Organizzata dal sottosegretario renziano di ferro, Davide Faraone
Alla Leopolda siciliana un calderone di riciclati di UDC, FI, PDL, MPAe flomafiosi
Dal nostro corrispondente della Sicilia
C'era l'ex-sottosegretario del governo Monti, Elio Cardinale, molto vicino a Renato Schifani, NCD, e il protetto del ministro dell'Interno, nonché rettore dell’Università di Palermo, Roberto Lagalla, già assessore alla sanità del governatore Cuffaro, in carcere per favoreggiamento alla mafia; c'era Marco Zambuto, ex-sindaco di Agrigento, con PDL e UDC, e oggi presidente del PD siciliano, ma sempre, tiene a precisare, “amico personale di Cuffaro”.
C'erano
Nicola D’Agostino,
ex-capogruppo del MPA al parlamento siciliano, e Antonello
Dipasquale, ex-sindaco di Ragusa con Forza Italia, che ammette “Non sono cambiato: ero democristiano in Forza Italia, sono democristiano qui”, passando prima per l'appoggio a Crocetta, PD, per cui era capolista nella sua provincia per le regionali del 2012.
C'erano i deputati regionali di Articolo4, movimento che l'ex-vicepresidente della regione, Lino Leanza, prima UDC e poi MPA, ha fondato, raccogliendo rottami di UDC, PDL e MPA, unicamente in funzione di appoggio al governo Crocetta: in prima fila Luca Sammartino, fedelissimo di Cuffaro, eletto con l’UDC al parlamento siciliano, forse anche grazie a quelle telefonate di “suggerimento” di voto indirizzate ai malati di tumore, partite dalla mega clinica oncologica privata di Catania Humanitas, diretta dalla madre. E poi Paolo Ruggirello, altro fedelissimo di Cuffaro, per anni luogotenente trapanese del MPA di Lombardo, rampollo di una famiglia divenuta ricchissima negli anni Settanta grazie a quella Banca Industriale, fondata dal padre Giuseppe, finito nel 1997 in un’inchiesta che coinvolge il cassiere della banda della Magliana. C'era poi Valeria Sudano,
nipote dell'ex senatore Domenico Sudano, di una famiglia legata ai Proto, titolari della ditta di smaltimento rifiuti della provincia di Catania Oikos, il cui capostipite è sotto processo per vicende legate a corruzione finalizzata all'ottenimento di autorizzazioni.
Il PD renziano in Sicilia
A questa Leopolda siciliana del Partito di Renzi, svoltasi il 28 febbraio a Palermo, il grande mattatore era il sottosegretario all'Istruzione di Renzi, Davide Faraone, quello che nel 2008 a caccia di voti per la sua candidatura a sindaco del capoluogo siciliano andava, sorpreso da intercettazioni ambientali dei Carabinieri, a casa di Agostino Pizzuto, armiere della famiglia del quartiere San Lorenzo-Resuttana.
Storie politiche e personali non proprio onorevoli avrebbero dovuto consigliare almeno un minimo di pudore a questi renziani d'assalto. E invece no, la truppa di riciclati e filomafiosi, saltata sul carro del vincitore, disposta a cantarne le lodi, si è permessa di trattare temi come la limitazione dei diritti dei lavoratori, la “lotta alla mafia”, la necessità di tagliare servizi e trasferimenti alla Sicilia, di “riformare” velocemente la scuola, e “normalizzare” i dipendenti pubblici.
Un discorso programmatico da svolta di regime quello con cui Faraone ha elogiato le leggi fascistissime del governo Renzi, che ha il “merito” di avere abbattuto “il totem dell'articolo 18”, “il totem della responsabilità civile dei magistrati”, “il totem del merito nella scuola”, e ha violentemente attaccato i sindacati e i residui della democrazia borghese a livello nazionale, invitando i presenti, “nuova classe dirigente” in Sicilia, ad adoperarsi perché anche nell'isola si proceda a passi veloci sulla strada delle “riforme” volute dal governo.
Protetto dal nume tutelare di Giuseppe Cimarosa, parente del boss Messina Denaro, che ha deciso di “scagliarsi contro i mafiosi", ma che non disdegna di sedere fianco a fianco del braccio politico della mafia in Sicilia, Faraone spiega la nuova concezione renziana di “lotta alla mafia”, consegnata direttamente nelle mani di una presunta economia pulita e in cui il ruolo della magistratura è praticamente annullato.
Nel suo discorso Faraone era indirizzata ai ribelli, ormai si contano a centinaia di militanti e dirigenti locali del PD che negli ultimi giorni hanno riconsegnato la tessera: almeno 600 a ridosso della Leopolda siciliana. Se ne infischiano Renzi e Faraone di questi militanti, il nuovo modello del PD è “un'altra cosa” rispetto al PD del passato”, è il partito occupatutto, trasversale ad ogni precedente formazione politica e che si regge sulle potentissime clientele filomafiose di alcuni pezzi di UDC, MPS, FI.
Questo PD nero siciliano non è altro che il modello di partito di Renzi. I renziani si sono impadroniti del partito grazie alla mancanza di qualsiasi democrazia interna imponendo alla base scelte mentre venivano sdoganati e accolti o promossi politicanti improponibili, forti delle clientele e di potentati democristiani, da Francantonio Genovese, ex-sindaco di Messina, a Marco Zambuto, ex-sindaco di Agrigento, al sindaco di Siracusa Giancarlo Garozzo, al sindaco di Catania Enzo Bianco. E in questo processo un ruolo di avanguardia lo ha avuto il traditore Crocetta e Lumia che nella lista Megafono hanno accolto la munnizza democristiana della Sicilia.
18 marzo 2015