Accordo a Losanna con la mediazione dell'UE imperialista
L'Iran costretto a limitare il suo programma nucleare
In cambio verranno gradualmente cancellate le sanzioni internazionali. Israele boccia l'accordo, non rinuncia all'opzione militare
Teheran più vicina all'imperialismo americano, insieme al quale combatte lo Stato islamico

 
I mediatori del gruppo del 5 +1 (Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia, Russia, Cina e Germania) e i rappresentati di Teheran hanno definito a Losanna il 2 aprile un accordo quadro sulla limitazione e il controllo del programma nucleare iraniano che secondo il presidente americano Barack Obama sarebbe una “storica intesa” capace di prevenire la bomba atomica e di rendere il “mondo più sicuro”. L'intesa sarà completata con la definizione delle misure applicative in una sessione negoziale che dovrà concludere i suoi lavori entro il prossimo giugno. Alla delegazione imperialista, nella fase finale dei negoziati, si era unita anche una rappresentanza ufficiale dell'Unione europea (Ue).
Per giungere all'accordo l'Iran è stato costretto a limitare il suo programma nucleare; in cambio ne ricava la fine seppur non immediata delle sanzioni economiche e un riconoscimento politico da parte dei paesi imperialisti che lo rimette in gioco quale riconosciuto protagonista della contesa nell'area mediorientale, dopo che il governo di Teheran già aveva compiuto passi di avvicinamento all'imperialismo americano a partire dalla battaglia comune contro lo Stato islamico in Iraq. Questo interessava al momento a Obama che incassa e dovrà preoccuparsi solo di tenere a bada l'alleato sionista imperialista, che non ha accettato l'intesa sul nucleare iraniano, e lo schieramento dei paesi arabi reazionari cui ha dedicato maggiori risorse e appoggi nell'attacco alle milizie sciite nello Yemen e nella costituzione di una alleanza militare dei paesi arabi sunniti.
Il documento di Losanna presentato congiuntamente dall'alto rappresentante della politica estera europea, l'italiana Federica Mogherini, e dal ministro degli Esteri iraniano Javad Zarif, riporta l'accordo raggiunto in merito alla diminuzione del numero di centrifughe per arricchire l'uranio, dello smantellamento di parte delle riserve di uranio iraniane, di chiusura e riconversione di alcune centrali sotto il monitoraggio dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea) per i prossimi dieci anni e oltre. In seguito alla definizione delle misure in grado di renderlo operativo e verificato è previsto l'intervento del Consiglio di sicurezza dell'Onu per rivedere le sanzioni all'Iran emesse nelle precedenti risoluzioni.
Quando le sanzioni saranno rimosse è ancora oggetto di discussione. Dalla presentazione del documento da parte di Mogherini e Zarif si ricaverebbe che le sanzioni economiche e finanziarie emesse dell'Ue e dagli Stati Uniti contro Teheran saranno rimosse gradualmente e contestualmente al rispetto degli impegni. Resta da definire a partire da quando. L'Iran, appoggiata dal capo dei negoziatori russi Sergei Riabkov, chiedeva che venissero subito eliminate quelle finanziarie e le altre tolte progressivamente all'applicazione del piano; secondo il ministro degli Esteri francese Laurent Fabius, che nella parte finale del negoziato, quando Obama aveva deciso di stringere verso l'accordo politico, interpretava l'ala dura dei negoziatori, quella più sensibile alle pressioni dei sionisti di Tel Aviv per far fallire il negoziato, “le sanzioni saranno rimosse con il rispetto degli accordi e in caso di violazioni si ritornerà alla situazione precedente”. Il segretario di Stato americano John Kerry indicava che all'Iran occorrerebbero da quattro mesi a un anno per andare incontro alle richieste di verifica e per poter quindi avere il via libera all'alleggerimento delle sanzioni.
I punti principali dell'accordo prevedono che l'attività di ricerca e sviluppo nucleare dell'Iran sarà monitorata per 10 anni. Per un periodo più lungo, 15 anni, Teheran non potrà costruire altre centrali per l'arricchimento dell'uranio e accetterà procedure di verifica da parte dell'Aiea. Le ispezioni sulle procedure di acquisto dell'uranio dureranno per 25 anni. L'intesa prevede che il numero delle centrifughe per l'arricchimento dell'uranio sarà ridotto di due terzi dalle attuali 19 mila, di cui solo la metà operative, scenda entro 10 anni a 6 mila; si tratta delle macchine che depurano l’uranio a un basso grado di arricchimento per scopi pacifici o a un alto grado di purezza per scopi militari, per costruire armi nucleari. Secondo i dati forniti dai negoziatori, Teheran possiede attualmente grosse riserve di uranio a basso grado di arricchimento, circa 10 mila chilogrammi, gran parte dei quali saranno trattati per impedire che possano essere rapidamente riciclati per scopi militari o saranno trasferiti in un altro paese, forse la Russia. Le scorte residue per applicazioni civili nei prossimi 15 anni dovranno essere pari a 300 chilogrammi. Queste le cifre “ufficiali” del potenziale nucleare iraniano come appaiono dai documenti resi noti durante i negoziati di Losanna, che confermano la posizione tenuta finora da Teheran sulla legittimità della sua ricerca e sviluppo del nucleare civile in base ai termini dell'accordo sul tratato di non proliferazione nucleare cui l'Iran aderisce, al contrario dei suo primcipale accusatore, il regime sionista, che non aderisce al trattato e possiede armi nucleari. Cifre finora contestate anche dall'imperialismo americano ma infine accettate da Obama per chiudere l'intesa e avvicinare a sé l'attuale governo iraniano.
L'Iran si è impegnata inoltre a chiudere tutte le strutture per l'arricchimento dell'uranio salvo la centrale di Natanz; quella di Fordow, una centrale di ricerca e sviluppo seppellita dentro una montagna, sarà convertita in un centro di ricerca nucleare, fisico, tecnologico mentre il reattore ad acqua pesante di Arak sarà modificato e il plutonio qui prodotto trasferito all’estero.
L'accordo benedetto da Obama e dal presidente iraniano Hassan Rohani è stato definito dall'Alto Rappresentante per la politica estera Ue, Federica Mogherini, “un passo storico verso un mondo migliore, l'accordo garantisce che l'Iran non potrà sviluppare l'arma nucleare e garantirà la natura esclusivamente pacifica” del programma nucleare iraniano.
Di parere opposto il regime sionista col premier premier Benjamin Netanyahu che definiva l'accordo di Losanna un “errore storico che renderà il mondo molto più pericoloso” e una “minaccia alla sopravvivenza di Israele”. Netanyahu convocava il Consiglio di difesa del governo di Tel Aviv per respingerlo ufficialmente. Mentre il ministro dei Servizi segreti Yuval Steinitz minacciosamente affermava che “Israele deve contrastare ogni minaccia facendo ricorso alla diplomazia e all'intelligence ma se non abbiamo altra scelta...l'opzione militare è sul tavolo”. Per illustrare la “minaccia” iraniana il premier Netanyahu mostrava una mappa del Medio Oriente con riportete “le aggressioni dell'Iran durante i negoziati nucleari” che indicava come Teheran si stesse muovendo dallo Yemen alla Siria, al Libano, all'Iraq; una indicazione non necessaria dato che in quei paesi l'imperialismo americano e i paesi arabi reazionari stanno intervenendo per troncare il cosidetto asse sciita con altri strumenti, dall'intervento diretto nello Yemen al sostegno a formazioni sunnite in Siria e Libano.

9 aprile 2015