Ennesimo scandalo per le istituzioni borghesi regionali
La giunta piemontese del PD Chiamparino rischia di essere travolta dallo scandalo delle firme false
Il governatore, come Cota, ha ingannato le masse piemontesi
Dal nostro corrispondente del Piemonte
Un ennesimo scandalo rischia di travolgere a breve la giunta regionale del Piemonte, del PD Sergio Chiamparino. Esattamente a un anno di distanza si è ripetuto, e si sta ripetendo, la vergognosa vicenda di firme false presentate per sostenere i partiti politici borghesi nelle elezioni regionali. Come successo un anno fa a Cota e alla sua giunta fascio-leghista, costretta a ignominiose dimissioni dopo che il TAR aveva annullato le elezioni del 2010 viziate, appunto, da firme false presentate dalla lista “Pensionati per Cota”, analoga sorte dovrebbe toccare a breve a Chiamparino e alla sua giunta di “sinistra” borghese.
La farsa delle elezioni borghesi in Piemonte
Quelle piemontesi non sono vicende isolate ma rappresentano uno spaccato di quello che sono le elezioni politiche borghesi, elezioni farsa che si svolgono sotto la dittatura della borghesia. I politicanti borghesi imbrogliano le masse e succhiano loro il sangue al fine di ingrassare la classe dominante borghese di cui sono solo dei burattini. Il loro inganno, e quello piemontese ne è una prova, inizia ancora prima di essere insediati all'interno delle istituzioni borghesi. Le masse sono imbrogliate già durante la campagna elettorale, prese in giro non solo con vuote promesse ma anche con l'infrazione delle stesse norme che dovrebbero regolamentare le elezioni. La corruzione è insita nel sistema capitalistico e le istituzioni borghesi, che ne sono la sovrastruttura giuridica, sono anch'esse corrotte. Cota e Chiamparino, in apparenza acerrimi nemici nell'arena politica piemontese, rappresentano in realtà le due facce della stessa medaglia della politica borghese. Fascio-leghista il primo, ex “comunista”-revisionista e ora renziano convinto il secondo, sono soltanto due burattini nelle mani della borghesia nazionale e piemontese. Chiamparino, forte degli scandali della giunta Cota relativi a rimborsopoli e alle firme false presentate nella precedente tornata elettorale, si è presentato alle elezioni regionali piemontesi dello scorso maggio come moralizzatore e promotore del cambiamento. Come da noi denunciato ne Il Bolscevico
n. 20/2014 con il Documento del PMLI.Piemonte “Perché il Piemonte sia governato dal popolo e al servizio del popolo ci vuole il socialismo” le due coalizioni borghesi, quelle di destra di Pichetto e quella di “sinistra” di Chiamparino, si sono presentate alle elezioni con due programmi elettorali pressoché identici. Il moralizzatore Chiamparino non ha sostanzialmente contestato nulla della precedente giunta fascio-leghista di Cota di fatto avallandone l'operato. Chiamparino ha nei fatti sposato la politica economica di Cota volta quasi esclusivamente alle esigenze delle grandi banche e dei grandi agglomerati industriali, leggi FCA (ex FIAT), permettendo inoltre lo smantellamento di ciò che restava dei servizi sociali pubblici regalando alle fondazioni e alla sanità private agevolazioni e ricchi appalti. Già nella campagna elettorale si è detto assolutamente favorevole alla politica delle “grandi opere” che del resto da anni e mette d’accordo entrambi gli schieramenti politici borghesi. Come i suoi predecessori Chiamparino ha sponsorizzato, e dopo le elezioni appoggiato con la sua giunta, lo scempio della TAV in Val Susa, che accontenta le richieste di speculatori e signori del cemento, e la costruzione del grattacielo del nuovo palazzo della regione Piemonte il cui appalto fu avviato dalla precedente giunta di “centro-sinistra” Bresso.
Firme false e corruzione anche per la giunta Chiamparino
La giunta Chiamparino al pari di quella del fascio-leghista Cota, come da noi denunciato ne Il Bolscevico
n. 41/2014, si è fin da subito caratterizzata dalla corruzione, caratteristica endemica di tutte le istituzioni politiche borghesi. Chiamparino non solo non ha fatto nulla contro gli amministratori coinvolti nell'inchiesta rimborsopoli ma anzi li ha promossi! Da semplici consiglieri regionali gli inquisiti Aldo Reschigna (PD) e Monica Cerutti (SEL) sono stati nominati assessori regionali con deleghe di peso. Sull’assoluta equiparazione tra “centro-destra” e “centro-sinistra” borghesi si è espresso lo stesso Chiamparino il 21 ottobre scorso, in un’intervista al giornalista de La Stampa
, Maurizio Tropeano. Al giornalista che gli chiedeva conto del suo spregiudicato utilizzo della rimborsopoli in campagna elettorale, Chiamparino ha avuto l’indecenza di dichiarare: “Non ho mai pensato che esista una diversità del centrosinistra scritta nel Dna o definita per natura (…) c'è stato un cambiamento e trovo sia coerente, opportuno e di buon senso confermare la mia fiducia nei due assessori e lasciare che si arrivi al dibattimento. Per motivi morali e politici, ho chiesto ai miei amministratori di restare. Non farlo sarebbe stato un delitto. Credo che nemmeno la magistratura sarebbe lieta se gli si desse il potere di fare e disfare amministrazioni che stanno lavorando”.
