salariata, a classe per sé, consapevole e indipendente, antagonista in tutto rispetto alla borghesia, cosciente che senza il potere politico non ha niente e che col potere politico ha tutto.
Marx ed Engels, e dopo di loro gli altri grandi Maestri del proletariato internazionale, Lenin, Stalin e Mao, ci hanno insegnato a trasformare il mondo e al contempo noi stessi. Loro che erano due grandi intellettuali borghesi rinnegarono la loro classe di origine e si gettarono a capofitto nella rivoluzione e nella lotta di classe senza mai smettere di studiare per un solo istante della loro vita: più studiarono e più svilupparono la rivoluzione, più avanzava la rivoluzione e più procedeva in ampiezza e profondità la loro critica dell'esistente. Siamo antagonisti alla borghesia solo se dichiariamo una guerra totale e senza quartiere al suo sistema e alle sue idee, se partecipiamo alla lotta di classe contro il capitalismo e il suo sistema economico, il suo ordinamento istituzionale, giuridico e politico, il suo governo e se critichiamo e denunciamo l'intera concezione del mondo borghese, in qualsiasi forma essa si presenti, sotto le spoglie classiche e ufficiali del liberalismo e sotto quelle più ingannevoli e subdole del riformismo, del revisionismo, del trotzkismo e del neorevisionismo. Il proletariato ha una storia gloriosa e vittoriosa, esso è stato capace non solo di rovesciare la borghesia e di conquistare il potere ma di edificare magnificamente il socialismo finché sono stati vivi Lenin e Stalin in Urss e Mao in Cina. Se il proletariato ha subìto il presente rovescio storico lo deve non al fallimento del comunismo ma al fallimento dei rinnegati e traditori revisionisti e più in generale di quelle correnti socialiste a parole ma borghesi e controrivoluzionarie nei fatti contro cui si erano scagliati gli stessi Marx ed Engels nel terzo capitolo del Manifesto
.
Solo dunque dopo un serio e approfondito bilancio critico e autocritico dell'intera esperienza del movimento operaio nazionale e internazionale, esso potrà chiarirsi le idee, riorganizzarsi, rimettere in moto la lotta di classe e far tornare a vincere il socialismo. E potrà dare tutta la sua fiducia ed energia al PMLI che marcia risolutamente verso l’Italia unita, rossa e socialista spazzando via il governo del Berlusconi democristiano Renzi.
L'unico Partito che non ha rinnegato la causa del socialismo, che lotta contro il governo borghese Renzi e chiama alla lotta le masse popolari dietro le sue bandiere rosse con la falce e martello e l'effige di Mao rinnovando la stessa intrepida esortazione con cui si conclude magnificamente il Manifesto:
“I comunisti sdegnano di nascondere le loro opinioni e le loro intenzioni. Essi dichiarano apertamente che i loro scopi non possono essere raggiunti che con l'abbattimento violento di ogni ordinamento sociale esistente. Tremino pure le classi dominanti davanti a una rivoluzione comunista. I proletari non hanno nulla da perdere in essa fuorché le loro catene. E hanno un mondo da guadagnare. Proletari di tutti i paesi, unitevi!''.
Organizzazione di Modena del Partito marxista-leninista italiano
25 febbraio 2015