Con l'autonomia e i finanziamenti ai privati la scuola in mano ai capitalisti che, tra l'altro, otterranno un bonus fiscale
Tutto il potere ai presidi
Cancellati quasi 50 mila precari, gravi per le scuole private, l'alternanza scuola-lavoro significa sfruttamento degli studenti
Aziendalizzazione, gerarchizzazione e meritocrazia sono la base della “Buona scuola” di Renzi e Giannini
E così alla fine il governo del Berlusconi democristiano Renzi ha sdoganato la “riforma” denominata “la Buona scuola”. Il tutto giovedì 12 marzo, in una giornata di grande mobilitazione studentesca che ha visto oltre 50 mila studentesse e studenti presenti in 40 piazze d'Italia al grido di “No alla buona scuola di Renzi e Giannini”.
Lo stesso giorno è stato presentato e approvato dal Consiglio dei ministri il disegno di legge (DDL) neofascista e piduista del governo Renzi, che completa la distruzione della scuola pubblica e la sua assoggettazione agli interessi della grande borghesia italiana. Un disegno di legge già fortemente denunciato sulle pagine de “Il Bolscevico” n.11.
Analizzando il DDL nei suoi punti centrali ritroviamo gli stessi progetti messi in campo tra fine febbraio e inizio marzo: Autonomia scolastica e introduzione del preside-manager, sgravi fiscali per chi iscrive i figli alle scuole private, alternanza scuola lavoro sia nelle scuole di formazione professionale che nei licei, assunzione di 100mila precari delle graduatorie ad esaurimento (Gea), rafforzamento di materie scolastiche quali: arte, musica, diritti, economia, educazione ambientale, ecc, l'introduzione della “carta del prof” un bonus per l'aggiornamento culturale dei docenti.
Il punto principale e anche il più odioso del disegno di legge è di sicuro l'istituzione del preside manager, una figura di vero e proprio padrone che in nome dell'autonomia scolastica avrà enormi poteri all'interno degli istituti con la facoltà di scegliere i docenti con chiamata diretta, dispensare aumenti e bonus economici agli insegnanti dai lui giudicati più meritevoli (inquadrati e servizievoli verso il manager scolastico), la valutazione finale sulla formazione del docente che avverrà nell'istituto dove lavora, rendere appetibile i propri istituti ai capitalisti di turno per attirarne i finanziamenti, assoggentando così le scuole agli interessi dei padroni e della borghesia.
Per quel che riguarda la questione “meritocrazia” dei docenti, anche se il governo dichiara di aver accantonato la proposta della valutazione degli insegnanti in base al loro rendimento e di aver mantenuto gli scatti di anzianità (anche se questo non risolve gran che, con un contratto nazionale bloccato dal 2009 e con la legge di stabilità del 2014 che blocca gli aumenti salariali fino al 2018), nella pratica con i bonus che verranno dispensati dai presidi (grazie ad un fondo di 200 milioni l'anno da parte dello Stato) si riconferma l'intento del governo di creare un sistema discriminatorio e concorrenziale tra i docenti.
Un altro punto cruciale per i docenti è quello delle assunzioni. Dalle 148 mila annunciate a settembre da Renzi, il governo ha fatto marcia indietro e assumerà (forse) 107 mila docenti precari nelle graduatorie ad esaurimento (Gae) lasciando così fuori dalle assunzioni non meno di 50mila precari.
Confermati gli inaccettabili sgravi fiscali per le spese sostenute dalle famiglie con figli alle scuole paritarie fino alle medie, accanto ad altri strumenti fiscali come il cinque per mille che ora potrà essere destinato anche alle scuole e lo "school bonus": chi farà donazioni a favore delle scuole per la costruzione di nuovi edifici, per la manutenzione, per la promozione di progetti dedicati all’occupabilità degli studenti, avrà un beneficio fiscale (credito di imposta al 65%) in sede di dichiarazione dei redditi (i capitalisti che andranno a finanziare le scuole pubbliche ringraziano). Si pensa così di fatto ad aiutare le scuole private ed incentivare l'entrata dei capitali privati nelle scuole pubbliche.
Viene incentivata l'alternanza scuola-lavoro che anticipa l'esperienza lavorativa (leggi sfruttamento capitalistico) con almeno 400 ore nell’ultimo triennio dei tecnici e dei professionali e 200 in quello dei licei. L’alternanza si farà nelle aziende private, ma anche in enti pubblici. A disposizione per questo progetto un fondo di 100 milioni all’anno a partire dal 2016. Questa, che essi riguardino istituti tecnici e professionali o licei non è altro che un'offerta di manodopera gratuita che il governo concede ai capitalisti i quali potranno sfruttare gli studenti a costo zero nelle fabbriche, o usati per andare a tappare, sempre gratuitamente, i tagli del personale nei settori pubblici.
Puramente propagandistica la cosidetta “carta del prof”, consistente in un bonus annuale in denaro ai professori da spendere per finalità culturali che ammonterà a 500 euro e che costerà tra i 3 e i 400 milioni di euro. Ad oggi questa cifra non c'è in bilancio. La si dovrà trovare in 40 giorni per stare nei tempi dell'approvazione dettati dal governo. Un impresa ardua che suona tanto come l'ennesima presa per i fondelli (sulla falsa riga dei famigerati 80 euro in busta paga) nei confronti dei docenti.
Così come sono propagandistiche le sbandierate novità introdotte nel sistema educativo come il potenziamento di materie quali arte, musica, diritto ecc. uno zuccherino che tenta di far ingoiare il boccone amaro della privatizzazione e gerarchizzazione della scuola pubblica. Per i lavoratori Ata non è previsto nulla.
Il governo Renzi così cerca di far passare la sua “riforma” della scuola come una “riforma moderna e innovativa”, una “riforma di sinistra”, quando nella realtà altro non è che un ritorno al passato, alla scuola di Giovanni Gentile e di Mussolini, ferocemente gerarchizzata e classista, che esclude i figli degli operai e dei poveri condannati agli istituti professionali e tecnici e favorisce i figli dei ricchi quali futuri quadri delle aziende, burocrati istituzionali e imbonitori sociali.
Per impedire che la “Buona scuola” di Renzi e Giannini, che nulla darà di buono alle masse studentesche e popolari, diventi legge nelle nostre scuole occorre l'immediata mobilitazione delle masse studentesche sull'onda delle lotte del 12 marzo, con l'occupazione di scuole e università e una decisa mobilitazione di piazza per spazzare via il governo Renzi e la sua nera controriforma scolastica.
18 marzo 2015