Consentendo alla polizia l'intrusione nei nostri pc, tablet e smartphone
Renzi vuole legalizzare l'Hackeraggio di Stato
Per ora la norma fascista è stata solo stralciata dal decreto sul rifinanziamento delle missioni militari e sulle norme antiterrorismo, in attesa di essere inserita nella legge bavaglio sulle intercettazioni
“Noi consideriamo la privacy un diritto fondamentale, ma mi fa ridere chi ha sempre detto di no alla difesa della privacy ed è stato favorevole alle intercettazioni a go-go, gossippare e irrilevanti, oggi che c'è da combattere il terrorismo si svegliano difensori della privacy”. Così il ministro dell'Interno Alfano, dopo che era stato stralciato dal decreto sul rifinanziamento delle missioni militari e sulle misure antiterrorismo in approvazione alla Camera, ha risposto con strafottenza alle critiche piovute sul suo emendamento che avrebbe consentito alla polizia di introdursi abusivamente nei nostri computer, tablet e smartphone. E non solo dei “sospettati” di terrorismo, ma di qualsiasi reato connesso “con sistemi informatici e telematici”. Annunciando comunque che la misura sarà riproposta “nel disegno di legge sulle intercettazioni già approvato dal Consiglio dei ministri” e che sarà presentato presto in parlamento.
Si tratta di un emendamento abnorme, anticostituzionale e liberticida, che non ha precedenti tra i paesi cosiddetti democratici, se non nel famigerato Patriot Act di stampo fascista fatto approvare da Bush all'indomani dell'11 settembre per poter spiare segretamente e indiscriminatamente qualsiasi soggetto considerato anche lontanamente “sospetto”. Non era contenuto nel già mostruoso decreto fascista varato dal governo il 18 febbraio, ed era stato aggiunto dal governo a firma del sottosegretario all'Interno Filippo Bubbico (PD) durante l'esame nelle commissioni Giustizia e Difesa della Camera, dove era stato approvato il 19 marzo alla chetichella e quasi a stragrande maggioranza, se si eccettua una debole protesta del M5S, ed era stato completamente ignorato dalla grande stampa. E sarebbe quindi approdato anche in aula, se non se ne fosse accorto il deputato di Scelta civica Stefano Quintarelli, che ha gettato l'allarme sulla sua pericolosità antidemocratica e liberticida.
L'emendamento del governo, infatti, aggiungeva all'articolo 266-bis comma 1 del Codice di procedura penale che consente le intercettazioni informatiche, la frase “anche attraverso l'impiego di strumenti o di programmi informatici per l'acquisizione da remoto delle comunicazioni e dei dati presenti in un sistema informatico”. In sostanza autorizzava, oltre all'intercettazione già prevista delle comunicazioni, anche lo spionaggio diretto dei sistemi informatici del sospettato, attraverso l'intrusione di appositi programmi (i cosiddetti malware
usati nella pirateria informatica), in grado di spiare email, documenti foto, filmati e tutto quanto memorizzato sul pc, tablet e cellulare del sospettato. E questo senza autorizzazione della magistratura, in base al semplice sospetto che il bersaglio “possa” commettere un reato, e senza specificare che tipo di reato: quindi non solo per terrorismo, ma per ogni genere di reato commesso “mediante l'impiego di tecnologie informatiche o telematiche”.
L'emendamento del governo legalizzava di fatto l'hackeraggio di Stato. “L'Italia – aveva scritto Quintarelli sul suo blog – diventa il primo paese europeo che rende esplicitamente ed in via generalizzata legale e autorizzato la 'remote computer searches' e l'utilizzo di captatori occulti da parte dello Stato”. “Se non interveniamo – aggiungeva il deputato di Sc – da domani per qualsiasi reato commesso a mezzo computer – dalla diffamazione alla violazione del copyright o ai reati di opinione o all'ingiuria – sarà consentito violare da remoto in modo occulto il domicilio informatico dei cittadini”. Ancor più esplicito il giudizio dell'ex generale della Guardia di finanza Umberto Rapetto, che su “Il Fatto Quotidiano” ha paragonato la norma ad una perquisizione illegale compiuta senza le necessarie garanzie legali, proprio come avverrebbe in un regime in cui vige la legge marziale. E ha fatto questo esempio: “Io l'altro giorno ho visto online i video di propaganda dell'Isis. Ho consultato quel materiale perché dovevo fare un'intervista, ma non sono né un loro fan né un istigatore. I comportamenti possono essere dettati da curiosità, diritto di cronaca e mille altre ragioni”.
L'aspetto ancor più incredibile e vergognoso di questa vicenda è che proprio quelli che vogliono arrivare a tutti i costi ad una legge per limitare le intercettazioni legali della magistratura contro i politici e imprenditori corrotti, i mafiosi ecc., sono gli stessi che hanno ideato questa norma mostruosa che permette lo spionaggio indiscriminato da parte della polizia e senza alcun controllo della magistratura.
Alla fine, sia pure con molta riluttanza e ipocrisia, il caso è approdato anche sulle pagine della grande stampa di regime, come i megafoni renziani “La Repubblica, “Il Corriere della Sera” e “La Stampa”, ha svegliato dal sonno il Garante della Privacy, Antonello Soro, e destato l'attenzione anche del Commissario per i diritti umani del Consiglio d'Europa, Nils Muizniek. Per cui Renzi, prima che il bubbone scoppiasse del tutto, si è precipitato a stralciare l'emendamento dal testo del provvedimento. Ma è solo una delle sue tipiche mosse furbastre, primo perché così fa finta di essere estraneo all'emendamento di Alfano, mentre lo conosceva benissimo; e secondo perché per farlo decadere sarebbe bastato che il PD votasse uno dei due emendamenti abrogativi di M5S e SEL, cosa che però avrebbe impedito una sua riproposizione futura. Mentre con lo stralcio l'emendamento può metterlo da parte e riproporlo in un'altra legge, quella appunto già pronta del governo sulla stretta alle intercettazioni disposte dalla magistratura e alla loro pubblicazione, che sta cucinando insieme ad Alfano e Orlando e che vuol far approvare entro il 2015.
In ogni caso lo stralcio non attenua minimamente la gravità di un decreto come quello sul rifinanziamento delle missioni di guerra all'estero e sulle “misure antiterrorismo”, che mentre scriviamo sta per essere approvato in prima lettura alla Camera, e che contiene in abbondanza molte altre mostruosità giuridiche, anticostituzionali e liberticide. Ossia misure punitive preventive e discrezionali contro presunti “terroristi” o “simpatizzanti terroristi” da vero e proprio stato di guerra, e che possono essere usate anche contro chiunque, come ad esempio i No Tav e il nostro stesso Partito, si opponga al governo del Berlusconi democristiano e al regime capitalista e neofascista imperante. Decreto che ci proponiamo di esaminare in dettaglio in un prossimo articolo.
1 aprile 2015