38° Anniversario della fondazione del Partito marxista-leninista italiano
Che il proletariato prenda in mano la situazione
di Giovanni Scuderi*
Nel nostro Paese capitalistico le condizioni di vita e di lavoro del proletariato e delle masse popolari sono pessime. La crisi economica e finanziaria del capitalismo, che dura da sette anni, le ha rese insopportabili. I governi Berlusconi, Monti, Letta e Renzi hanno lavorato solo per salvare le banche e la grande industria. Niente per le lavoratrici e i lavoratori, le pensionate e i pensionati a basso reddito, i disoccupati e le masse femminili e giovanili. I ricchi diventano sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri.
Il 10% delle famiglie più ricche detiene il 46,6% della ricchezza delle famiglie. Dieci milioni di persone vivono in povertà relativa, e sei milioni in povertà assoluta. Un minorenne su quattro vive in povertà relativa.
I disoccupati ufficiali sono oltre tre milioni ma se a essi si aggiungono i disoccupati parziali e gli attivi disponibili si arriva alla cifra di nove milioni. Oltre 1,4 milioni di giovani fra i 15 ai 24 anni sono disoccupati, e 3,7 milioni fra i 15 e i 34 anni né lavorano né studiano.
La disoccupazione e la povertà affliggono soprattutto le masse meridionali. Il divario economico e sociale tra il Sud e il Centro e il Nord d'Italia si allarga sempre più.
I lavoratori precari, per lo più giovani e donne, sono oltre tre milioni. I lavoratori poveri sono 3,4 milioni, i lavoratori in part-time involontario (32% femminile) sono 2,5 milioni. Il 65% dei nuovi contratti è a tempo determinato, di cui il 46% dura meno di un mese.
I salari stagnano e perdono potere d'acquisto. Sono più bassi di diversi paesi dell'Unione europea, mentre le retribuzioni dei manager sono scandalosamente molto alte. Sergio Marchionne nel 2014 ha guadagnato 66 milioni, che corrispondono al salario annuo di duemila lavoratori della Fiat Chrysler Automobiles. Nelle fabbriche i ritmi di lavoro sono frenetici e vige un regime da caserma.
Due milioni e 171 mila persone percepiscono una pensione di 506 euro al mese. Dal primo gennaio 2016 i lavoratori andranno in pensione a 66 anni e 7 mesi, le lavoratrici a 65 anni e 7 mesi, con grave danno per la salute e per l'occupazione giovanile. I giovani, tra l'altro, col sistema contributivo vigente rischiano di non avere più la pensione.
La parità dei sessi è solo sulla carta. Lavora solo il 46,7% della forza-lavoro femminile, il resto delle donne, che è la maggioranza, è relegato in casa ad abbrutire nei lavori domestici e di cura dei familiari. Le pensionate ricevono in media il 30% in meno dei pensionati. Più del 50% delle pensionate riscuote meno di mille euro al mese. Le lavoratrici guadagnano il 41% in meno dei lavoratori. Le donne, inoltre, sono soggette a violenze fisiche, sessuali e morali, anche da parte dei mariti e dei fidanzati, e spesso vengono sfregiate o uccise se si ribellano ai voleri degli uomini.
I gay e le lesbiche non possono sposarsi e adottare e avere figli. I detenuti sono ammassati e trattati in maniera disumana, al punto da essere indotti sempre più frequentemente al suicidio. I migranti vengono rinchiusi in lager, detti Centri di identificazione e di espulsione (CIE), e quelli liberi, specie nel Sud, lavorano come schiavi, in balia dei caporali, con orari che arrivano fino a 14 ore al giorno e con salari da fame.
Il governo Renzi
Renzi in un anno di governo ha fatto più danni della grandine, delle alluvioni e dei terremoti. Ha spostato a destra l'asse della politica governativa su tutti i piani.
