Dopo il processo per abuso d'ufficio
Sequestrati 6 milioni di euro a Fiori, coordinatore dei club Forza Silvio
L'ex commissario per l'emergenza a Pompei è d'accordo di aver “costruito opere stravaganti con i soldi dell'emergenza” e di “gestione fraudolenta e di un sistema di potere clientelare consolidati e diffusi”
L'ex commissario della Protezione Civile Marcello Fiori, attuale coordinatore dei club di "Forza Silvio" e dal 2008 al 2010 direttore straordinario degli scavi di Pompei, è finito di nuovo nelle grinfie della magistratura.
Dopo l'incriminazione per abuso d'ufficio inerente l'allegra gestione dei fondi dell'"emergenza" nell'area archeologica vesuviana il cui processo è in corso di svolgimento presso la procura di Torrre Annunziata, il 3 marzo la magistratura contabile ha contestato a Fiori anche un danno erariale di circa 6 milioni di euro disponendo attraverso la Guardia di Finanza il sequestro cautelativo dei beni.
Insieme a Fiori sono indagati anche gli alti dirigenti del ministero dei Beni Culturali che componevano la Commissione di indirizzo con alla testa il capo di gabinetto Salvatore Nastasi, l'ex Soprintendente Giuseppe Proietti, attuale presidente di Ales, Stefano De Caro, la funzionaria Jeannette Papadopoulos, il professor Raffaele Tamiozzo, il dirigente della Regione Campania Maria Grazia Falciatore, l'architetto Roberto Cecchi, il ricercatore universitario Bruno De Maria e l'architetto Maria Pezzullo, funzionario della Regione Campania.
La nomina di Fiori a commissario fu imposta a partire dal 4 luglio del 2008 fino 30 giugno 2010 dall'allora ministro Sandro Bondi col pretesto di fare fronte allo scandalo dei continui crolli e del grave stato degli scavi.
Nell'arco di questi due anni, grazie alla legislazione ad hoc varata dal governo Berlusconi sotto la spinta dell'allora capo della Protezione Civile Guido Bertolaso per la gestione delle emergenze e i grandi eventi, vennero sperperate negli scavi risorse per 79 milioni di euro utilizzati non per la messa in sicurezza e la salvaguardia dei monumenti dell'antica Pompei, ma per promuovere iniziative ed eventi a dir poco “stravaganti ed esorbitanti rispetto ai compiti assegnati” sottolinea la Corte dei Conti. Un elenco parziale di tali “stravaganze” lo si trova in un’inchiesta sull’“Espresso” di Emiliano Fittipaldi e Claudio Pappaianni dove tra l'altro si rammenta che tra il novembre 2009 e il luglio 2010 Fiori riuscì a spendere 102.963 euro (sufficienti per pagare lo stipendio di un anno a cinque archeologi) per il solo progetto “(C)Ave Canem”. Vale a dire il censimento (non la rimozione: il censimento) di 55 cani randagi (quasi duemila euro a cane censito). Per non dire dei 12.000 euro spesi per la rimozione di 19 pali della luce. E di 1.776 per le “divise degli autisti a disposizione del Commissario”. E di altri 81.275 (9.600 dei quali a un ristorante locale, “Il Principe”, che si vanta d’essere “un ambasciatore dei sapori dell’antica Roma”) spesi per “organizzazione e accoglienza visita presidente Consiglio”, visita poi saltata. Spesucce rispetto ai 3.164.282 euro dati alla Wind per il progetto “Pompei viva”. Così come strabiliante fu la scelta di comprare dalla casa vinicola Mastroberardino mille bottiglie di vino “Villa dei Misteri” al prezzo di 55 euro a bottiglia (il costo di un Sassicaia) per un totale di 55 mila euro. Bottiglie in parte distribuite per ambasciate e consolati ma in larga maggioranza accatastate in una stanza dove sarebbero state trovate dal soprintendente successivo. E che dire dei 10.929 euro buttati per l’“ideazione, sviluppo e rilegatura di n. 50 copie del documento Piano degli interventi e relazione sulle iniziative adottate dal commissario delegato”, cioè un libro stampato per incensare l’opera magna del commissario e costato addirittura 218 euro a copia cioè il doppio di un raffinatissimo libro d’arte?
Dall'attività investigativa sono emersi, sottolinea ancora la Corte dei Conti, “una gestione fraudolenta e un sistema di potere clientelare consolidati e diffusi. Gli episodi di reato sono infatti 'accomunati' da un modus operandi assolutamente irriverente per la sua protervia e significativo di un assoluto senso del disprezzo per le regole”. E tutto questo, “come di consueto”, senza che Fiori “abbia dovuto giustificare questa certa débâcle manageriale in alcuna sede disciplinare”. Tanto che “risulta rivestire tuttora un ruolo apicale entro il rango di funzionario della presidenza del Consiglio dei ministri”.
Ma il più grande scempio l’“Attila di Pompei”, come venne soprannominato Fiori, lo ha fatto quando decise di ristrutturare con ruspe, martelli pneumatici e cemento quello che era il Teatro Grande stravolgendolo per sempre.
Ed è proprio su quest'ultimo punto che si è concentrata l'attività investigativa con particolare riguardo alle forniture extra legate ai lavori realizzati nel 2010 per il restauro e gli allestimenti scenici del Teatro Grande di Pompei, affidati alla Caccavo srl, ora sotto processo alla procura di Torre Annunziata con Fiori per reati che vanno dall'abuso d’ufficio, alla frode, fino alla truffa. Il rinnovamento del teatro infatti è costato circa 8 milioni: sedici volte di più della spesa inizialmente prevista. Anche perché “L'affidamento delle forniture per gli allestimenti teatrali, tra l’altro effettuato senza gara, è avvenuto in violazione delle disposizioni emergenziali che imponevano al Commissario l'attuazione delle misure dirette alla messa in sicurezza dell'area archeologica”, scrive la Guardia di Finanza nel comunicato che accompagna la notizia del sequestro da sei milioni di euro: “tra cui la realizzazione di opere di manutenzione ordinaria e straordinaria occorrenti per impedire il degrado”.
“La Procura della Corte dei Conti ha anche evidenziato l’abnormità dell’intera gestione extra ordinem... Peraltro già contestata con la deliberazione n. 16/2010/P della Sezione centrale di controllo di legittimità sugli atti del Governo e delle Amministrazioni dello Stato della Corte dei Conti - sottolineando la sostanziale illegittimità del ricorso al potere di ordinanza con conseguenti procedure in deroga alle leggi, non ricorrendo i presupposti per la dichiarazione dello stato di emergenza”.
Insomma, un altro autentico “mariuolo”: ecco chi è il coordinatore nazionale dei club “Forza Silvio”, che sono una sorta di truppe scelte fedelissime del neoduce Berlusconi.
25 marzo 2015