Egitto
Misure fasciste di al Sisi contro gli oppositori
Fra la fine di marzo e gli inizi di maggio si dovrebbero tenere i due turni per le elezioni politiche per il rinnovo del parlamento, sciolto nel 2012; lo scorso 1 marzo la Corte Costituzionale egiziana ha accolto alcuni ricorsi sulla legge elettorale e dichiarato sospesa al momento la data delle elezioni. Nel vuoto del potere legislativo prende spazio quello dell'esecutivo del presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi che in nome della lotta al "terrorismo" ha emanato una serie di misure fasciste per colpire gli oppositori, dagli islamisti dei Fratelli musulmani ai liberali e progressisti di piazza Tahrir.
A fine febbraio il golpista Sisi ha emanato un decreto anti-terrorismo che dà una definizione piuttosto ampia di terrorismo e altrettanto ampi poteri alle autorità giudiziarie per colpirlo, di fatto conferisce un potere assoluto alla magistratura asservita al presidente di definire terrorista chiunque faccia opposizione politica. Il decreto definisce genericamente "terroriste" tutte le “entità e individui che minacciano l’unità nazionale” o compiono atti come il blocco de traffico o l'impedire lo svolgimento di una lezione all’Università, che compiono atti che possono danneggiare i cittadini in Egitto e all’estero, che comunque si oppongano alle leggi e alle istituzioni dello Stato.
Il compito di definire la lista dei cosiddetti movimenti terroristici viene affidata alla magistratura in seguito alle sentenze emesse dalle Corti penali; quando i giudici inseriranno un’organizzazione in questa lista, automaticamente la formazione sarà chiusa e tutti i suoi beni confiscati. Si aggiungeranno a quelle già inserite negli ultimi due anni, dai Fratelli Musulmani al gruppo islamista Ansar Beit Al-Maqdis attivo nel Sinai, allo Stato Islamico, al braccio armato del movimento palestinese Hamas, le Brigate Al Qassam.
Il decreto era stato approvato lo scorso novembre dal governo e aveva suscitato forti critiche dell'opposizione che lo denunciava come l'ultimo passaggio dell'applicazione del pugno di ferro del nuovo regime militare che ha sostituito di fatto quello di Mubarak.
Le libertà democratiche erano già state limitate da leggi e decreti presidenziali, come quella sulle manifestazioni, per le quali è necessaria l’autorizzazione governativa; da quella che autorizza polizia e esercito a aprire il fuoco sui manifestanti a quella che allarga la giurisdizione militare e mette sotto la protezione delle Forze armate gran parte delle strutture pubbliche del paese, dalle università alle centrali elettriche, a ponti, ferrovie e tutte le proprietà dello Stato. Tutto sotto il controllo dei militari del golpista Sisi.
18 marzo 2015