Con le controriforme costituzionali, istituzionali ed elettorali, caldeggiate e sostenute dal rinnegato Napolitano quando sedeva al Quirinale, sta completando la seconda repubblica neofascista perseguita dalla P2, da Gelli, Craxi e Berlusconi. Esautorando il parlamento e accentrando il potere sul suo partito e su di sé.
Con il Jobs Act e con tutte le altre controriforme del “mercato del lavoro” ha distrutto il diritto democratico borghese del lavoro, ha dato carta bianca ai padroni per licenziare, ha reso permanente il precariato e ha messo ai margini i sindacati. Ovunque nelle aziende private e pubbliche imperano le relazioni industriali di stampo mussoliniano introdotte da Marchionne alla Fiat.
Con la controriforma del pubblico impiego ha voluto mettere in riga le lavoratrici e i lavoratori statali immettendo nell'amministrazione pubblica i criteri di meritocrazia, gerarchizzazione, produttività, mobilità delle aziende private. Con in più il demansionamento, il blocco dei rinnovi contrattuali, il taglio degli organici e dei diritti e delle libertà sindacali, la sottomissione dei dirigenti al governo, la riduzione delle aziende municipalizzate e la loro privatizzazione, il passaggio ai privati di alcuni servizi pubblici.
Con la responsabilità civile dei magistrati, voluta per vent'anni dalla P2 e da Berlusconi, ha messo la mordacchia ai pubblici ministeri e ai giudici e consegnato in mano agli imputati “eccellenti” (industriali, finanzieri, manager, corrotti e corruttori, evasori, esportatori di capitali all'estero, mafiosi, politicanti, ecc.) una micidiale arma di ricatto e di intimidazioni nei loro confronti. Mentre non ha fatto nemmeno un graffio alle mafie e alla corruzione che dilagano nelle istituzioni, nella finanza, nell'economia e finanche nei governi centrale, regionali e locali.
Con il “patto per la salute” ha inflitto un duro colpo alla sanità pubblica. Con lo “sblocca-Italia” ha dato via libera alle “grandi opere”, all'“Alta velocità”, alle autostrade che cementificano e devastano il Paese, alla svendita del demanio pubblico, agli inceneritori e alle trivellazioni, a scapito della salute del popolo e con gravi danni all'ambiente.
Con la “Buona scuola”, basata sull'aziendalismo, la gerarchizzazione, la meritocrazia, lo strapotere dei presidi, ha di fatto consegnata l'istruzione pubblica ai capitalisti.
In politica estera sta seguendo le orme di Mussolini, in particolare per quanto riguarda la Libia, che vuol farne una nuova colonia dell'Italia. Le sue ambizioni internazionali, che lo vedono tra l'altro in prima linea nella lotta contro il terrorismo, ossia lo Stato islamico, rischiano di coinvolgere il popolo italiano in una guerra che serve solo agli interessi del “nostro” imperialismo.
Per tutto ciò Renzi, una reincarnazione moderna e tecnologica di Mussolini e Berlusconi, va spazzato via, prima che metta le radici e consolidi il suo potere borghese, neofascista e dittatoriale.
Il proletariato
Questa intollerabile situazione di miseria, disoccupazione, precariato, sfruttamento, oppressione e subalternità delle masse alla classe dominante borghese, di divisione in classi, di disuguaglianze sociali, di sesso e territoriali, di ingiustizie sociali, di mafie e corruzione, di razzismo, di nuovo fascismo e di interventismo imperialistico, va radicalmente cambiata sradicando le cause che l'hanno generata e la perpetuano che risiedono nel capitalismo e nei suoi governi comunque denominati. Il che richiede anzitutto l'abbattimento del sistema economico capitalistico e del potere della classe dominante borghese, che può avvenire solo per via rivoluzionaria, cioè con l'insurrezione armata delle masse.
Ma chi può realizzare questo cambiamento totale? Come dimostra la storia, nessun altro che il proletariato, la classe delle operaie e degli operai, che è l'antagonista naturale della classe borghese di cui subisce direttamente lo sfruttamento e l'oppressione, l'unica classe capace di unire attorno a sé, e di dirigerli, tutti i lavoratori, i contadini poveri, le masse popolari, femminili e giovanili, le classi e gli strati sociali nemici della grande borghesia.
