Passano di padre in figlio le poltrone dei consiglieri regionali
Nepotismo alle elezioni regionali campane
Redazione di Napoli
Fin dal problema della incandidabilità dell’ex neopodestà di Salerno, Vincenzo De Luca, alla poltrona di governatore della Campania, in famiglia già era scattata la possibilità di una sua sostituzione con i suoi due discendenti che ricoprono incarichi ufficiali all’interno del Partito democratico. Si tratta del primogenito Piero De Luca, avvocato e ricercatore – già indagato per una inchiesta di corruzione e ora nuovamente inquisito per bancarotta fraudolenta - membro dell’assemblea nazionale del PD, mentre il secondogenito Roberto, commercialista, è responsabile provinciale del settore economico del partito.
Quella del passaggio delle poltrone, soprattutto in Consiglio regionale, di padre in figlio o di familiare in familiare, sembra essere ormai una prassi consolidata in Campania e quella dei De Luca potrebbe essere solo l’ultima saga, in ordine di tempo, di una lunga e significativa lista di “figli di papà” che hanno cercato di seguire le orme paterne e non solo. Si pensi ad un altro rampollo della famiglia Conte, Federico, avvocato penalista e membro della segreteria regionale del PD, potrebbe tentare la scalata alla Regione, avendo ricevuto anche la benedizione del suocero, l’ex senatore Alfonso Andria. Federico è figlio di Carmelo Conte, potentissimo ministro socialista per le Aree urbane nell’era del neoduce Craxi, nel quinquennio 1989-1993.
L’influenza di Conte a Salerno e provincia, tra gli anni Ottanta e Novanta, nella zona di Salerno e provincia, era molto rilevante, essendo stato già consigliere e assessore regionale, nonché vice presidente della Regione. E, una volta nella capitale è stato ininterrottamente componente e capo gruppo del PSI della Commissione permanente Bilancio e Partecipazioni Statali e della Commissione Speciale Mezzogiorno. Nel 1981, è diventato membro della direzione nazionale del PSI e responsabile per i problemi meridionali, mentre nel 1989 l’incoronazione e il riconoscimento delle sue indubbie capacità, con la nomina nel governo, come ministro per le Aree urbane, carica che ha ricoperto fino al 1993, negli ultimi due esecutivi diretti da Giulio Andreotti e nel primo governo targato Giuliano Amato, prima di essere invischiato in tangentopoli.
Se Conte, almeno per ora, non scende in campo per prendere il posto del padre consigliere regionale uscente, diverso è l’approccio a casa Casillo, quando il potentissimo ex DC nell’area vesuviana e demitiano Franco Casillo, si fece da parte per lasciare il posto al figlio Mario, già assessore provinciale. E proprio Mario Casillo si ricandida, dopo essere stato determinante nell’impedire l’annullamento delle primarie in Campania e nel trascinare De Luca al successo: è lui uno degli (ormai ex) uomini ombra di De Luca che ha sbaragliato la concorrenza del bassoliniano Cozzolino nelle ultime primarie regionali PD. Un altro consigliere regionale uscente, Antonio Amato, l’uomo che ha dovuto gestire la patata bollente dell’organizzazione delle primarie e dell’allestimento dei seggi, si fa da parte dopo una lunga carriera tra municipalità, Comune di Napoli e Regione Campania (conclude il secondo mandato consecutivo da presidente della commissione per le bonifiche) in favore della figlia, Enza Amato, già segretario del circolo PD di Fuorigrotta.
Il nepotismo in Campania continua nei nomi di Rosa Casillo, soltanto omonima di Mario, ma è figlia di un ex senatore socialista, Tommaso Casillo; di Bruna Fiola, figlia di Ciro Fiola, consigliere comunale a Napoli; di Anna D’Angelo, figlia di Gennaro D’Angelo da Casandrino, prossime alla candidatura nelle liste regionali. E, ancora, sempre nel salernitano, si deve segnalare la staffetta tra Domenico Pica, deputato DC nella V e nella VI legislatura, e il figlio Donato Pica, attuale consigliere regionale del Partito democratico. Non sono padre e figlio ma zio e nipote Giovanni Cobellis, deputato democristiano nella IX e X legislatura, e Luigi Cobellis, consigliere regionale in carica, in quota UDC. Altre famiglie potenti come quelle Scarlato, Russo, Indelli hanno applicato il nepotismo alla loro storia politica, come la dinastia dei Valiante: Antonio vanta una lunga carriera politica come deputato nella XII legislatura, segretario regionale del PPI dal 1997 al 2000, vicepresidente della giunta regionale della Campania e assessore al Bilancio dal 2005 al 2008. Il figlio Simone, dopo un'esperienza nel piccolo comune di Cuccaro Vetere e poi di consigliere provinciale, ha preferito fare direttamente il salto in avanti, spiccando il salto verso Roma, eletto deputato nel 2013 nella lista del PD, rinunciando per ora a qualsiasi candidatura regionale.
25 marzo 2015