Al colmo dell’ipocrisia, degna davvero della peggiore classe dominante borghese, in un’altra occasione ha minimizzato il capo delle imputazioni in quanto: “(…) qui stiamo parlando nel caso peggiore di un uso improprio del denaro pubblico per attività politica e non per fini privatistici”. Solidarietà totale ai propri assessori a dispetto di tutto. Questo il leitmotiv
ripetuto fino alla nausea dal caporione Chiamparino. A questi vergognosi scandali se ne aggiungono altri che, probabilmente, porteranno alla caduta della giunta Chiamparino esattamente come un anno fa quella di Cota: le firme false. Già all'indomani delle elezioni dello scorso maggio, vinte dalla “sinistra” borghese di Chiamparino, hanno cominciato a spargersi voci di firme false per le liste in appoggio al neo-eletto presidente regionale. Il 10 luglio scorso l’ex consigliera provinciale leghista Patrizia Borgarello ha presentato per prima un formale ricorso al TAR. Moltissime le irregolarità denunciate per la lista “Chiamparino Presidente” e per le liste provinciali di Torino e di Cuneo del PD e di “Chiamparino per il Piemonte”. In certi moduli le firme sono state palesemente fatte tutte dalla stessa mano. Alcuni sottoscrittori figurano con le loro firme in più moduli, lo stesso giorno ma in comuni diversi. I nominativi, e le rispettive firme, in diversi moduli sono stati presentati in perfetto ordine alfabetico e in alcuni casi con diversi doppioni. Molte firme, palesemente false, riportano il luogo di nascita al posto del cognome. Un consigliere, stando a quanto sottoscritto nei verbali, ha autenticato un sottoscrittore ogni due minuti per un totale di 329 in una sola mezza giornata. Altre stranezze si notano riguardo la residenza dei firmatari e il luogo in cui sono state autenticate le sottoscrizioni, per fare un esempio le firme raccolte a Vaie e a Sant’Antonino, entrambe località della Val di Susa, sono state tutte autenticate a Torino. Una vera e propria ignobile truffa resa ancora più vergognosa dal fatto che a commetterla sono stati gli stessi moralizzatori che avevano accusato Cota appena un anno prima.
Come hanno reagito Chiamparino e i suoi caporioni politici borghesi? Ammissione di colpa e relative dimissioni oppure difesa del proprio operato con relativa contro-denuncia per calunnie? Nulla di tutto ciò! Affidatisi ad un importante avvocato di diritto amministrativo borghese la giunta Chiamparino ha tentato di bloccare sul nascere l'indagine in quanto il ricorso sarebbe stato presentato tardivamente. Ecco come agisce ed operano i politicanti borghesi tanto di destra quanto di “sinistra”. Colti con le mani nel sacco il primo tentativo è quello di trincerarsi nel diritto borghese, che è loro diretta emanazione, e nascondersi agli occhi delle masse per gli imbroglioni che sono. Respinto lo pseudo-ricorso nella prima udienza, il 6 novembre scorso, il TAR ha inoltre acquisito gli atti processuali e vista la gravità di quanto emerso ha rimandato l'avvio del procedimento per il mese di febbraio. Il TAR ha nel contempo imposto l'ingresso di tutti i consiglieri regionali eletti nel procedimento.
Dopo sei mesi, l’indagine coordinata dai Pm Patrizia Caputo e Stefano Demontis si trova ora a un punto di svolta. I magistrati hanno inviato un avviso di garanzia a sette persone, cui è probabile se ne aggiungano altre. L’inchiesta al momento si sta concentrando su chi ha autenticato le firme apparse anomale: due consiglieri regionali, entrambi eletti nel listino bloccato: Nadia Conticelli del PD e Marco Grimaldi di SEL e tre ex consiglieri provinciali, anche loro del PD: Pasquale Valente, Umberto Perna e Davide Fazzone, attualmente responsabile dell’organizzazione del PD regionale. Il TAR ha annunciato il 9 luglio prossimo come data ultima per il pronunciamento definitivo. L'imbroglione Chiamparino non ha saputo fare di meglio che dichiarare stizzito, durante un intervenuto alla direzione regionale del PD piemontese lo scorso 24 febbraio, che non intende farsi mettere sulla graticola dai magistrati: “Se il 9 luglio o intorno a quella data, non ci sarà una sentenza chiara e inequivocabile da parte del TAR, sono pronto a restituire la parola agli elettori”. Insomma esattamente come dichiarava Lupi prima di essere costretto alle dimissioni.
25 marzo 2015