Solo che il proletariato italiano, deideologizzato e decomunistizzato dall'opera ultracentenaria dei revisionisti e dei riformisti, ha perso nel tempo la sua coscienza di classe rivoluzionaria, di classe per sé, il cui compito è quello di emanciparsi dal capitalismo e di conquistare il potere politico, che peraltro gli spetta di diritto in quanto produce l'intera ricchezza del Paese. Un diritto che esso deve rivendicare con forza e imporlo con la rivoluzione socialista armata, quando avrà accumulato le forze necessarie, a milioni, per estromettere dal potere la borghesia e instaurare il socialismo.
Ciò corrisponde all'ABC del marxismo-leninismo-pensiero di Mao, che è la cultura del proletariato nata in lotta e in contrapposizione col liberalismo che è la cultura della borghesia, ancora adesso dominante nel nostro Paese. Il proletariato deve quindi necessariamente e doverosamente riappropriarsi della sua storica cultura per sottrarsi all'influenza della cultura borghese, che gli viene propinata dai falsi capi operai con artifici, inganni e nuove forme, per comprendere appieno quali sono i suoi compiti immediati e a lungo termine, per lottare come classe generale e per dare un carattere rivoluzionario alla lotta di classe. Ne ha bisogno anche per evitare di cadere nelle trappole degli agenti della borghesia, i riformisti di sinistra, i falsi comunisti e i trotzkisti, che gli impediscono di uscire dal pantano del capitalismo.
Vedi le varie proposte organizzative oggi in campo, di cui la più insidiosa è la coalizione sociale riformista di Maurizio Landini, che il proletariato deve studiare attentamente sulla base dei suoi interessi, della sua cultura e dei suoi compiti e obiettivi di classe. Analizzandole da questo suo punto di vista di classe, non tarderà a capire che tutte queste nuove proposte non mettono in discussione il capitalismo e il potere della borghesia e delle sue istituzioni, e che considerano invalicabili i confini della Costituzione democratica borghese, capitalista e anticomunista del '48, anche se ormai è stata fatta a brandelli. Soprattutto si renderà conto che nessuna di esse mette al centro il proletariato e la sua egemonia, ossia la sua direzione in tutti i campi.
Che senso avrebbe allora per il proletariato aderire a una qualsiasi di tali proposte? Non gli rimane che valutare la proposta del PMLI. “Mezzo secolo di battaglie e di lotte del Partito parlano da sole e sono il miglior metro di misura per giudicare il PMLI”, come ha scritto un lavoratore, che ha una certa esperienza politica e sindacale, nella domanda di ammissione al PMLI di cui pubblichiamo degli estratti su questo numero de “Il Bolscevico”.
Qualora le operaie e gli operai coscienti, che già conoscono o conosceranno il PMLI, ritenessero, dopo averlo attentamente esaminato, che il PMLI meriti la loro adesione non perdano tempo a dargli tutta la loro forza politica, intellettuale, organizzativa, materiale e di azione. Il 9 Aprile celebreremo assieme il 38° Anniversario della fondazione del PMLI, ricordando anche i dieci anni precedenti che l'hanno preparata.
Onore e gloria ai fondatori del PMLI ancora fedeli alla causa! Onore e gloria alle compagne e ai compagni che via via si sono uniti a essi e a quelli prossimi e futuri che seguiranno il loro esempio!
Mettiamocela tutta, ciascuno al proprio posto di combattimento in base ai compiti che ci ha assegnato il Partito e concentrati sulle priorità, per dare al PMLI un corpo da Gigante Rosso affinché trionfi il socialismo e il proletariato conquisti il potere politico.
Uniti, coi Maestri e il PMLI vinceremo!
* Segretario generale del PMLI
1 aprile 2015