In visita a Mosca
Renzi chiede a Putin di appoggiare la missione ONU in Libia “guidata” dall'Italia
Il nuovo Berlusconi e il nuovo Zar d'accordo per combattere il terrorismo, ossia lo Stato Islamico
Gli scopi del viaggio del primo ministro italiano Matteo Renzi a Mosca del 4 marzo erano spiegati dal viceministro degli Esteri Lapo Pistelli: sarà una "visita di poche ore in un momento particolarmente delicato", con sul tavolo due argomenti principali, quello sulla situazione in Ucraina e quello delle varie situazioni di crisi in Medio Oriente. I colloqui di Renzi col premier Medvedev e quello principale col presidente Vladimir Putin hanno toccato altri temi, compresi quelli del rilancio dei rapporti commerciali tra i due paesi, ma il tema centrale alla fin fine è stato quello della crisi libica che ha visto il nuovo Berlusconi e il nuovo Zar del Cremlino d'accordo per combattere il terrorismo, ossia lo Stato Islamico (IS).
Nella conferenza stampa al termine del vertice Renzi indicava la Russia come un partner con cui "nei prossimi mesi sarà fondamentale lavorare insieme"; Putin commentava con soddisfazione che l'Italia "è uno dei nostri partner privilegiati nel mondo" e sottolineava che "il nostro dialogo politico è sempre molto attivo. Abbiamo certamente perso occasioni, a causa dei noti avvenimenti (la guerra in Ucraina, ndr) ma in generale e per livello di scambi, l’Italia è al quarto posto tra i partner della Russia".
L'intesa tra i due è parsa evidente in merito alla necessità di affrontare soprattutto la "minaccia terroristica nelle aeree del Medio Oriente e del Nord Africa", e in particolare per quel che riguarda "il drastico peggioramento della situazione nelle dirette vicinanze con l’Italia, cioè in Libia", ovviamente dopo i successi militari dei gruppi che fanno riferimento all'IS.
Per Renzi è "fondamentale che la Russia giochi un ruolo decisivo nella lotta contro il terrorismo" e in particolare sulla crisi della Libia, la "vera emergenza", considerato che Mosca ha anche un rapporto privilegiato con l'Egitto di al-Sisi che già è intervenuto sul campo. Putin rispondeva che Mosca è a favore di "una soluzione pacifica della crisi libica e sostiene gli sforzi di mediazione dell’Onu" e avrebbe promesso a Renzi di sostenere in sede di Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite la proposta di dar vita a una missione internazionale "guidata" dall'Italia.
L'imperialismo italiano ha già schierato delle navi di fronte alla Libia per esercitazioni militari, costituendo di fatto un blocco navale la cui costituzione è appoggiata dall'inviato speciale dell'Onu Bernardino Leon che sta conducendo le trattative tra le due principali fazioni libiche.
Da una parte l'imperialismo italiano partecipa con propri mezzi militari alla sempre più massiccia presenza della Nato ai confini della Russia, dai caccia italiani Typhoon dislocati a nord, in Lituania, alla fregata lanciamissili Aliseo entrata di recente nel mar Nero con altri navi da guerra per manovre congiunte su "invito" dei governi turco, bulgaro e rumeno. Dalle basi italiane sono partiti anche almeno 300 "istruttori" militari americani della 173° brigata aviotrasportata diretti nella regione ucraina di Lvov, un acconto degli aiuti militari degli Usa al governo di Kiev. Dall'altra il governo Renzi era stato tagliato fuori da Germania e Francia dai negoziati di Minsk sull'Ucraina che hanno portato agli accordi di cessate il fuoco e offendo a Putin una sponda per rompere l'isolamento verso i paesi dell'Unione europea (Ue) ha portato a casa un appoggio alle sue ambizioni interventiste in Libia. E di contorno si è piazzato in prima fila in attesa della caduta della sanzioni occidentali alla Russia e la riapertura di normali relazioni commerciali.
Renzi lo aveva spiegato prima dell'incontro con Putin a oltre cento capitalisti e amministratori delegati di imprese italiane radunati in un incontro a porte chiuse all'ambasciata ricordando che per uscire dalla recessione il rapporto con la Russia è un pilastro fondamentale, un canale che è fondamentale alimentare "nonostante le sanzioni". Italia e Russia, ricordava Putin, "hanno istituito un fondo congiunto di investimenti da un miliardo di dollari" mentre continuano la collaborazione tra aziende dei due paesi dalla costruzione di aerei e elicotteri ai sistemi satellitari, al progetto per un termoreattore nucleare. Nel braccio di ferro sull'Ucraina è riuscito al momento a creare una zona cuscinetto nelle regioni autonomiste del Donbass e sull'esempio dei rapporti con l'Italia chiede di tornare a un normale sistema di relazioni che risponderebbe "agli interessi della Russia e degli Stati membri dell'Ue".
11 marzo 2015